Life School
Ottobre 3, 2004 in Punti di Vista da Simona Margarino
[ D.H.Lawrence, Women in love]
Do a thousand people in the same room become a community, a party or the beginning of a war? Whether to decide to converse, murder, want or insult one another is like donning a wax-match dress in front of a straw future to be lit or looked after; its story pertains to an invulnerable law whose interpretation seems as uncertain and corrosive as the frustration of not being always allowed to choose.
Sometimes, it is not a matter of nature, genes and skin. Attraction, as well as repulsion, are not the owners of every action; situations float over dissimilar pieces of ice: so the motives for meeting can flow into a wide range of effects, going from the most tender joy to the utmost terror.
When men shuffle their destinies, when they mix their days up, when they are there, in that place, alone with themselves, piles of cards to be played within four bricks, some prefer to leave the table, some may be compelled to stay, some look forward to enjoying a fight or a promised love. The fact is that not to avoid contacts remains an unquestionable urgency for a truce tasting of hope. A word, even slipped out of mute eyes, resembles a life-buoy of algae, in such an isle, whatever this is: a church, a battle field, a canteen, an office.
How come, though, that the accounts do not balance if it is a school, and to get into is also a couple of women with a fat belt around their waist? Maybe because human bombs do not talk.
1-3/9/04, Beslan, Osetia: a thousand people, mainly children, are kept by force in a school by a band of men with a myriad reasons and no justification. To resist is not just a question of survival, but say it to all those who have finished under the earth, more than 400 yesterday and millions over the last years, on all sides.
[D.H.Lawrence, Donne innamorate]
Mille persone nello stesso posto diventano una comunità, una festa o l’inizio di una guerra? Se decidere di dialogare, ammazzarsi, volersi o insultarsi è come indossare la veste di un cerino davanti a un futuro di paglia da appiccare o tenere a bada; la sua storia appartiene a una legge invulnerabile la cui interpretazione pare tanto incerta e corrosiva quanto la frustrazione di non aver sempre la possibilità di scegliere.
Talvolta non è una questione di natura, geni e pelle. L’attrazione, così come la repulsione, non sono padroni di ogni azione; le situazioni galleggiano sopra blocchi di ghiaccio difformi: allora le motivazioni per incontrarsi possono sfociare in un’ampia gamma di effetti, che vanno dalla gioia più tenera al più assoluto terrore.
Quando gli uomini mischiano i loro destini, quando incrociano i loro giorni, quando sono lì, in quel posto, soli con loro stessi, pile di carte da giocarsi dentro quattro mattoni, certi preferiscono lasciare il tavolo, certi possono essere obbligati a restare, certi non vedono l’ora di godersi una lotta o un amore promesso. Il fatto è che non evitare i contatti rimane un’urgenza indiscutibile per una tregua al sapore di speranza. Una parola, anche scivolata via attraverso occhi muti, rassomiglia a un salvagente di alghe, in una tale isola, qualunque questa sia: una chiesa, un campo di battaglia, una mensa, un ufficio.
Com’è, però, che i conti non tornano se si tratta di una scuola e, ad entrarvi, sono anche un paio di donne con una grassa cintura alla vita? Forse perché le bombe umane non parlano.
1-3/9/04, Beslan, Ossezia: un migliaio di persone, per lo più bambini, sono tenuti con la forza in una scuola da una banda di uomini con una miriade di ragioni e nessuna giustificazione. Resistere non è solo un problema di sopravvivenza, ma ditelo a tutti quelli che sono finiti sotto terra, più di 400 ieri e milioni negli ultimi anni, su tutti i lati.
di Simona Margarino