La pasta
Dicembre 6, 2001 in Libri da Gustare da Stefano Mola
S. Serventi, F. Sabban “La pasta”, Editori Laterza pagg. 515, Lire 35.000
Già per alcune cose vicine nel tempo non è facile. Prendiamo ad esempio un oggetto nelle mani di tutti: il telefono, chi l’ha inventato? Meucci o Bell? Per altre cose fortunatamente è più facile: Relatività generale? Einstein. Secco, tranquillizzante (posto che si possa essere inquieti non sapendo con esattezza chi ha inventato cosa, di fronte a ben altre sorgenti di incertezza che ci circondano, che so, il tempo, o peggio, ma non allarghiamo troppo il discorso).
Figuriamoci, se già c’è il dubbio per il telefono, cosa può succedere per un cibo. Ad esempio, uno che mangiamo quasi tutti i giorni: la pasta. La sfortuna è che nell’antichità mica esisteva l’ufficio brevetti. Cose del tipo: 8 Gennaio 314 a.C. io Caio Maccheronio qui rivendico l’invenzione del Maccherone… e dettagliata descrizione, con tutti quei disegni tipo enciclopedia universale illuminista tipici dei brevetti.
(disegni che su questo enciclopedico libro, “La pasta” ci sono davvero: vedasi pagina 174, immagini tratte proprio da un volume francese: Paul-Jacques Malouin, “Descrptions et détail des l’arts du meunier, du vermicelier”)
Per colpa della tarda comparsa dell’ufficio brevetti, del nostro Caio Maccheronio non c’è traccia. Ma in molti di noi non c’è sospetto alcuno che la pasta sia italiana, diamine, la pasta! Alcuni invece, più smaliziati, magari con la propensione al dubbio sottile di fronte alle domande apparentemente scontate, insomma, con l’attitudine del risponditore professionista di Trivial Pursuit, inizieranno a rimuginare, e penseranno, che so, alla Cina (si, i Cinesi hanno inventato un sacco di cose prima di noi, ma neanche loro avevano l’ufficio brevetti).
E infatti, proprio la Cina è l’altra grande patria della pasta. Il grande letterato Shu Xi scrive nel 299 d.C. appunto un’ode ai bing (“termine generico che designa tutti i cibi a base di un impasto di farina di grano, incluse alcune paste alimentari, ma anche focacce e pani”, si dice a pag. 348).
Questo ricchissimo e documentatissimo saggio percorre e descrive queste due grandi civiltà (quella mediterranea e quella cinese), e il loro contributo alla pasta, nelle sue multiformi incarnazioni. Principalmente pasta fresca per quanto concerne l’area cinese, dove fino al XX secolo non ha dato origine a una produzione industriale, contrariamente a quanto avvenuto invece (e qui non ci sono dubbi) da noi in Italia (e potrete trovare descrizioni dei macchinari, della loro evoluzione nel tempo).
Una storia affascinante: basterebbe già solo quanto dedicato anche solo all’origine del nome, nelle due grandi divisioni, tra paste a sviluppo prepotentemente bidimensionale (le lasagne, dal latino laganum) e le paste prinpalmente modimensionali, tipo il vermicello, lo spaghetto, dalle radici meno chiare che passano dal greco trion, all’arabo itryya. Ancora una volta dunque, interrograsi sul cibo significa interrogarsi sulla storia della nostra civiltà.
di Stefano Mola