La Sintesi e Giuliodorme: troppo avanti?
Marzo 13, 2002 in Musica da Sonia Gallesio
Il Festival della Canzone Italiana, la cui cinquantaduesima edizione si è appena conclusa, continua ad essere ambita meta di numerosi artisti ed appuntamento quasi imperdibile per un buon numero di nostri connazionali. Considerando che miti quali Eros Ramazzotti, Giorgia e Andrea Bocelli sono stati scoperti proprio grazie a Sanremo Giovani, risulta evidente che il Festival potrebbe costituire ancora un buon trampolino di lancio per taluni artisti emergenti.
L’unica pecca, purtroppo, pare sia la ben nota difficoltà del concorso a liberarsi dei vecchi protocolli e a spogliarsi delle sue ricercate vesti. La verità, in fondo, è che a Sanremo sembra non esserci spazio per le realtà musicali emergenti, per chi osa, per chi sperimenta, per il sangue rock che ribolle. La nostrana performance canora assomiglia sempre di più ad un Festival delle parole inflazionate, i termini “cuore”, “i tuoi occhi”, “il cielo”, “ti vorrei”, “volare in alto”, (possibile che non si riesca a parlare di altro ??!!) scivolano e rimbalzano in ogni dove, conditi, rimestati e masticati all’infinito.
Dimenticando per un attimo la lunga accozzaglia di banalità, frasi fatte e gag forzate, nonché il grande strazio provato nel vedere le due co-conduttrici prigioniere, loro malgrado, di ruoli scontati ed ingiusti (uno dei personaggi più ‘veri’ mi è sembrata la Merope Generosa della Marchesini), qualcosa di buono, nonostante tutto, in questa edizione sanremese c’è stato. A molti, ad esempio, ha fatto bene al cuore e all’umore trovare un Baudo divertito e divertente, brioso e spumeggiante. Sarebbe sicuramente un delitto, poi, omettere la presenza di alcune degne e sorprendenti nuove proposte.
La canzone dei Giuliodorme, una delle compagini più attese e note tra il pubblico giovane (insieme ai Plastico e ai La Sintesi), è valsa tutto Sanremo: audace, istintiva, uno dei testi più interessanti. Forse troppo per il Festival Nazionale, tanto che il gruppo, nonostante abbia poi ottenuto un meritatissimo terzo posto in riferimento al premio della critica intitolato a Mia Martini, non ha passato il turno ed ha perso l’opportunità di accedere alla serata finale. L’audacia, come abbiamo visto, in queste occasioni spesso non paga ma, con tutta probabilità, i Giuliodorme riusciranno ad ottenere un grande successo nell’Italia di chi con i dischi ci cresce, ci pensa, ci viaggia o ci nutre l’anima.
I La Sintesi, che anch’essi non sono stati tra i più apprezzati, con la loro “Ho mangiato la mia ragazza” avranno sicuramente urtato la sensibilità di numerosi spettatori benpensanti: il pezzo, indice di grande acume e tagliente genialità, è decisamente interessante ed oggi più che mai attuale. La vittoria, tra i giovani, di Anna Tatangelo, era piuttosto prevedibile: la ‘tenera stellina’ di appena quindici anni, a detta degli esperti, sembra infatti avere tutte le carte in regola per diventare la Laura Pausini del futuro. Valentina Giovagnini, interprete del brano “Il passo silenzioso della neve”, conquista, purtroppo, soltanto il secondo posto: performance intensa ed atipica, grande interpretazione, buonissimi i voti della giuria di qualità – tutti tra il nove ed il dieci.
Forse ci si aspettava qualcosa di più, magari un approccio più innovativo, fresco, insomma una ventata di allegria e spiritosaggine, da Simone Patrizi (la passata stagione, con il video di “Messaggi confusi”, aveva ottenuto un discreto successo di pubblico): “Se poi mi chiami” raggiunge comunque il podio e si guadagna un bel terzo posto, nonostante la canzone sia forzatamente sulla scia del pre-confezionato stile sanremese e sembri aver poco a che fare con l’interprete stesso. Il brano “Fotografia” dei 78 Bit, perfetto per conquistare il pubblico delle giovanissime e per diventare una delle canzoni più gettonate della futura primavera (ragazze, per sentirvi speciali ripetete allo specchio i versi: “sei come sangue al cuore”, “sei vita che non si cancella via”…magari funziona…!!??) è tutto sommato buono, per chi ama tale genere, anche se sembra ricordare molto un noto pezzo dei Lùnapop. A manifestazione conclusa, ci accorgiamo che perfino figli d’arte come Marco Morandi e Giacomo Celentano, passando quasi del tutto inosservati, non ci hanno trasmesso granché. Il Festival della Canzone Italiana non la rappresenta più la realtà della nostra musica, questo è il guaio: se così fosse, invece, gruppi come Giuliodorme e La Sintesi avrebbero sicuramente ottenuto un risultato diverso. Fortunatamente Sanremo ha un termine e l’arte, spenti i riflettori, va avanti da sé.
di Sonia Gallesio