La storia d’Italia scritta dalla penna della satira

Febbraio 19, 2007 in Arte da Tomas

Fino al 25 febbraio si potrà apprezzare, gustare e leggere la storia patria attraverso un linguaggio insolito e trasversale quale è quello della satira e dell’umorismo. La Storia d’Italia nel pennino della satira, questo è il titolo che prende l’esposizione, ospitata dal Museo dell’ Automobile “Carlo Biscaretti di Ruffia” di Corso Unità d’Italia a Torino a partire dal 14 dicembre 2006, e patrocinata dalla Camera dei Deputati ed organizzata dalla Regione Piemonte in collaborazione con Opera adv.

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  • La mostra è stata curata dagli storici della satira Dino Aloi e Paolo Moretti, che hanno catalogato e trascritto circa 1100 schede relative ad altrettante riviste satiriche pubblicate. Il catalogo, edito da Il Pennino, consta di 300 pagine e contiene oltre 400 immagini: numeri che fanno considerare l’opera come la prima e più completa catalogazione della storia della satira italiana. Tra i contributi vanno ricordati quello del prof. Gian Paolo Caprettini, docente all’Università di Torino, e del senatore a vita Giulio Andreotti che, “vittima” fin dagli inizi della sua carriera politica del pennino satirico, ha voluto scrivere una speciale introduzione al volume ed alla mostra definendo la satira “correttivo alla durezza dei sistemi….serve dialetticamente a sminuire il ‘presente’ “, e lanciando anche lui una stoccata satirica ricordando “il bivalente cartello pubblicitario sul ‘nemico che ascolta’…per di più con tanti ascolti (pubblici e privati) di oggi si offre spazio per i satirici. Se ne servano”.

    mannelli,-help!-1977

  • L’esposizione illustra circa 200 riviste originali selezionate partendo dalle stampe dell’ Ottocento fino ai giorni d’oggi, ripercorrendo le vicende storiche del nostro Paese attraverso lo sguardo ironico, caustico e irriverente, talora anche blasfemo dei vignettisti che mettono alla berlina il costume, i vizi, i tic e le contraddizioni della società italiana. La Rupe Tarpa e L’Arca di Noè sono solo 2 delle riviste in mostra, ma son vere e proprie chicche di assoluta rarità in quanto mai esposte fino ad ora.

    La mostra è divisa in 10 sezioni, ordinate storicamente:

     1848/1860 Verso l’unità d’Italia

     1860/1900 Il nuovo stato

     1900/1915 Tra liberty e socialismo

     1915/1919 Il giornale in trincea

     1919/1924 L’avvento del fascismo

     1924/1944 Ridere nel ventennio

     1944/1949 Liberazione e dopoguerra

     1949/1965 La ripresa e il boom economico

     1965/1983 La contestazione e gli anni di piombo

     Satira contemporanea

    più un’area multimediale di fruizione delle riviste da sfogliare virtualmente sullo schermo, una galleria dei manifesti ed una sala proiezioni dove poter assistere ad una rassegna video in cui il visitatore si potrà immergere in un viaggio che ripercorre in sintesi tutta la mostra in pochi minuti.

    giuliano, tango 1986

  • La lunga storia della satira, che inizia nel 1848 con la comparsa delle prime riviste, permette di raccontare ed interpretare la realtà in un modo diverso dal solito, contribuendo alla miglior comprensione di un personaggio o di un accadimento. Fatti e personaggi quindi, ma non solo, anche i vignettisti ed i disegnatori, e soprattutto le riviste per cui hanno lavorato, han concesso ai curatori della mostra, Dino Alori e Paolo Moretti, di riproporci i frutti della loro ricerca che è durata circa tre anni, scartando dal loro catalogo aprioristicamente le riviste contenenti solo pezzi scritti e mirando imprescindibilmente all’aspetto grafico della satira, mostrandoci lo sviluppo della stampa in Italia, lo sviluppo grafico legato anche all’introduzione di nuove tecnologie, lo studio del linguaggio, l’evoluzione dell’abito e della censura, le mode e i cambi di abitudine e di uso dei tempi, dall’automobile al telefono fino a televisione e computer.

    Senza dimenticarsi delle ambientazioni e dell’impiego della grafica, dai disegni ottocenteschi, stampe d’arte a tutti gli effetti, ricche di particolari e di minuzie, imitazioni costanti della realtà vista da un’ottica pittorica (molti vignettisti del periodo erano pittori ed incisori)effigiata da Teja, Mattei, Redenti, per arrivare al novecento, periodo in cui inizia la sintesi grafica, il “pupazzetto”, raffigurazione simbolica dell’uomo, eseguita bene da Yambo, Scalarini, Galantara e Moroni Celsi contrapposti ideologicamente dalle riviste Il Mule e L’Asino.

    Il salto verso una grafica moderna si avrà negli anni 30, dove la rivista Bertoldo farà scuola con i vari Steinberg (da molti definito il Ricasso dei vignettisti), Mondani, Mosca, Guareschi, e i fedeli al disegno classico Albertarelli, Boccasile e Molino, celeberrimo per il suo sfiorare l’iperrealismo su La Domenica del Corriere.

    Nel dopoguerra si passa dal tratto grottesco di Attalo a quello raffinatissimo ed elegante di Barbara e Belli, per finire con il segno scanzonato e lieve di Federico Fellini.

    Negli anni 50 e 60 la faranno da padroni i segni grafici semplici ed essenziali di Vighi e Cavallo, mentre negli anni 70 nasce davvero il vignettista che si lega ad uno stile rapido nel tratto ma ricchissimo di contenuto quali Giuliano, Elle Kappa, Altan e Chiappori, mentre Forattini inventa l’inserto Satyricon per La Repubblica dove si mettono in mostra talenti come Giannelli e tantissimi altri.

    La satirca contemporanea pare in crisi non per il suo impiego, dicono Aloi e Moretti, ma per lo specifico del giornale satirico che dopo i successi incredibili de Il Male, Tango e Cuore, pare non riesca più a trovare una formula proponibile al grande pubblico.

  • Gian Paolo Caprettini ha cercato di ripercorrere, in un fantastico viaggio, i significati delle testate satiriche, cercando di segnalarci le similitudini tra il passato arcano e la stringente attualità, tra la vendetta spiritosa delle male lingue e la vocazione delle masse, a partire

    dagli animali aristofaneschi (La vespa – 1848; La rana – 1865/1945; La mosca – 1880; La pulce – 1874; La zanzara – risorgimentale e postsessantottina), ai titoli che provocano, pungolano, aggrediscono, infastidiscono (La frusa – 1848; Pelo e Contropelo – 1972; Il manganello – 1923; Il musoduro – 1870), alle maschere etnico-regionali (Rugantino – 1848; Pulcinella – 1863; Stenterello – 1866), il mondo circense e l’animazione (Il pagliaccio – 1859; Clown – 1975; il Folletto 1848), fino agli strumenti dionisiaci e carnevaleschi (Il fischio – 1860; La sveglia – 1884; Lo chiarivari del popolano – 1848), ma anche gli animali della notte e dell’aldilà, della maglia e del mistero (La civetta – 1886; Il pipistrello – 1870; Il gatto nero – 1928; La strega – 1849; Il mago – 1865), per non parlare del diavolo (Belzebù – 1947; Mefistofele – 1865; L’infermo – 1849; Il lanternino del diavolo – 1848), i giochi non son da meno (Asso di bastoni – 1949; Il Matto – 1893; Scacco Matto – 1945), la chiacchiera popolaresca vicina alla locanda o del negozio del barbiere (La ciarla – 1885; Figaro – 1848; Don Basilio – 1946; La locanda dei vagabondi – 1863), o i richiami anche ad una cultura alta o medio alta (Rigoletto – 1862; Il grillo parlante – 1944; La lanterna di Diogene – 1856) per concludere con i simboli del “basso corporeo” o parti del corpo ( Il sottopancia – 1883; Cuore – 1989; Fegato – 1991).

    Spiace non averli elencati tutti ma, come dicono gli stessi Aloi e Moretti, in questo modo si è voluto “solo creare u
    n punto di partenza per poter continuare a discutere di satira e di umorismo, sperando nel contempo di esser stati semplici e chiari per permettere la comprensione anche a chi il mondo del disegno non lo vive da appassionato ma ne rimane affascinato ed incuriosito.”

    STORIA D’ITALIA NEL PENNINO DELLA SATIRA

    Fino al 25 febbraio 2007

    MUSEO DELL’AUTOMOBILE “CARLO BISCARETTI DI RUFFIA”

    CORSO UNITA’ D’ITALIA, 40 – TORINO

    Tel. 011-677666

    ORARI DI APERTURA

    da martedì a domenica ore 10-18.30

    Lunedì chiuso.

    Biglietti

    Intero: € 5,50

    Ridotto e Gruppi (min. 15 persone): € 4,00

    Gruppi scolastici: € 2,00

    il biglietto consente l’ingresso alla mostra e al Museo dell’Automobile.

    Sito

    www.mostradellasatira.com

    di Tomas