Life is full of Pinkertons
Luglio 25, 2004 in Medley da Simona Margarino
[Madama Butterly]
Ab absurdo it is often believed that the capacity of committing not much decorous actions is a prerogative of the most despicable –or even monstrous- beings. Yet, in love, to conceive the tragedy of a woman possessed, married and then left to rot behind a Japanese fan, cooling to death, can be almost as ignoble as to think that similar things never happen, if not in the imagination of an opera to be sung, an anti-lullaby to win all fears.
In life, instead, abound those Pinkertons going mad for their Cio-Cio-San just to enjoy later the luxury to betray her, the affection, faithfulness or whatever remorse. In most cases they are not even deserving lieutenants of the American Navy, that could never be bad in such a shining uniform and the decorations. They chase the young silk moth who “svolazza e posa con tal grazietta silenziosa” (“flits about and alights with such a silent grace”) in order to cause her to run aground into the strands of a feigned wedding and a couple of exotic nights, bought at a very low price. To be allowed to wrench her wings is but a sadistic dream that is fulfilled, without really desiring it.
It takes place in private or in an Arena crowded with people, in the extremely refined enchantment of Fiorenza Cedolins, Madam Butterfly of 2004, in the suggestions of Zeffirelli, in the impetuous ardour with which a conductor directs his orchestra, in the slothful passion of Marcello Giordani, in the warm devotion of Suzuki Francesca Franci. But it could be elsewhere than in Verona, or Nagasaki, ‘cause the story returns every day anywhere, without the marvellous music of Puccini to sweeten the drama. Notes change, not the substance of the score.
In the conclusion what remains, as usual, is a sufferance without hate, the resignation of someone who doesn’t hope that a better love can arrive. If, though, a Kate gets the life of a sailor with no scruples to start again, why couldn’t a modern prince Yamadori be used by that same cheated woman to forget, in the meantime, among light sheets and no deceitful promise? These are the questions of those who go beyond the expectation of having to die, by misfortune or due to a bogus honour.
Maybe “Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo sull’estremo confin del mare” (“one day we’ll see a thread of smoke on the sea horizon”), and surely the white ship won’t be the Abraham Lincoln, but salvation come to take us on board. Then we won’t kill ourselves because of the pain any more, but the dagger will serve to prepare a succulent dinner and throw all leftovers of the past into the water, until Pinkerton’s crocodile tears mingle with the ocean, together with a deep curtsy and a geisha dress. A crystal toast to the butterfly that learns to fly by herself, at last: “Butterfly! Butterfly! Butterfly!”
[Madama Butterly]
Per assurdo si crede spesso che la capacità di commettere azioni poco decorose sia prerogativa degli esseri più abietti, o addirittura mostruosi. Eppure, in amore, immaginarsi la tragedia di una donna posseduta, sposata e poi lasciata marcire dietro un ventaglio giapponese che raffredda da morire può essere ignobile quasi quanto pensare che cose del genere non succedano mai, se non nella fantasia di un’opera da cantare, un’anti-ninnananna per vincere la paura.
Invece nella vita abbondano i Pinkerton che impazziscono per la loro Cio-Cio-San per poi godersi il lusso di tradire lei, l’affetto, la fedeltà o un qualsivoglia rimorso. Nella maggior parte dei casi non sono neppure meritevoli luogotenenti della marina americana, che non potrebbero mai essere cattivi in una divisa tanto splendente e le decorazioni. Rincorrono appena la farfalletta di seta che “svolazza e posa con tal grazietta silenziosa” per incagliarla nella rete di un finto matrimonio e un paio di notti esotiche, comprate a poco prezzo. Poterne strappare le ali non è che un sadico sogno che si realizza, senza realmente volerlo.
Avviene in privato o in un’Arena gremita di gente, nell’incanto raffinatissimo di Fiorenza Cedolins, Madama Butterfly del 2004, nelle suggestioni di Zeffirelli, nella foga forsennata con cui un direttore dirige l’orchestra, nella passione infingarda di Marcello Giordani, nella calda devozione di Suzuki Francesca Franci. Ma potrebbe non essere Verona, o Nagasaki, ché la storia ritorna ogni giorno ovunque, senza la meravigliosa musica di Puccini ad addolcire il dramma. Cambiano le note, non la sostanza dello spartito.
Nel finale rimane al solito una sofferenza senza odio, la rassegnazione di chi non spera possa arrivare un amore migliore. Se, però, una Kate fa ripartire la vita di un marinaio senza tanti scrupoli, perché anche un moderno principe Yamadori non potrebbe servire a quella stessa donna imbrogliata per dimenticare, nel frattempo, fra lenzuola leggere e nessuna ingannevole promessa? Sono le domande di chi va oltre l’aspettativa di dover morire, per sventura o un onore fasullo.
Forse “Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo sull’estremo confin del mare”, e sicuramente la nave bianca non sarà l’Abramo Lincoln, ma la salvezza venuta a prenderci a bordo. Allora non ci uccideremo più di dolore, il pugnale servirà a preparare un pranzetto succulento e gettare via in acqua gli avanzi di passato, finché le lacrime di coccodrillo Pinkerton si confonderanno nell’oceano, insieme a una profonda riverenza e un vestito da geisha. Un brindisi di cristallo alla farfalla che impara a volare da sola, finalmente: “Butterfly! Butterfly! Butterfly!”
Madama Butterfly:
Madama Butterfly
Tragedia giapponese in 3 atti di Giacomo Puccini
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
DIRETTORE Daniel Oren
REGIA Franco Zeffirelli
SCENOGRAFIA Franco Zeffirelli
COSTUMI Emi Wada
Maestro del coro Marco Faelli
Light Designer Paolo Mazzon
Dir. Allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia
INTERPRETI
Cio-Cio-San Fiorenza Cedolins
Suzuki Francesca Franci
Kate Pinkerton Mina Blum
F. B. Pinkerton Marcello Giordani
Sharpless Juan Pons
Goro Carlo Bosi
Il Principe Yamadori Alessandro Battiato
Lo zio Bonzo Carlo Striuli
Il Commissario Imperiale Angelo Nardinocchi
L’Ufficiale del Registro Nicola Troisi
Biglietteria della Fondazione Arena (Ticket office): Via Dietro Anfiteatro 6/B.
di Simona Margarino