Jesus Christ Superstar
Agosto 12, 2007 in Cinema da Redazione
USA 1973, Di Norman Jevison
Con Ted Neeley,Carl Anderson,Yvonne Ellman,Barry Denner,John Motel
Un musical,un film culto per molti ma soprattutto una visione più umana di Gesù della sua morte e della sua opera. Che qui si fa molto più opaca, più labile. Molte domande vengono poste, nessuna risposta viene data e tutti noi spettatori abbiamo come portavoce il povera Giuda, così tanto bistrattato da ogni credente. Insieme a lui non possiamo non notare quanto la folla non faccia altro che ripetere vuoti slogan e vedere la realtà delle cose.
Giuda non crede che proclamarsi “Figlio di Dio” possa giovare al loro movimento. Giuda sa che la folla è volubile e che basta un piccolo errore per ritrovarsi in croce e avvisa Gesù: ”Quando capiranno che stai mentendo ti faranno male,molto male”… Ma il profeta imperterrito continua nel suo operato, nella sua missione. Ci fa inorridire con certe sue frasi: ”I poveri resteranno sempre poveri, tu spendi i tuoi soldi per farmi star bene, ora che mi hai ancora”… Giuda non capisce, nè Gesù compie nessuno sforzo per rassicurarlo. Anzi, sembra accanirsi e lo aggredisce più volte.
E’ l’unico film sull’argomento in cui è Giuda il vero martire, l’unico essere pensante in mezzo a una manica di ballerini esaltati, ciechi e vuoti. Gesù qui sembra più preoccupato ad accettare la sua sorte piuttosto che portare la parola al popolo. Un figlio di Dio anche innamorato di Maddalena, ma il cui sguardo tradisce paura e rassegnazione forzata. E’ a conoscenza del fatto che lo tradiranno, che lo rinnegheranno, che dovrà morire e in ogni suo gesto tradisce il terrore. In fondo è un uomo come tutti gli altri, un uomo che (come canta il suo più acerrimo “traditore”) avrebbe dovuto fare il falegname come suo padre e non chiamarsi Dio. Probabilmente Gesù stesso lo pensa. Parla e parla ma i suoi “seguaci” continuano a mercanteggiare al tempio, troppi lebbrosi, ciechi e storpi chiedono il suo aiuto. Mentre Caifa e i suoi compagni cercano una scusa per ucciderlo, canta solitario la sua tristezza e la sua rabbia. A chi? A suo Padre, a quel Dio che sembra averlo dimenticato.
E’ un Gesù talmente umano che assistiamo al canto d’amore di Maddalena, innamorata e incapace di capire i suoi sentimenti e di interpretare il vero significato di quest’uomo entrato così prepotentemente nella sua vita. Quando Giuda decide infine di tradirlo non siamo certo stupiti. Capiamo che lo fa per fermarlo, siamo convinti che anche Gesù vorrebbe così. Non è forse stanco della sua situazione?
Non lo fa certo per i trenta denari (che tra l’altro accetta per fare beneficenza,come Caifa stesso dice per convincerlo… E poi ricordiamo che l’apostolo era un esattore delle tasse, non proprio un poveraccio corruttibile con poco) ma perché è il più grande seguace di quell’uomo che sembra aver perso la strada. Sembra un controsenso, tradire per salvare, ma quanti di noi non avrebbero fatto lo stesso in quello stato confusionale?
All’ultima cena, vino e pane hanno il gusto della morte, mentre Gesù è in preda a una crisi di rabbia. Non si limita ad affermare che Pietro lo rinnegherà tre volte e che Giuda lo tradirà, bensì si arrabbia, grida, lancia parole che sembrano massi, crede che nessuno lo ricorderà, che la sua vita sarà un sacrificio inutile. E mentre Giuda e Gesù litigano, tra urla e carezze, ci ricordiamo che ogni leader deve morire, che la leggenda diventa più grande dell’uomo, che ogni parola viene travisata. Alla vigilia della morte Gesù, solo, canta:
“In questa notte nessuno vuole star sveglio e aspettare con me? Voglio solo dire, se un modo c’è, allontana da me questo calice perché io non ne voglio assaggiare il veleno, sentirne il bruciore. Io sono cambiato… Nono sono più sicuro come lo ero all’inizio. Allora ero ispirato, adesso sono triste e stanco. Ascolta… non c’è dubbio che ho superato ogni aspettativa. Ho tentato per tre anni, tre anni che sembrano trenta. Potresti chiedere altrettanto da qualsiasi uomo?Ma se io muoio, se arrivo alla fine del ciclo e faccio ciò che tu mi chiedi, se lascio che mi colpiscano, che mi inchiodino al loro albero, vorrei sapere oh mio Dio, vorrei capire oh mio Dio… Perché devo morire? Sarei notato più di quanto lo sono mai stato prima? Le cose che ho detto e fatto avrebbero maggior peso? Se muoio, quale sarà la mia ricompensa? Perché dovrei morire? Puoi mostrarmi ora che non verrei ucciso invano?Mostrami almeno un po’ della tua mente onnipresente. Mostrami che c’è un motivo per cui tu vuoi che io muoia. Sei molto preciso circa il dove e il come, ma non circa il perché. E va bene… Io… morrò… oh… guardami morire…”.
Compaiono immagini di dolore, di urla, di sofferenza straziante… “Perché ho tanta paura di finire ciò che ho cominciato? Ciò che hai cominciato Tu, non io… Dio, la tua volontà è dura ma sei tu che comandi il gioco, berrò il tuo amaro calice, inchiodami alla tua croce e spezzami, battimi, fammi sanguinare, uccidimi adesso prima che io cambi idea”…
Anche Gesù quindi non capiva e non accettava. Dio non la ha rassicurato nemmeno per un attimo. Ecco l’inevitabile bacio e la profezia che si avvera. Tutti gli voltano le spalle e lo portano cantando da Caifa, bramosi di sangue. Dopo Caifa è la volta di Pilato, l’unico che gli offre la possibilità di salvarsi. Osserva la sua tristezza, cerca di tendergli la mano. Ma Jesus parla in modo sibillino e viene mandato da Erode. Questi, gay in mezzo a un popolo di travestiti, lo deride, gli ordina di tramutare l’acqua in vino… Joeva rimane impassibile, in fondo il destino è scritto e non deve più dimostrare niente a nessuno. Così anche Erode lo allontana e, rimbalzando come una pallina, viene trascinato ancora da Pilato.
Nello stesso tempo Giuda capisce di averlo condannato, di aver sbagliato. Ma è solo una piccola pedina di un grande gioco. Qualcuno doveva essere il traditore e purtroppo è toccato a lui. Piange, chiede aiuto a se stesso… è il più tormentato dei fedeli, proprio perché ha una coscienza presente. La cosa più tragica è che si rende conto di non essere in grado di amarlo. Comprende che il suo delitto è il delitto di Dio che ha voluto servirsi della sua natura umana per far sì che la profezia si avverasse… Si reca la morte per il rimorso ed il dolore. Grida : “Tu mi hai assassinato!!” …. Forse è lui il vero martire in tutto questo….
Gesù è da Pilato. Nessuno ha il coraggio di uccidere quest’uomo. Caifa vuole distruggerlo, ma non ha leggi adatte e chiede aiuto ai romani per farlo. Pilato cerca di spingere il Re dei giudei a difendersi, che però continua a parlare in modo equivocabile, non da risposte… “Parlami Gesù Cristo…” Pensa sia matto, che sia una vittima della stoltezza degli uomini. Come può ucciderlo? Ma la folla urla. Vuole la sua morte, si accanisce. Pilato cerca di spiegare: “NON HA FATTO NULLA!” Urla. Lo fa frustare per far desistere la folla o forse per spingerlo a chiedere pietà. 39 frustate, contate dal console romano stesso, con voce rabbiosa e sofferente. In fondo sa che è una cosa ingiusta. Lo implora di parlare, potrebbe salvarlo se solo lo chiedesse. Ma il figlio di Dio si ostina a non parlare. Il suo destino è scritto. Non rimane che fare ciò che è inevitabile. Si lava le mani dal suo sangue e dalla sua distruzione. Lo lascia ai Giudei che lo fanno crocifiggere. Tutto questo, ricordiamolo, viene descritto con musiche meravigliose, urlate e sofferte.
Inne, Giuda canta un monito che tutti abbiamo dentro. Domande senza risposta. Dubbi che ci portiamo dietro da millenni.
“Perché scegliesti quel periodo e quella strana terra? ggi avresti potuto raggiungere un’intera nazione, Israele nel quarto secolo A.C. non aveva mass media… Non mi fraintendere, voglio soltanto saper
e chi sei e che cosa hai sacrificato? Gesù Cristo… Superstar, sei convinto di essere quello che dicono che sei? immi che cosa pensi dei tuoi amici altolocati, chi credi oltre a te che fosse un essere superiore? Budda, secondo te, sapeva il fatto suo? Maometto muoveva le montagne o era tutta pubblicità?Hai voluto morire in quel modo oppure è stato un errore? O sapevi che quella morte sarebbe stata insuperabile?”…
Il film si chiude con Gesù innalzato sulla croce e le risa del popolo, che ha avuto finalmente il sangue tanto morbosamente richiesto.
Le ultime parole riecheggiano. Lapidarie. Deluse. Disperate.
“Dio, perdona loro. Non sanno quel che fanno”. Ma soprattutto: “Padre perché mi hai dimenticato”…
di Alice Suella