Le forme della natura
Ottobre 20, 2003 in Fotografia da Redazione
Dopo il grande successo di Modena, la mostra di Paul Caponigro è ospitata a partire dal 29 ottobre alla Fondazione Italiana per la Fotografia. L’esposizione, prima retrospettiva italiana, è l’occasione per apprezzare il percorso creativo compiuto in oltre mezzo secolo di ininterrotta attività dal fotografo statunitense. Si parte dai primi paesaggi e still life degli anni Cinquanta per giungere alle raffinate ed essenziali nature morte dei giorni nostri, dove sembrano definitivamente incrociarsi e fondersi l’esperienza artistica e quella spirituale. Insieme al curatore Filippo Maggia, Caponigro ha scelto e stampato appositamente 137 immagini in bianco e nero ad illustrare l’evoluzione creativa di questo grande artista e della sua produzione. Studente di Minor White, da cui ha certamente imparato a guardare dietro la realtà apparente delle cose, e intimo amico di Ansel Adams e Brett Weston, grazie ai quali ha perfezionato la capacità di sentire il potere evocativo della natura, Caponigro usa il mezzo fotografico per esaltare la bellezza non sempre percepibile di forme semplici quali possono essere semi, frutti o conchiglie, magari accostandoli in improbabili composizioni. Contestualmente volge il suo sguardo nel cercare “il paesaggio dietro il paesaggio”, come appare nelle celebri serie di immagini di templi, megaliths e stone circles rispettivamente prodotte in Giappone, nelle Isole Britanniche e in Irlanda, eseguite in occasione delle due borse di studio ricevute nel 1964 e nel 1975 dalla Guggenheim Foundation, fotografie ove la sacralità del luogo sembra avvolgere ogni cosa.
Ricerca, questa, perseguita anche nei numerosi landscapes realizzati in molti Stati della confederazione americana, nei quali i grandi spazi e le vedute monumentali sono rappresentati come filtrati da un approccio intimo, quasi riservato.
Dopo la prima mostra personale alla George Eastman House di Rochester nel 1958, a soli 26 anni, e la personale al Museum of Modern Art di New York dieci anni più tardi, il lavoro di Caponigro è stato proposto in oltre 150 personali e altrettante collettive in tutto il mondo.
La mostra è accompagnata dalla colonna sonora “Sunflowers” composta espressamente per le fotografie di Paul Caponigro e firmata da Slanting Project (Enrico Marani) E’ una composizione elettronica per strumenti sintetici e nastro magnetico che accoglie in sé idealmente la passione per la musica del fotografo americano e si propone di sottolineare gli aspetti metafisici, che evidentemente permeano la ricerca di Caponigro, rallentando la fruizione e sospendendo ulteriormente il gesto estetico che si chiede stupefatto dell’esistenza di ogni soggetto ripreso.
SLANTING PROJECT é un marchio collegato al collettivo del Maffia Club di Reggio Emilia, che da anni svolge un ruolo pioneristico nella divulgazione della musica elettronica in italia, sia attraverso un attività editoriale con la rivista UT, sia discografica, che di concerti di artisti italiani e stranieri.
In particolare SLANTING PROJECT si occupa di sonorizzazioni e progetti speciali intorno al mondo dell’arte, perseguendo non una fusione posticcia, ma un lavoro in divenire che si confronta direttamente con l’artista e, quando possibile, con l’opera nel suo divenire.
La mostra è corredata da un ricco catalogo edito da Nepente (prezzo 54.00 Euro) e rappresenta il primo volume antologico italiano dedicato al maestro americano. Contiene tutte le immagini esposte, un testo critico di Filippo Maggia e note bio-bibliografiche.
Paul Caponigro. Le forme della Natura
A cura di: Filippo Maggia
Sede: Fondazione Italiana per la Fotografia, Via Avogadro 4 10121 Torino
Inaugurazione: 28 ottobre ore 19.30 – 22.30
Periodo: dal 29 ottobre all’11 gennaio 2004
Orari: Da martedì a venerdì 16-20; Sabato, domenica e festivi 10 – 20
Ingresso: Intero € 6,00 / ridotto € 4,50
Ulteriori informazioni: Fondazione Italiana della Fotografia – Ufficio Stampa, Emanuela Bernascone – Tel. 011.544132 – 011.546594 – 335.256829 [email protected] – www.fif.arte2000.net
di Paolo Bologna