La psicodieta
Novembre 28, 2004 in Libri da Gustare da Simona Margarino
Titolo: | La psicodieta. Felici, arrabbiati o depressi? L’influenza degli alimenti sui nostri stati d’animo |
Autore: | Dalla Via Gudrun, Santarcangelo Donato |
Casa editrice: | Il Punto d’Incontro |
Prezzo: | € 9.90 |
Pagine: | 150 |
Una donna appoggiata con grazia ai fornelli, cucchiaio in mano, camicia bianca e sorriso aperto sul viso: lo stereotipo della massaia cuciniera avvolta in un grembiule grande il tanto che basta per eclissare beghe familiari o frustrazioni può e deve essere ribaltata alla luce dei segnali che lancia La Psicodieta. Felici, arrabbiati o depressi? L’influenza degli alimenti sui nostri stati d’animo, edito da Il Punto di Incontro.
Se esistano ancora modi per godersi appieno la tavola –e tutto ciò che la precede-, traendone quella serenità peculiare che solo l’appagamento e la sazietà regalano, sembra essere la domanda che aleggia sullo sfondo di questo interessantissimo libro. L’ineluttabilità del destino di ogni uomo fa che al tempo stesso si mescolino nella sua esistenza i più dissimili elementi allacciati al cibo come in una treccia di pane: nel peso corporeo e i limiti da esso derivanti, nel valore della salute, nelle diete forzate o da morirci, nel senso del palato, nella eroticità (ed eroicità, aggiungerei) di alcuni sapori, nella manualità delle mani fatte apposta per massaggiare e impastare, nel gusto più o meno felice di ingredienti accostati a caso o secondo regole ben precise.
Non serve essere chef d’alta categoria per riconoscere questa simbiosi. La quotidianità è imbevuta di mangiare; la psiche stessa assorbe come una spugna sensazioni dando il via a stati d’animo diversi e talora imprevisti, a un umore mutevole quanto il colore delle portate che ci vengono servite.
Infatti le emozioni che scaturiscono intorno a una tovaglia imbandita sono lunatiche al pari delle sostanze messe sui vassoi per essere soppesate, scelte e amalgamate: quali si abbinino meglio, quali soddisfino di più, quali facciano uscir di senno o impazziscano di per sé è dato conoscere fino a un certo punto. La virtù più riuscita dei piatti, persino i meno appetibili, è l’alchimia imperscrutabile che ciascuno di essi possiede, dal più raffinato a quello che odora ancora di gas e fondi di padella sbruciacchiata. Forse perché appartengono a chi li ha creati dal niente. E forse perché attraverso i suoi occhi che selezionano, le sue dita che afferrano a pizzichi, le sue labbra che assaggiano ritornano in vita credenze popolari, superstizioni, il nostro passato intero cioè.
Ma in un tale sfavillio di tradizioni, che come i fuochi artificiali non guastano mai, sono sul serio le ostriche a far esplodere la passione? E sono davvero le banane a dare un tocco di contentezza? Aprite le pagine e cercatevi la vostra risposta.
di Simona Margarino