In punta di stiletto, la sottile arte dell’equilibrismo femminile
Gennaio 8, 2008 in Moda da Redazione
Nemmeno la prepotente ricomparsa delle ballerine e il ritorno delle sempreverdi All Star sono riusciti a metterli in secondo piano, loro sono sempre lì. Additati dagli ortopedici, di ogni forma e foggia, inseparabili alleati delle fashion addict, i tacchi resistono a qualsiasi attacco e continuano a darci quella camminata ondeggiante, quasi incerta che tanto ci piace e piace, quella camminata che ci rende un po’ femme fatale…senza contare l’aiuto non indifferente a chi è classificata tra le “veneri tascabili” (Kylie Minogue non si fa mai vedere senza).
Ricordo ancora il mio primo paio di tacchi: un modello che ora non metterei nemmeno sotto tortura, stile mocassino e con il tacco quadrato che certo non aiutava a conferire grazia alla figura ma almeno comodo per i primi esperimenti. A dirlo adesso…orrende, ma quei cm in più mi avrebbero consentito di avvicinarmi alla soglia del “metroesessanta”, un traguardo non indifferente per chi arriva a malapena a quota 150. La prima cena di classe dell’era liceale era alle porte ed essere carine era un must: soprattutto se ti sarebbe passato a prendere quel compagno per cui avevi una cotta incredibile ma che ti considerava “troppo bassa per i suoi gusti” (ho sempre avuto una predilizione per gli spilungoni…sarà spirito di compensazione). L’unico problema era che non avevo mai indossato tacchi prima di allora perciò mi cimentai in duri allenamenti indoor sfruttando l‘ingresso di casa come palestra. Dopo lunghe sessioni di camminata avevo finalmente imparato a non essere impacciata, a non piegare le ginocchia, a non sembrare terrorizzata dall’idea di cadere rovinosamente. Così lo stiletto si è introdotto nella mia vita e non ne è più uscito, potrei anche correrci giuro! Ok per comodità per la vita di tutti i giorni mi accontento del tacco medio o delle ballerine (comincio ad averne una discreta collezione), ma per le serate speciali non possono mancare. Amici insostituibili: quando indosso le mie decolleté dal tacco assassino mi trasformo. Mi sento più bella, più sicura, indubbiamente più femminile, pronta a conquistare il mondo, a guardarlo negli occhi e sfidarlo. Certo qualche inconveniente c’è (vesciche, doloretti dovuti alla postura non proprio naturale) ma non vi rinuncerei per nulla al mondo.
E fortunatamente anche quest’anno gli stilisti continuano a proclamare lunga vita ai tacchi vertiginosi e ad esaudire il desiderio di seduzione che ispirano a tante donne. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Le anticipazioni per la Primavera-Estate 2008 mostrano altezze raramente inferiori ai 10 cm. Croce e delizia di ognuna di noi, i tacchi mostrati sulle passerelle si ridisegnano e si reinventano in un continuo gioco di metamorfosi.
Non passano certo inosservati i tacchi design di Miu Miu: la collezione estiva propone stiletti che sembrano i manici di meravigliose tazzine da caffè ottocentesche dal gusto favoleggiante e retrò. Fanno l’occhiolino al mondo dello sfarzo e del lusso i tacchi gioiello di Stuart Weitzman, Les Tropeziennes e Dior: altissimi e incastonati di swarovski dai mille riflessi, placcati d’oro e con perle, la fantasia non ha limite.
Che dire delle sempiterne zeppe che si impongono ancora una volta per i mesi vacanzieri: sono già state avvistate alle sfilate di Ferrè, Dsquared2, Hermes. Fantastiche: puoi permetterti altezze da capogiro senza il massacro di un dislivello punta-tacco pari a quello che passa tra il campo base e la cima dell’Everest, certo il rischio storta è sempre in agguato ma lo si corre volentieri. Attenzione però, ormai parlare di semplice plateaux non ha più senso. Quelle che fanno capolino dagli abiti delle sfilate sono vere e proprie sculture. Il re della scarpa italiana Giuseppe Zanotti si è dimostrato innovatore ancora una volta: è sua l’idea di una zeppa cava, smodatamente alta e dalla dubbia possibilità di impiego da parte di comuni mortali (scommetto che metterebbe a dura prova anche le incredibili doti da funambolista di qualsiasi professionista di defilè).
E che dire ancora delle architetture di Gianbattista Valli o delle ardite creazioni di Alessandro Dell’Acqua? I platform japan style che propone per questa primavera potrebbero creare seri problemi anche ad un’esperta maiko, senza contare l’effetto poco leggiadro che infliggono a chi li calza. Va detto: a volte l’estro degli stilisti mal si sposa con la portabilità della calzatura. Pensiamo ai plateaux di Dior e Gucci che hanno imperversato su tutte le riviste di moda di quest’inverno: alzi la mano chi oserebbe uscire di casa con quelle specie di ferri da stiro ai piedi, un colpo di grazia anche al più trendy degli outfit.
Una cosa è certa: nella vita ci vuole equilibrio…ma mai quanto ce ne vuole per aggirarsi su stiletti che ti danno l’idea di camminare sollevati a metri da terra mostrando la nonchalance della più veterana delle top model. Ma siamo donne e le sfide sono il nostro mestiere!
di Ginger