Julian Barnes: “Amore, ecc.”
Febbraio 12, 2001 in Libri da Stefano Mola
[Einaudi Tascabili, lire 17.000]
Due amici, caratteri completamente opposti: Stu, insicuro, poco brillante, bloccato nei rapporti con le donne, metodicamente monolitico ed efficiente nel cerchio ben delimitato e protetto del suo lavoro in banca; Oliver, istrionico, egocentrico, snob, amante dell’arte, parlatore ricercato e amante dei giochi di parole, gran seduttore, assolutamente incapace anche solo di mantenere un posto di insegnante d’inglese in scuole private. E poi Gillian, bella, lievemente misteriosa e indolente, restauratrice di dipinti, non troppo misteriosa, non troppo ammaliatrice: normalmente affascinante. Oliver e Stu sono stati compagni di scuola alle superiori. Oliver e Stu escono spesso insieme. Stu incontra Gillian in un’occasione in cui Oliver non c’è. Stu sposa Gillian. Oliver si innamora di Gillian.
Se veramente fosse tutto qui, non ci sarebbe nulla di originale in questa situazione già vista, in questi due uomini schematicamente incernierati a ruotare ellitticamente attorno a una donna. Si potrebbero citare molti precedente, a cominciare da “Jules e Jim”, del resto nominato da Julian Barnes all’interno di questo stesso romanzo (varrebbe la pena di analizzare i due testi in parallelo).
Ma se è vero che fin qui nulla di nuovo, molto originale e intrigante è il modo in cui Barnes svolge il tema. Il romanzo è costruito sull’alternanza di brevi capitoli narrati in prima persona in cui ognuno dei tre personaggi racconta la vicenda dal suo punto di vista. A catturare è il continuo gioco dei rimandi, l’alternarsi dei punti di vista che di volta in volta evidenziano o nascondono dettagli, emozioni, comportamenti personali sbandierati subito smentiti dal paragrafo successivo. È come trovarsi di fronte a un palcoscenico buio, illuminato di tanto in tanto da fasci di luce provenienti da direzioni diverse: gli oggetti che ingombrano la scena vengono ora rivelati ora nascosti, le ombre smussate o ingigantite, nuovi dettagli ora compaiono ora vengono sminuiti dalla successiva direzione dei fasci di luce. L’insieme può essere ricomposto solo grazie a una sintesi per frammenti, con il dubbio permanente che possa comunque esserci una più esterna e illuminante prospettiva. Nell’alternarsi dei punti di vista vengono così toccati i temi dell’innamoramento, del dubbio sull’innamoramento, delle possibilità sconvolgenti di riconoscere di essere innamorati di qualcuno e di scoprire di potersi innamorare di qualcun altro, della routine, delle aspettative tradite a posteriori.
di Stefano Mola