La Commedia dell’Arte al Teatro Gobetti
Maggio 18, 2008 in Spettacoli da Redazione
Un Arlecchino fuori dagli schemi, in una pantomima piacevole e intrigante.
Arlecchino è una delle maschere più note della Commedia dell’Arte, su questo non si può obbiettare. Ma nella storia del teatro fu anche un’occasione per straordinarie invenzioni.
Come maschera, infatti, interpretò sempre sé stesso, e come personaggio finì per essere proiettato nelle più disparate avventure, anche senza collegamento fra di loro. I pretesti e i criteri di scelta potevano essere molti, spesso collegati ai gusti del pubblico oppure a fatti di cronaca, eventi mondani, o mode più o meno persistenti.
Ma Arlecchino, con tutti i suoi alleati scenici, era sempre pronto a divertire il pubblico con frizzi, lazzi, capriole e diavolerie varie.
Lo spettacolo di lunedì 19 maggio al Teatro Gobetti, propone un’interessante avventura nel mondo della massoneria, sempre vista attraverso i suoi attributi più comuni e popolari. Più un pretesto, si direbbe, per vedere Arlecchino all’opera di fronte a fratelli Terribili e incappucciati, scanzonato e terribile a sua volta nell’amministrare la vicenda.
Come ogni commedia che si rispetti, poi, l’intreccio è basato su una storia d’amore, dove Colombina (c’erano dei dubbi?) è l’innamorata corrisposta di Arlecchino. Ma il padre Cassandro, il cui nome è tutto un programma, non vuole sentire ragioni. Arlecchino è un poveraccio squattrinato e di prenderselo come genero non se ne parla neanche, soprattutto per uno come lui che intende trovare un miglior partito per arricchirsi in fretta. E chi meglio del vecchio Acchiappasoldi può fornire questa certezza?
Così il nostro Arlecchino tenta il più in fretta possibile la scalata sociale, scegliendo, dopo poco attento esame, l’ingresso nella Massoneria. Ed è qui che l’imbroglio si accende di nuovi colori, perché Cassandro e l’Acchiappasoldi gli tendono un tranello malefico. Travestiti da finti massoni, lo obbligheranno a scegliere fra l’inferno e la rinuncia a Colombina. Dura scelta.
Morale a parte, cosa potrà preferire un personaggio dalla maschera nera, cugino prossimo di quel Zanni diabolico che spesse volte è stato considerato un esito comico dei diavolacci medioevali? L’inferno ovviamente, ma con i puntini di sospensione…
Una commedia piacevole e intrigante, dunque, che prende le mosse da un canovaccio di fine settecento e che restituisce tutta la leggerezza del teatro dell’epoca. Tradotto e adattato da Giuseppe Vatri, storico e profondo conoscitore della materia, lo spettacolo è frutto di ricerche meticolose.
“Il testo fu scritto da Jean Paul Nicolet,” commenta Vatri “e andò in scena probabilmente nel 1790, forse con lo stesso Nicolet nella parte di Arlecchino”.
Certo il nome non è un uno dei più noti, e anche il manoscritto del palinsesto per molto tempo non è stato divulgato.
“I motivi di questo silenzio sono da ricercare anche nella storia rocambolesca del testo. “Arlecchino frammassone” proviene, infatti, da una raccolta che si è salvata per miracolo da un incendio. E dell’autore poco si sa, compresa la sua opera, che è praticamente sconosciuta”.
Però il contesto (massonico) scelto è molto preciso…
“È vero, ma è quasi impossibile sapere se Nicolet avesse qualche collegamento con l’argomento trattato, e se fosse massone oppure no. Credo invece si tratti più di una questione di “moda” dell’epoca. Nella Parigi di fine ‘700, Arlecchino era molto popolare e rappresentato un po’ ovunque. E anche la massoneria era decisamente alla moda in quegli anni”.
In effetti il panorama delle proposte era molto variegato all’epoca, e le innovazioni non era poche.
“Certo. All’epoca, in Francia, il teatro aveva tutta una serie di offerte da proporre. Da un lato la Comédie Française, dall’altro la Commedia Italiana impostata sui caratteri delle maschere. Ma c’era anche un Teatro di Fiera meno raccontato, con postazioni in strada, spesso collocati in luoghi improvvisati e comunque provvisori. Ed era soprattutto qui che le innovazioni si facevano interessanti”.
In che modo?
“Quella di Arlecchino è anche una storia dell’evoluzione della recitazione. E tutte le varie tappe furono caratterizzate da notevoli cambi di stile. Sicuramente il passaggio dall’estemporaneità delle piazze teatrali ai Teatri fissi, e poi quello dal testo improvvisato al testo stabile, consentirono approcci sempre diversi. Nel nostro caso, la pantomima riuscì a ritagliarsi uno spazio proprio, un genere a parte, come un luogo di teatro creativo.”.
Lo spettacolo andrà in scena per la regia di Anna Cuculo, autrice, attrice e regista da sempre presente nel panorama dell’offerta culturale piemontese con lavori di livello. Ai costumi Agostino Porchietto, agli elementi di scena Anna Giuliano, assistente alla regia Silvio Demaria.
Fra gli interpreti spiccano Domenico Brioschi (Cassandro), attore dalla lunga e robusta professionalità e Fiorenzo Foresto (l’Acchiappasoldi) ogni volta impegnato in ruoli “spregevoli”, di simpatica e coinvolgente vitalità.
Il tentativo, che sappiamo già pienamente riuscito, sarà quello di riportare la freschezza e le genuinità del personaggio. Quella stessa che lo ha reso sempre un valido e azzeccato protagonista delle scene teatrali, tanto che persino Silvio D’Amico si chiese più volte il motivo di così grande successo: “Perché insomma, anche nella certezza che abbiamo della loro insuperata valentia d’attori, per noi rimane tutt’altro che agevole l’intendere come codesta valentia potesse sopperire, da sola, all’evidente vacuità, assurdità e sconcezza di cui le loro commedie erano così spesso tramate”.
Forse lo spettacolo di lunedì sera potrà fornire una possibile risposta.
Arlecchino Frammassone
Commedia in due atti di ignoto (Francia, 1790 circa)
Tradotta e adattata da: Giuseppe Vatri
Regia di: Anna Cuculo
Personaggi e interpreti:
Cassandro: Domenico Brioschi
Arlecchino: Paolo Severini
Colombina: Francesca Cassottana
Pierrot: Pietro Giau
Acchiappasoldi: Fiorenzo Foresto
Buongusto: Rossana Bena
Un fratello preparatore / Notaio: Claudio Bertassello
Costumi: Agostino Porchiello
Elementi di scena: Anna Giuliano
Assistente: Silvio Demaria
Lunedì 19 Maggio 2008
Ore 20,30
Teatro Gobetti
Via Rossini, 8 – Torino
Informazioni: www.annacuculogroup.it / [email protected] – 347.25.47.687
di Davide Greco