La storia d’Italia scritta dalla penna della satira
Febbraio 19, 2007 in Arte da Tomas
Fino al 25 febbraio si potrà apprezzare, gustare e leggere la storia patria attraverso un linguaggio insolito e trasversale quale è quello della satira e dell’umorismo. La Storia d’Italia nel pennino della satira, questo è il titolo che prende l’esposizione, ospitata dal Museo dell’ Automobile “Carlo Biscaretti di Ruffia” di Corso Unità d’Italia a Torino a partire dal 14 dicembre 2006, e patrocinata dalla Camera dei Deputati ed organizzata dalla Regione Piemonte in collaborazione con Opera adv.
La mostra è divisa in 10 sezioni, ordinate storicamente:
1848/1860 Verso l’unità d’Italia
1860/1900 Il nuovo stato
1900/1915 Tra liberty e socialismo
1915/1919 Il giornale in trincea
1919/1924 L’avvento del fascismo
1924/1944 Ridere nel ventennio
1944/1949 Liberazione e dopoguerra
1949/1965 La ripresa e il boom economico
1965/1983 La contestazione e gli anni di piombo
Satira contemporanea
più un’area multimediale di fruizione delle riviste da sfogliare virtualmente sullo schermo, una galleria dei manifesti ed una sala proiezioni dove poter assistere ad una rassegna video in cui il visitatore si potrà immergere in un viaggio che ripercorre in sintesi tutta la mostra in pochi minuti.
Senza dimenticarsi delle ambientazioni e dell’impiego della grafica, dai disegni ottocenteschi, stampe d’arte a tutti gli effetti, ricche di particolari e di minuzie, imitazioni costanti della realtà vista da un’ottica pittorica (molti vignettisti del periodo erano pittori ed incisori)effigiata da Teja, Mattei, Redenti, per arrivare al novecento, periodo in cui inizia la sintesi grafica, il “pupazzetto”, raffigurazione simbolica dell’uomo, eseguita bene da Yambo, Scalarini, Galantara e Moroni Celsi contrapposti ideologicamente dalle riviste Il Mule e L’Asino.
Il salto verso una grafica moderna si avrà negli anni 30, dove la rivista Bertoldo farà scuola con i vari Steinberg (da molti definito il Ricasso dei vignettisti), Mondani, Mosca, Guareschi, e i fedeli al disegno classico Albertarelli, Boccasile e Molino, celeberrimo per il suo sfiorare l’iperrealismo su La Domenica del Corriere.
Nel dopoguerra si passa dal tratto grottesco di Attalo a quello raffinatissimo ed elegante di Barbara e Belli, per finire con il segno scanzonato e lieve di Federico Fellini.
Negli anni 50 e 60 la faranno da padroni i segni grafici semplici ed essenziali di Vighi e Cavallo, mentre negli anni 70 nasce davvero il vignettista che si lega ad uno stile rapido nel tratto ma ricchissimo di contenuto quali Giuliano, Elle Kappa, Altan e Chiappori, mentre Forattini inventa l’inserto Satyricon per La Repubblica dove si mettono in mostra talenti come Giannelli e tantissimi altri.
La satirca contemporanea pare in crisi non per il suo impiego, dicono Aloi e Moretti, ma per lo specifico del giornale satirico che dopo i successi incredibili de Il Male, Tango e Cuore, pare non riesca più a trovare una formula proponibile al grande pubblico.
dagli animali aristofaneschi (La vespa – 1848; La rana – 1865/1945; La mosca – 1880; La pulce – 1874; La zanzara – risorgimentale e postsessantottina), ai titoli che provocano, pungolano, aggrediscono, infastidiscono (La frusa – 1848; Pelo e Contropelo – 1972; Il manganello – 1923; Il musoduro – 1870), alle maschere etnico-regionali (Rugantino – 1848; Pulcinella – 1863; Stenterello – 1866), il mondo circense e l’animazione (Il pagliaccio – 1859; Clown – 1975; il Folletto 1848), fino agli strumenti dionisiaci e carnevaleschi (Il fischio – 1860; La sveglia – 1884; Lo chiarivari del popolano – 1848), ma anche gli animali della notte e dell’aldilà, della maglia e del mistero (La civetta – 1886; Il pipistrello – 1870; Il gatto nero – 1928; La strega – 1849; Il mago – 1865), per non parlare del diavolo (Belzebù – 1947; Mefistofele – 1865; L’infermo – 1849; Il lanternino del diavolo – 1848), i giochi non son da meno (Asso di bastoni – 1949; Il Matto – 1893; Scacco Matto – 1945), la chiacchiera popolaresca vicina alla locanda o del negozio del barbiere (La ciarla – 1885; Figaro – 1848; Don Basilio – 1946; La locanda dei vagabondi – 1863), o i richiami anche ad una cultura alta o medio alta (Rigoletto – 1862; Il grillo parlante – 1944; La lanterna di Diogene – 1856) per concludere con i simboli del “basso corporeo” o parti del corpo ( Il sottopancia – 1883; Cuore – 1989; Fegato – 1991).
Spiace non averli elencati tutti ma, come dicono gli stessi Aloi e Moretti, in questo modo si è voluto “solo creare u
n punto di partenza per poter continuare a discutere di satira e di umorismo, sperando nel contempo di esser stati semplici e chiari per permettere la comprensione anche a chi il mondo del disegno non lo vive da appassionato ma ne rimane affascinato ed incuriosito.”
STORIA D’ITALIA NEL PENNINO DELLA SATIRA
Fino al 25 febbraio 2007
MUSEO DELL’AUTOMOBILE “CARLO BISCARETTI DI RUFFIA”
CORSO UNITA’ D’ITALIA, 40 – TORINO
Tel. 011-677666
ORARI DI APERTURA
da martedì a domenica ore 10-18.30
Lunedì chiuso.
Biglietti
Intero: € 5,50
Ridotto e Gruppi (min. 15 persone): € 4,00
Gruppi scolastici: € 2,00
il biglietto consente l’ingresso alla mostra e al Museo dell’Automobile.
Sito
www.mostradellasatira.com
di Tomas