La Lira è morta, viva la Lira
Marzo 5, 2002 in Medley da Redazione
Ed anche questa è andata. Possiamo aprire i libri di storia ed aggiungere un’altra pagina. Otto monete hanno finito di esistere, dopo un’esistenza più o meno lunga e gloriosa; ed adesso si tramuteranno in inservibili coriandoli, pressati in lingottini di carta morta. Si stanno vivendo tappe storiche, ed è bene ricordarle, raccontarle… collezionarle.
La coda per prendere il mini-kit, il primo giornale in euro, il primo acquisto nel mercato comune d’oltralpe. Ma anche l’ultimo estratto conto, l’ultima brioche, l’ultima compera in lire. Mezzanotte del 1° gennaio 2002. Una macchina si ferma in un’umida piazzetta di Douai, Francia settentrionale.
Scende una ragazza, si avvicina al bancomat della posta e… non funziona. Così guarda un po’ più in là, vede quello di una banca, vi si reca, ed ecco: due pezzi freschi freschi da 20 euro, con i suoi ponti e le sue finestre, blu-violetto.
Mezzanotte del 1° marzo 2002. La macchina è già ferma da dieci minuti. Cinque giovani sono sul marciapiede, nella piazza antistante il vecchio mercato generale di Torino. La notte è meno umida e meno fredda. In mano delle brioches, comprate a 50 centesimi
Poi l’attenzione cade sull’ orologio: meno tre, meno due, meno uno. Un istante di raccoglimento, la lira è morta. Non un lamento, non un grido, da vera dura. C’è chi ha fatto in fretta a scordarsela, ad accantonarla (per non mischiarla con le altre monetine nel portafogli). I calcoli si fanno ancora in lire, ma la frenesia di passare al nuovo è stata più forte dell’affetto, scoperto solo all’ultimo momento. Come è finita la lira? Qual è stato l’ultimo acquisto? Per il sottoscritto è stato un pacchetto di biscotti al cioccolato.
Entrato in un piccolo supermercato nel pomeriggio del 28 febbraio con duemilatrecentocinquanta lire, dovevo trovare una merce che costasse quella cifra. Scartata l’ipotesi di comprare più prodotti, il ché avrebbe creato maggiori difficoltà nei calcoli, mi sono messo alla cerca di qualcosa di appropriato. Pasta d’ acciughe, olive non snocciolate, spezie, mostarda: questo era quello che si poteva comprare. Era però difficile individuare i prodotti con il prezzo giusto, essendo quello in lire ormai vergato in caratteri estremamente piccoli e poco visibili.
Ecco allora il paradosso: ho iniziato a guardare il prezzo in euro, ben più leggibile, per fare l’ultimo acquisto in lire!! Quindi parte la ricerca di qualcosa dal prezzo compreso tra 1,21 – 1,23 euro. Alla fine, l’offerta speciale mi ha fatto optare per i biscotti ai cereali di cui sopra. Alla cassa, momento storico: un pezzo bimetallico da cinquecento, uno giallastro da duecento, diversi cento (ma non quelli classici, quelli della misura intermedia) ed un cinquanta di nuovo corso, quello con la frutta. Sigh.
Ora basta lira, c’è l’euro; e ce con tutti i suoi otto tagli moneta. Teniamoci i due, gli uno centesimi, teniamoceli tutti e divertiamoci a collezionarli. Quest’estate sarà bello mischiare tutti i diversi pezzi coniati dalle diverse zecche nazionali, per sentirci tutti più uniti ed europei. Intanto qualcuno è quasi arrivato a metà della collezione: 43 pezzi sui 96 dei dodici Paesi, senza contare San Marino, Monaco ed il Vaticano.
Sognando di entrare in possesso dei già ritirati piccoli tagli finlandesi; se qualche lettore ne fosse in possesso e volesse favorirli, prego scrivere alla redazione del Traspi.
di Diego DID Sirio