Jezabel
Ottobre 3, 2007 in Libri da Tiziana Fissore
Titolo: | Jezabel |
Autore: | Irène Némirovsky |
Casa editrice: | Adelphi |
Prezzo: | € 16,50 |
Pagine: | 194 |
Voglio affidare a queste poche righe il mio compiacimento per la riscoperta, dopo circa mezzo secolo, di questa scrittrice ebrea russa morta ad Auschwitz, nel 1942. Era nata nel 1903 da un ricco ebreo russo di origine francese e da una donna, perché non si può chiamare madre una persona incapace di amare e che alla morte della figlia non vorrà dedicarsi neppure alle due nipoti lasciatele da Irène e che cresciute grazie ad una governante, dedicheranno fortunatamente la vita alla riscoperta della loro mamma.
Ma sarà appunto questo conflitto tra Irène, donna di grande sensibilità e la madre, donna la cui vita è stata totalmente concentrata sull’amore per se stessa e sulle cose superflue della vita: viaggi, soldi, gioielli, divertimenti, a dare origine alla figura centrale del romanzo che è Gladys Eysenach, una donna che ama se stessa all’inverosimile e non accetta il passare del tempo. Inutile dirlo ma altro non è che la trasposizione della figura materna ed il fatto di farne un’assassina nell’invenzione letteraria è la sua rivincita di figlia. Non ho voluto svelare il finale della storia rivelando che Gladys è un’assassina, in quanto il romanzo si apre con la scena del processo fatto a Gladys, una donna di grande bellezza, nonostante il pallore, già avanti con gli anni ma portati divinamente bene e che ha ucciso un uomo: Bernard Martin di cui non rivelerò l’identità perché qui sta la sorpresa.
Ma la bellezza del romanzo è nella costruzione della storia che si apre con un capitolo senza numero come un’ouverture di un melodramma che inizierà a pagina 47 con il primo capitolo, perché proprio di un melodramma si tratta in quanto il soprannome dato a Gladys, che è il titolo del libro: Jezabel è pure il personaggio tragico di Racine (che appare in sogno alla figlia Athalie), ancora bellissima ma che porta già un pallore di morte.
Gladys-Jezabel dunque ancora stupenda che gioca il ruolo da regina sulla scacchiera della vita dove tutti gli altri sono solo pedine, Gladys che nasconde bene gli anni è una donna che in realtà è già morta dentro, è un corpo apparentemente intatto ma già decomposto e che non riesce a mettere in atto ciò che le viene detto da una persona amica: “,,,occorre saper abbandonare il piacere prime che sia lui ad abbandonarci…” e che le farà dire più tardi ”Come ho potuto vivere sapendo che un giorno sarei invecchiata?…Eppure è strano, ma non ho paura della morte” e ricordando il marito defunto “Neanche lui aveva paura della morte ma non avrebbe sopportato la decadenza….”.
Il potere della bellezza, del piacere, la voluttà unito all’incapacità di amare la porterà alla sua rovina.
Tutto questo tormento è descritto con penna finissima dalla grande scrittrice che da un dramma familiare ne ha fatto una storia con una verità nascosta che la protagonista terrà per sé fino alla fine e che verrà rivelata al lettore nelle ultime pagine.
Molto bella anzi bellissima quest’opera, forse uno dei più bei libri che io abbia mai letto e che si legge in un attimo talmente riesce a legare ed avvincere il lettore.
In questo romanzo c’è di tutto: un personaggio femminile apparentemente forte ma in realtà fragile, un rapporto conflittuale tra madre e figlia, il mito della bellezza ed un omicidio con finale a sorpresa ed è una fortuna che Jezabel uscito per la prima volta nel 1936 sia stato riscoperto perché è un pilastro della letteratura in generale e si è rischiato di non riaverlo mai più; pare infatti che la madre della Némirovsky, Fanny, femme fatale, morta più che centenaria nel 1989, abbia custodito il manoscritto originale chiuso in una cassaforte. Forse si era riconosciuta nel personaggio…e pensare che la figlia, con questo scritto, ha cercato di capire sua madre e quasi a scusarla per aver portato un travestimento che colmava un vuoto immenso.
Quel giorno del 1942 moriva ad Auschwitz una grande donna, una grande figlia ed una grande scrittrice.
di Tiziana Fissore