La notte ha sempre ragione
Settembre 29, 2007 in Libri da Redazione
Titolo: | La notte ha sempre ragione |
Autore: | Andrea Villani |
Casa editrice: | Todaro Editore |
Prezzo: | € 14,00 |
Pagine: | 164 |
A Salsomaggiore Terme la vita procede lenta e senza slanci: i vecchi bevono al bar, i ragazzi escono tra loro, cercano un divertimento puerile in quelle terre che appaiono senza storia. Salsomaggiore “se si arriva di notte, attraverso quelle stesse colline e tra tutte quelle luci, può apparire come una grande città” Già, di notte. Perchè la notte ha sempre ragione, in qualche modo. Vede ciò che di giorno sembra offuscato, abbagliato.
Questo quadro così placido e tranquillo viene rotto in realtà da un qualcosa che di serafico ha ben poco. Una manifestazione nata molto tempo prima, inventata dal tal Dino Villani, che amava l’estetica come arte, che cercava la bellezza, ma quella vera. E’ da questi ideali che nasce Miss Italia. Peccato che abbiamo, oggi, sotto gli occhi il degenerare delle intenzioni. Qualcuno scrisse che “il sonno della ragione genera i mostri” , profetizzando forse il ruolo predominante che avrebbe avuto la televisione, fautrice di una realtà dove solo l’apparenza e il “non-essere” rendono popolari. Miss Italia è diventato il simbolo della futilità. Reginette decantate e dimenticate nel giro di un anno, un anno composto da qualche servizio fotografico, un calendario di nudo, sorrisi vuoti. Ma mai, mai una parola.
Cosa può accadere però se una Miss Italia, quella dell’anno passato, viene uccisa? Magari proprio qualche giorno prima della nuova manifestazione, quando i politicanti e gli affaristi e i pubblicitari sono pronti a sugellare la solita ridicola parata con ipocrite strette di mano. A Salsomaggiore, dico, quanto la morte del simbolo della bellezza temporanea potrebbe incidere sull’esistenza dei cittadini annoiati?
Andrea Villani – che, ironia della sorte, porta lo stesso cognome dell’inventore delle sfilate delle belle bamboline – utilizza il giallo per parlare di qualcosa che sente più urgente, quasi vitale per una persona attenta a questa società. La tv, i falsi valori, il perdere di vista l’individuo. La simbolica uccisione della reginetta dell’anno – morte non descritta con toni cruenti, quasi come se la notte avesse voluto trascinare via l’inutilità dell’estetica, senza richiamare i fastidiosi riflettori dello show business – scatena una serie di confessioni a catena. Un ritorno al passato, uno snodarsi di antiche situazioni dimenticate ma vigili, attente osservatrici dei tempi cambiati in modo irrimediabile. Un mescolarsi di personaggi reali e fittizi, tragedie finte che potrebbero essere vere e fatti veri che sembrano inventati. Come dice anche l’autore: “è tutto reale anche se nessuno ci crederà mai” .
Chi è l’assassino della beltà? Cosa è importante ancora in questa nuova società? Può sopravvivere la genuinità nel mondo plastificato? Che fine hanno fatto tutti quei personaggi che sembrano uscir fuori da un romanzo – non per forza noir – che popolano questi paesi quasi obliati dal mondo che conta? Sarà la notte – quella notte temuta e affascinante – a fornire le risposte necessarie. La notte, che galoppa libera, senza condizionamenti o limiti di sorta.
Una storia di provincia non provinciale mascherata da noir; un nuovo autore (benchè sia già al quarto romanzo e padre di due spettacoli teatrali) con una scrittura essenziale ed una visione di questa società irrimediabilmente romantica.
“Bukowski diceva di inserire il sesso nei suoi racconti solo per vendere, così ho fatto inserendo un delitto” .
Andrea Villani è uno scrittore umile e di forte impatto che merita un posto nell’olimpo degli artisti che hanno finalmente qualcosa da dire.
La cosa divertente è che lo scrittore è stato invitato alla prossima edizione di miss Italia. Indizio che ci svela – come se non la sapessimo già, in effetti – quanto la popolazione al di là dello schermo sia fittizia e scevra di sostanza: basta inserire la parola Miss Italia, ed ecco che credono che tutto possa fare pubblicità. Poco importa il vero messaggio portato davanti alle telecamera.
Il pubblico pagante – e non – applaudirà lo stesso. Senza capirne il perchè.
di Alice Suella