‘Libri da gustare’ & Traspi.net
Maggio 11, 2001 in Libri da Gustare da Stefano Mola
Nell’album dei Beatles, quello doppio con la copertina bianca c’è una canzone, “Savoy Truffle”. In questa canzone c’è un verso (ce ne sono anche altri, ovviamente, come in tutte le canzoni, ma sto cercando un inizio carico di suspense!). Il verso fa: “Tu sai che sei quel che mangi”. Se ci penso e sposto lo sguardo verso un pezzo di gorgonzola provo un certo disagio: dove andrà a finire la sua muffa verdastra? In faccia? Nei piedi? (ecco, allora alcuni fenomeni potrebbero trovare una spiegazione). Al di là dell’inquietudine, mi affascina pensare a questo processo architettonico di fissaggio grazie al quale, attraverso percorsi biochimici per me inimmaginabili, i cibi diventano me. Vuol dire che sarei una persona diversa se un giorno avessi mangiato (la foglia?) una pera invece che un timballo di maccheroni?
E penso adesso ai libri (il gorgonzola l’ho finito). Penso a tutte le parole mangiate con gli occhi, penso che anche loro da qualche parte devono essere andate, fissate in qualche neurone (sinapsi? pronuncio la fatidica frase dei gialli, “c’è un medico in sala?”, si accumulano i dubbi di carattere medico). Perché se ne ricordo almeno alcune, devono aver modificato qualche parte di me (non funzionano così anche gli hard disk?) anche qui attraverso processi biochimici imperscrutabili, e dunque anche loro sono diventate parte di me, dunque anche loro possono aver cambiato la mia vita. Qui forse la cosa è meno sorprendente, forse è più facile sentire frasi del tipo “Il Capitale (C. Marx) ha cambiato la mia vita”, piuttosto che “Quel risotto al nero di seppia è stato una svolta nella mia esistenza”.
E se i due processi fossero paralleli e concomitanti? In fondo, per quello che ne sa la mia ignoranza (il medico in sala ancora non si è fatto vedere, a questo punto mi basterebbe anche solo un’infermiera…) avendo ipotizzato che entrambi siano processi biochimici, magari il verso dei Beatles si sta fissando in una sinapsi (neurone?) grazie a una molecola che prima apparteneva alla parte bianca del gorgonzola (la muffa no, non so perché ma mi ispira più diffidenza, sarà il pensiero della muffa nel cervello).
Si aprono scenari affascinanti e per me inesplorati: cosa sarà meglio sbocconcellare leggendo “La luna e i falò”? Agnolotti del Plin? Banale. Ananas? (penso a “I mari del sud”, forse anche qui banalità, bisogna osare, osare di più). “Alla ricerca del tempo perduto”? Madeleines (ovvio) e frutti di bosco (frutti di bosco? Si perché, problemi?). E così via, verso altri fantastici menù, nonché opportunità di business: Imparare a memoria più in fretta e senza sforzo il ‘5 Maggio’ Ei fu siccome immobile eccetera? Mc Manzoni! (hamburger di pollo, peperoni e salsa worchester). Niente libri pesanti nello zaino, trovi la poesia sulla carta che avvolge l’hamburger (no, no, tremendo).
Insomma, queste non sono che alcune delle suggestioni di un abbinamento che veramente ha a che fare su come siamo fatti, sulla nostra cultura, sui nostri ricordi, sui nostri “gusti” in senso lato. A voi di stabilire, cari lettori, quali tra questi libri lo risolvano al meglio.
di Stefano Mola