Lento è lo scorrere del tempo
Novembre 29, 2001 in Fotografia da Redazione
Immagini metafisiche, irreali. Difficilmente troverete nelle fotografie di Edoardo Cravero e Renato Fassino legami con la realtà percepita dai più. I lavori dei due artisti ritraggono mondi che vanno al di là di quelli comunemente definiti fisici.
La trasformazione dell’essere è al centro della loro ricerca: nella serie “Sulle ali del vento” vengono sì fotografati i danzatori, ma lo scopo è ritrarre lo spirito stesso della danza, e come questa scaturisce dai movimenti dell’uomo. Nella serie “Luce liquida” vengono fotografati i giochi dell’acqua per ritrarre l’idea del modificarsi della materia, inducendo alla meditazione sulla comune percezione spazio-temporale dell’uomo.
Figure umane eteree, dai contorni sfumati e confusi, distaccate dal contesto nel quale la coscienza umana è portata a immaginarle: nella serie “Sulle ali del vento” Edoardo Cravero esprime, utilizzando il mezzo fotografico, la sua personale interpretazione della danza, vista come “una trasposizione di corpi e di anime” che danzano insieme sul palco.
Rendere l’essenza della danza attraverso l’immagine non è semplice. “Cosa distingue un’immagine che ritrae un movimento di danza da una che ne coglie l’eterna essenza e che si trasforma, essa stessa, in arte?”, si chiede Adelinda Allegretti nella brochure di presentazione della mostra. E ottimamente risponde “Quando l’occhio meccanico lascia il posto a quello della mente, alla rielaborazione, alla scelta operata dalla creatività”.
Che ruolo ha il fotografo in tutto questo? Il ruolo fondamentale di saper fotografare attraverso i ballerini per imprimere sulla pellicola il pathos che i loro movimenti esprimono. L’immagine guida l’osservatore nell’arduo e soddisfacente compito di astrazione che le fotografie di Cravero gli richiedono: è l’azione necessaria per oltrepassare la materia e concentrarsi sull’idea stessa di danza, per meditare sulla presenza delle anime che, secondo Cravero, “danzano sul palco insieme alle ballerine, si distaccano da esse per poi rientrare nei loro corpi in un gioco sottile di linee e trasparenze”. La scelta del bianco e nero e dei tempi di scatto lunghi sono elementi propedeutici: la realtà viene mascherata celandone i colori, il suo segno più evidente, e il tempo viene sfumato alterando quella che ne è la nostra percezione visiva.
E al fotografo, Torinese, classe 1966, vanno i nostri complimenti, per la completa padronanza e per l’uso originale della tecnica fotografica, nonché per la creatività mostrata nella composizione de “Sulle ali del vento”.
La trasformazione della materia è il tema portante della serie “Luce liquida” di Renato Fassino, anch’egli Torinese e di classe 1966. Trasformazione, in questo caso, dell’elemento liquido, che, costretto dalle forze naturali ad adattarsi di continuo al terreno sottostante in un perenne caotico moto, strenuamente mantiene la sua identità e coesione.
Fassino sviluppa in questo modo una sorta di metafora della realtà umana, costretta dal fluire degli eventi a un incessante e incomprensibile moto.
Il modificarsi della materia è lento e inesorabile, e, così come l’evoluzione della coscienza, non segue i tempi propri dell’esistenza e della percezione umana, ma, se con questi confrontato, diventa eternità. I tempi lunghi usati nelle riprese di Fassino permettono di comprendere e assaporare questo perenne, caotico fluire.
E il testamento di tale cambiamento è impresso dall’acqua sulla pellicola, utilizzando spruzzi di luce riflessa, quasi barlumi di ricordi di grida, risate, sussurri, canti: l’acqua comunica in questo modo la propria gioia, e ci rende coscienti della sua presenza.
“Lento è lo scorrere del tempo” è nel complesso un’interessante esposizione di immagini che non intendono riprodurre una realtà, ma che guidano l’osservatore verso la meditazione e l’introspezione. Poco senso ha, in questi casi, fermarsi a discutere di tecnica e attrezzatura fotografica, ma bisogna privilegiare l’aspetto artistico dell’Immagine.
Ci concediamo un’unica critica: le modalità scelte per l’esposizione non valorizzano affatto, a nostro modesto parere, la bellezza delle opere esposte. Uno spoglio e caotico corridoio d’ospedale del tutto carente nell’illuminazione non è il luogo migliore per una mostra con queste caratteristiche. E i vetri opachi e rigati delle cornici, appese tra manifesti pubblicitari e locandine d’avviso, costringono ad incredibili contorsioni per poter osservare le fotografie, e non aiutano chi, come il sottoscritto, è già impegnato in una lotta del tutto personale per vincere il senso di oppressione generato dall’ambiente.
Lento è lo scorrere del tempo
fotografie di Edoardo CRAVERO e Renato FASSINO.
Ospedale Mauriziano, Largo Turati 62 – Torino.
16 novembre 2001 – 31 gennaio 2002.
Ingresso Libero
di Paolo Bologna