La sagra del Signore della nave
Dicembre 20, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
A metà strada tra un quadro vivente di Botero ed un fumetto diventato realtà, “La sagra del Signore della nave” di Luigi Pirandello, strenna natalizia alla Cavallerizza Reale per la stagione dello Stabile, è un carrozzone di grande umanità dal sapore popolare con cui il drammaturgo siciliano si fa promotore di una riflessione sul destino dell’uomo.
Una dozzina di attori per più di trenta personaggi, con quattro bravi musicisti in scena ad eseguire una colonna sonora live, è il gruppo di lavoro che Vincenzo Pirrotta utilizza per dar vita al dibattito dai contorni tragicomici che soggiace alla nascita del Teatro dell’Arte: punto di partenza dell’originale indagine è l’analisi comparativa, in un crescendo di perenne oscillazione tra sacro e profano ai limiti del blasfemo, tra il sacrificio di Gesù Cristo e lo scannamento del maiale. Scenografia naturale una carnezzeria siciliana dove è in atto il rito cristiano del Signore della Nave, con il dotto Pedagogo e l’allevatore Lavaccara a discutere sul significato dei due opposti sacrifici, l’uno per la salvezza dell’umanità, l’altro per la sua soddisfazione alimentare.
Pirrotta rende i personaggi come diretti antenati degli Scalognati del Mago Cotrone, creature clownesche e variopinte nei grotteschi costumi di Giuseppina Maurizi, portatrici di un linguaggio dove la parola si fa musica, e la musica parola, per una resa scenica scandita da ritmo e musicalità; gesti e movimenti diventano pretesto per un danza rituale, rito collettivo per un’intera comunità, volutamente fotografata nella sua componete “animale”, che richiama il carattere ancestrale del fare teatro. In questa fulgida istantanea della Sicilia di inizio ‘900 non mancano carretti, litanie e canzoni desunti dal folklore locale per sessanta minuti salutati con affetto e calorosi applausi dal pubblico.
“La sagra del Signore della nave” di Luigi Pirandello
uno spettacolo del Teatro di Roma su rielaborazione e regia di Vincenzo Pirrotta
Torino, Cavallerizza Reale, fino a venerdì 22 dicembre.
di Roberto Canavesi