La libertà di Valerio Santi a Moncalieri
Ottobre 23, 2006 in Arte da Tiziana Fissore
Dal I al 5 novembre, a Moncalieri saranno esposte le opere di Valerio Santi, ‘viaggiatore’ della fantasia, del tempo e nonché un ‘archeologo’ dell’animo umano
Sono onorata di poter fare una recensione sull’opera di Valerio Santi, conosciuto negli ultimi anni, e di poter mettere in risalto una figura d’artista molto personale.
Se dovessi definire Valerio Santi in due parole direi che si tratta di un ‘viaggiatore’ della fantasia, del tempo e nonché un ‘archeologo’ dell’animo umano.
Un ‘viaggiatore’ perché si sposta con facilità dal passato al futuro usando il presente come veicolo e un ‘archeologo’ perché porta a galla la profondità dell’animo umano, scavando a volte in modo anche graffiante nella parte più intima dello spirito. Ad esempio: i volti di donna che appaiono velati sulle sue tele sembrano visi che attraverso la nebbia del tempo appaiono soffusi di malinconia, come se non volessero lasciare la loro epoca ma al contempo sono proiettati sul futuro, lo sguardo va oltre e per realizzare ciò, l’artista adopera una tecnica tutta sua, quali i fondi di caffè, plasmati con le mani su carta di giornali di natura ‘economica’. Il volto antico dunque appare impresso su un giornale di oggi che anticipa l’economia e quindi la società del domani. Il passato che è già futuro attraverso l’oggi.
Passato, presente e futuro si fondono come negli alberi, nelle file di pioppeti che ricordano le sue Langhe e che rispecchiano quindi le sue origini, le sue radici ed anche qui il suo passato.
Il fatto poi di adoperare materiale povero per le sue opere quali: carta di giornale, buste, fondi di caffè, oltre ad una scelta tecnica per dare quell’alone di mistero, di caducità della vita, tipo la foto ingiallita dal tempo che solo il color seppia può rendere, ha un valore simbolico: l’uomo può creare con poco grandi cose, basta aver voglia di lasciare vagare l’anima liberamente e l’arte scaturirà naturalmente.
Questo è quello che già trapelava in una sua poesia, perché Santi è soprattutto un poeta dell’anima, quando dice: “…arrotolarsi per terra/e mani sporcarsi, per meglio poi lavarsi/ed alfin, truce, capire,…”.
Viaggiatore ed archeologo perché riesce a portare a galla quella che è l’essenza dell’uomo ed è un messaggio il suo, molto valido in un’epoca in cui conta solo la filosofia dell’apparire e non quella dell’essere. Lo dice lui stesso di non essere un pittore ma un ‘manovale dell’arte povera’, un mezzo per far capire agli altri che l’uomo è stato creato per portare a termine ‘un qualche cosa’ indipendentemente dalla moda del momento ma solo grazie alla propria personalità.
I suoi quadri sono dunque una forma di contestazione, come un suo breve anaforisma: “Un tempo/ si faceva una brutta vita/per un tozzo /di pane salvifico; oggi/si conduce/una bella vita/per un pezzo/di pane avvelenato…”.
Con la sua tavolozza color seppia, Santi vuole esprimere emozioni e spazi senza tempo che nascono in lui e che chiedono di essere messi in libertà; è poesia proiettata non più attraverso le parole ma impressa sulla tela da mandare ad altri uomini, come un naufrago mette un messaggio in una bottiglia sperando che qualcuno lo trovi.
A noi pubblico dico: non lasciamoci scappare l’occasione di raccogliere la bottiglia andando a visitare la sua mostra che avrà luogo al:
Giardino delle Rose
Castello di Moncalieri
dal mercoledì 1 novembre 2006
alla domenica 5 novembre 2006
orario h. 10-16 continuato
di Tiziana Fissore