Le Parole Son Finite
Gennaio 16, 2005 in Libri da Stefania Martini
E’ passato quasi un anno. E’ già trascorso quasi un anno da quando Emilio Gay ha lasciato la vita terrena per intraprendere un viaggio eterno verso l’ignoto.
A noi ha lasciato le sue poesie, la sua opera instancabile di esploratore di linguaggi, forme e simboli, il suo esempio.
Alcune delle sue opere sono state raccolte in un libro Le parole son finite curato da Rosy Bianchini di Martino. Accanto ad esse, il volume riunisce significative ed affettuose testimonianze di chi ha conosciuto Emilio Gay, di chi con lui ha condiviso, fin dai primi anni ’50 esperienze ed esperimenti culturali di cui Gay fu promotore.
Come sottolinea la Bianchini nella prefazione del libro Abbiamo deciso di raccogliere gli scritti nella maniera più semplice. Una prima parte dedicata agli interventi critici che esplorano i motivi della scelta poetica di Gay […].
Il nucleo centrale rappresentato dall’antologia poetica di Emilio […].
Il terzo capitolo è costituito da testimonianze di amici, confidenti, estimatori di Emilio, che raccontano frammenti della sua ricca personalità.
Scorrendo le pagine del volume emerge a tutto tondo la figura dell’uomo e dell’artista, del suo impegno e delle sue battaglie sia culturali che politiche.
Come ricorda nel suo intervento Marzio Pinottini, lo spirito ribelle di Gay verso la società “livellante e rinunciataria” si rivela già nei primi anni ’50, ai tempi dell’università e sfocia in un gesto clamoroso: un “attentato di carta” all’allora Presidente del Consiglio, il democristiano Amintore Fanfani alla guida del primo governo di centrosinista della storia della nostra repubblica, che costerà a Gay il carcere.
Nel 1973 viene pubblicata la sua prima raccolta di poesie “Rivoluzione artificiale” che ha per copertina il collage “San Sebastiano punto e trafitto” opera del pittore ed amico Roberto Lupo, la cui testimonianza ci svela un Gay sempre inquieto, proiettato alla ricerca del fondamento della sua arte, ricerca che si concretizza nel novembre 1994, ai piedi del monumento di Massimo d’Azeglio, nel Manifesto della Poesia Attiva. Introduzione ad un Codice di Ventura, primo atto di speranza e di fede in quell’azione che avremmo apprestata un mese dopo e che sarebbe diventata un gesto ‘storico’ di denuncia e di sfida ricorda Roberto Lupo.
Simbolo di questo neonato Movimento, la mantella.
Usiamo il manto perchè rende uniformi le persone e quindi omogenea la comunicazione corporea … ma lascia per certo libero il capo, elemento distintivo, dominante, che caratterizza la capacità intuitiva del poeta.
Poesia Attiva è un Movimento Culturale che dal 1995 promuove convegni internazionali, in cui è stata, via via, data voce agli autori dissidenti dell’Est oppure rivalutata la figura di poeti futuristi, da Marinetti a Farfa.
L’ultima edizione, svoltasi a Torino nel novembre dello scorso anno, è stata un omaggio alla figura di Emilio Gay, che ne è stato presidente fin dalla nascita dell’Associazione.
La fede assoluta nella poesia, nella sua sopravvivenza è uno dei temi fondamentali del pensiero di Gay. Come scrisse in “Poeti della notte”:
Quando la mia voce
sarà spenta
sentirete all’orecchio
le parole eterne
della Poesia!
di Stefania Martini