La Tosca all’Arena di Verona
Agosto 29, 2006 in Medley da Redazione
E’ nella splendida cornice dell’Arena di Verona che il 22 luglio si svolge la seconda rappresentazione della Tosca di Puccini, penultima delle opere rappresentate in questo 84° festival lirico della città scaligera.
Il caldo è tropicale nonostante siano le nove di sera, l’anfiteatro è gremito, l’atmosfera particolare e suggestiva, buon preludio ad una storia di amore e morte, di conflitti personali (l’amore tragico tra il pittore Mario Cavaradossi e la cantante Floria Tosca) e storici (la battaglia di Marengo, che sancisce la vittoria napoleonica sulle truppe pontificie) quale quella che sta per essere messa in scena.
Il “nuovo allestimento”, firmato in tutte le sue componenti (regia, scene, costumi e luci) dal regista argentino Hugo de Hana, per la seconda volta in Arena dopo il Nabucco del 2000, è monumentale e al tempo stesso essenziale: domina la scena l’enorme testa dell’angelo di Castel Sant’Angelo, presenza minacciosa e oscura, coperta da un telo nero fino all’entrata sul palco del Capo della Polizia Scarpia e successivamente svelata e imponente, vero e proprio punto focale e centrale del dramma che sta per compiersi, a cui rimandano il braccio semovente che impugna la spada e il pugno appoggiato che si trovano ai due lati del palco.
Il busto dell’angelo si erge contro una parete inclinata color ferro che vuole evocare le celle della prigione, ma che talvolta, all’alzarsi delle paratie offre uno spettacolo di luci, colori e contrasti: dietro la struttura si stagliano cardinali i cui costumi porpora e oro, sapientemente messi in risalto dalle luci, provocano un effetto visivo che ben si accorda con la maestosità del Te Deum alla fine del primo atto. E non è solo in quest’occasione che la magnificenza dei costumi, molto eleganti e ricercati, storicamente ineccepibili, contribuisce all’effetto scenico o a meglio delineare l’umore e la personalità dei personaggi in scena, come accade nel caso di Tosca.
Efficaci e suggestive scelte sceniche si affiancano dunque alla bellezza delle musiche, per la direzione di Daniel Oren, che ritrova per l’occasione l’opera del suo debutto veronese del 1984, e dei costumi, e alla bravura degli interpreti principali (nel ruolo del titolo il soprano Fiorenza Cedolins, già nota al pubblico veronese e legata al suo teatro anche per i prossimi anni, il tenore argentino Marcelo Alvarez nella parte di Cavaradossi, il baritono Ruggero Raimondi nel ruolo di Scarpia) per un risultato veramente emozionante e apprezzato dal pubblico.
Pubblico che, nonostante l’acustica a volte non ottimale, si è mostrato entusiasta dell’interpretazione complessa, passionale e drammatica di Tosca così come delle arie tenere, appassionate e struggenti eseguite da Alvarez: numerosi gli applausi a scena aperta – purtroppo talvolta in anticipo rispetto alla fine delle esecuzioni –, per cui gli spettatori hanno ottenuto un bis della celebre “E lucean le stelle” da parte di Alvarez, seguiti dall’ovazione finale. Un consenso di pubblico che lasciava ben presupporre circa il successo delle succesive rappresentazioni di Tosca (il 29 luglio e il 12, 18 e 25 agosto).
di Paola Perazzolo