La città che corre
Febbraio 6, 2006 in Cinema da Redazione
Al Museo Del Cinema, alla Mole Antonelliana, martedì 31 gennaio, presentazione del lungometraggio “La città che corre” storie e luoghi di sport a Torino, introdotto dal giornalista Gian Paolo Ormezzano, da un’idea dello stesso Gian Paolo Ormezzano.
Il film, regia di Enrico Verra, è una coproduzione dell’ Ass. Cinema Sportivo e Orisa Produzioni, Istituto Luce Spa, Rai Trade e con il contributo della Regione Piemonte – Assessorato alla cultura, città di Torino, Assessorato alle Olimpiadi, film Commission Torino – Piemonte. Distribuito da Orisa Produzioni.
Nell’atmosfera elettrizzante e già un po’ frenetica che sta avvolgendo la città in attesa delle Olimpiadi, si è inserita perfettamente la presentazione che si è tenuta martedì sera 31 gennaio, del Lungometraggio “La città che corre”, in un Museo Del Cinema poco riscaldato e poco illuminato (evidententemente già in linea con le norme per contenere il problema della distribuzione del gas).
Il film, durata 56 minuti, è girato come un documentario, che ha il compito di illustrare e di spiegare la vocazione allo sport di una città, che appare o cerca di pparire, continuamente diversa, in questi ultimi anni, dall’immagine stereotipata e un po’ sottotono, che ha sempre dato.
All’origine de “La città che corre” c’è quindi stato un lungo e appassionante lavoro di ricerca negli archivi, dal momento che l’ampiezza del tema era sconfinata: 150 anni di storie e di sport, in pratica la storia di una città. Così, le immagini di repertorio di fine ‘800 e inizio ‘900, non possono che suscitare tenerezza, ma persino un certo orgoglio per una Torino che è stata anche culla dello sport italiano, oltrechè del cinema e della grande industria. Infatti, nel 1864 nasce a Torino la Reale Società Ginnastica, prima società sportiva italiana. Negli anni seguenti nasceranno i circoli sul Po e il Club Alpino Italiano, e sulle montagne, oggi Olimpiche, lo svizzero Adolfo Kind, sperimenta già gli sci.
Nel 1833 i Savoia chiamarono il ginnasta svizzero Oberman a educare il fisico delle truppe e Torino sarà la capitale dell’industria quando diventa il polo privilegiato dello sport italiano. I fratelli Lumiere a Superga riprendono lo sport e a Torino arrivano gli operatori della Paramount per filmare gli avveniristici stabilimenti del Lingotto. E i padroni della Fiat, gli Agnelli, si inventano il primo dream team: la Juventus negli anni ’30 vince cinque scudetti consecutivi. Sestriere diventa una elegante e rinomata stazione invernale e al Valentino sfrecciano i bolidi di Formula 1, ma nelle periferie e nelle campagne prosegue la storia parallela degli sport popolari come il pallone elastico.
Nel mezzo secolo successivo saranno i luoghi delle imprese di Fausto Coppi, del Grande Torino, di Defilippis, di Sivori e di Boniperti, di Berruti, Rebaudengo, Gros, e di dirigenti come Nebiolo. Intensi, ma anche simpatici, gli interventi dei celebri campioni, Boniperti, Berruti, Rebaudengo, Gros, che rivivono i loro trionfi e ce ne rendono partecipi, o dei giornalisti sportivi, come Giampiero Mughini che rievoca la Juventus degli anni trenta.
E accanto al percorso sportivo, è accostato il cambiamento anche fisico della città, i nuovi edifici, le nuove vie, che mano a mano danno a Torino l’aspetto che conosciamo attualmente, ma anche questo è in via di espansione di continuo rinnovamento, con i lavori che hanno preso il via in questi ùltimi anni e che stanno terminando ora.
Davvero una città che corre, in tutti i sensi.
di Cinzia Sfolcini