KYLE EASTWOOD BAND, Songs From The Chateau
Febbraio 11, 2012 in Net Journal, Spettacoli da Gabriella Grea
Sabato 11 Febbraio 2012 al Conservatorio Verdi di Torino.
A quarantatre anni, Kyle Eastwood conduce una intensa vita artistica: dirige la propria band, della quale è contrabbassista e principale compositore, con l’orecchio attento alla melodia, alle dinamiche e allo swing, così come alle sfumature del jazz contemporaneo.
Ha composto i commenti sonori per film del padre Clint Eastwood come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino e Invictus. “Scrivere colonne sonore è una sfida impegnativa. Bisogna essere molto elastici e disponibili al dialogo col regista. Suonare per sé rende più liberi, ma la musica da film offre grandi emozioni”.
Il cognome che porta non gli pesa più di tanto, anche se è lo stesso del regista con cui lavora quasi in esclusiva. “Essere figlio di Clint ha avuto i suoi svantaggi e i suoi lati positivi”, ammette, ricordando che la notorietà e la passione del padre gli concesse, da ragazzo, “ad avere libero accesso a tutti i concerti; sono stato molto fortunato a incontrare e a parlare con Sarah Vaughan, con Miles Davis e con tante leggende del jazz”.
Il quinto album di Kyle, Songs From The Chateau, è stato realizzato in un castello del XV secolo, nella regione vinicola attorno a Bordeaux. La maggior parte dei pezzi sono stati scritti on the road, quando la band era in tour; al momento delle registrazioni gli strumentisti avevano già chiara la musica che volevano ottenere, e l’ambiente dello Chateau Couronneau ha completato l’ispirazione.Eastwood ha un rapporto particolare con la Francia, suo paese d’elezione. “Ho lasciato New York per Parigi, alla ricerca di nuovi stimoli, e ormai non potrei più cambiare. Mia figlia studia qui, e anch’io mi trovo bene. La città è piena di musicisti interessanti”.
Alcuni temi dell’album sono stati ripresi da tracce scritte per il film Invictus. “Erano idee che avevo sviluppato mentre lavoravo a Città del Capo con mio padre. Ho cambiato le melodie originali e le ho riutilizzate”. Ispirato da tematiche africane, caraibiche, mediterranee e latine, il set utilizza una compattezza sonora vicina a pulsioni soul-jazz e hard bop, l’ideale per i comprimari di Kyle, tutti luminari della scena jazz britannica e suoi partner di lungo corso.
La familiarità di Eastwood con i suoi compagni di avventura – l’ultimo arrivato è con lui da più di quattro anni – è consolidata da anni di lavoro in
comune. “Gli album di jazz che preferisco sono quelli fatti da musicisti che esprimono il feeling del gruppo”, conclude precisando che lui cercava musicisti che vogliono “essere del gruppo”, ma anche in grado di aggiungere al gruppo la propria creatività individuale. La ricerca ha premiato il gioioso ritmo del batterista Martyn Kaine e gli spunti del trombettista Graeme Flowers, del sassofonista Graeme Blevins e dell’eloquente pianista Andrew McCormack, che conferma la sua invidiabile capacità di rendere importante ogni assolo.
Kyle Eastwood, basso elettrico e contrabbasso
Andrew McCormack, pianoforte
Graeme Blevins, sax
Graeme Flowers, tromba
Martyn Kaine, batteria
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