La Vedova Scaltra
Marzo 12, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – Commedia di confine all’interno dell’immenso corpus teatrale di Carlo Goldoni, “La vedova scaltra” del 1748 segna una significativa tappa nel processo di riforma teatrale che dai lazzi di Arlecchino porterà agli amori di Mirandolina. Nel suo essere opera transitoria, ma non per questo meno suggestiva, al suo interno convivono ancora le due anime fondanti della teatralità goldoniana, “il Teatro” delle ultime maschere come Pantalone e Arlecchino, ed “il Mondo” con i personaggi attinti a piene mani dalla realtà, come la Vedova Rosaura e il Conte di Bosco Nero.
Il tormentato itinerario amoroso di Rosaura, alle prese con un colorito e grottesco quartetto di pretendenti, rivive fino al 19 marzo al Teatro Erba nell’allestimento dello Stabile di Bolzano, per la regia di Marco Bernardi, in uno spettacolo che beneficia dalla commistione tra gioco teatrale, significative in questo senso la presenza di un vivace Arlecchino, e vita vissuta, simbolicamente portata in scena nella variopinta umanità dello spasimante italiano Conte di Bosco Nero, al pari di quello francese, inglese e spagnolo.
Una messa in scena asciutta e lineare con la pedana girevole ideata dallo scenografo Gisbert Jaekel a scandire gli spazi della “processione amorosa” che vede Rosaura, vedova talvolta un po’ troppo razionale nell’interpretazione di Patrizia Milani, ambita preda delle sdilinquenti attenzioni di quattro goffi innamorati: antenata neanche troppo lontana di quel che sarà la locandiera Mirandolina, Rosaura mescola seduzione a fascino, intelligenza a scaltrezza, seminando il panico negli animi del grottesco gruppo di pretendenti dal quale, alla fine di un sottile quanto perverso gioco di ruolo e di identità, uscirà vincitore il Conte di Bosco Nero di un misurato Carlo Simoni.
Evidente, tra le righe di un testo vivace e ritmato, la presenza di alcuni dei temi che saranno colonne portanti della drammaturgia goldoniana; un modello di società costruito sull’apparire più che sull’essere, la critica ad un denaro strumento di potere e conquista, la forza di un carattere femminile in grado, da solo, di dominare l’universo maschile. Due ore di spettacolo, ripagate dai convinti applausi del pubblico, con una particolare citazione per lo scanzonato ed irriverente Arlecchino di Luigi Ottoni, e per Maximilian Nisi ed Andrea Castelli, rispettivamente il fumettistico Monsieur Le Blau e lo spagnoleggiante don Alvaro.
“La vedova scaltra” di Carlo Goldoni.
Regia di Marco Bernardi.
Teatro Erba, fino a domenica 19 marzo.
Per informazioni:
www.torino spettacoli.it
di Roberto Canavesi