L’Inverno di Vivaldi | Sudate Carte Curiosità III edizione
Marzo 15, 2005 in Sudate Carte da Stefania Martini
Le celebri “Quattro Stagioni”, quattro concerti dedicati ognuno ad una delle stagioni che si susseguono nell’anno solare, sono tra le opere più note di Antonio Vivaldi e furono inserite dal celebre compositore veneziano in una più ampia raccolta di dodici concerti, intitolati Il Cimento dell’armonia e dell’invenzione .
In questi concerti, notevole è l’uso strumentale e coloristico che Vivaldi fa degli archi, dai poderosi unisoni per rappresentare la tempesta, alla sordina per il cinguettio degli uccelli, alla sapente dosatura del contrasto tra movimento d’arco e pizzicato.
Forse non a tutti è noto che ognuna delle quattro stagioni è introdotta da un sonetto, composto da autore ignoto e, presumibilmente, in un periodo successivo a quello della stesura della partitura del testo musicale, con l’intento di fissare le immagini descritte da Vivaldi attraverso la musica.
Il sonetto che introduce l’Inverno, concerto in Mi maggiore per violino ed archi, suonato sempre quasi “in sordina” poiché concepito da Vivaldi per essere eseguito in chiesa, è pervaso da folate di venti gelidi che fanno rabbrividire e battere i denti, e il ripetuto ricorrere della parola ghiaccio non può che enfatizzare la costante sensazione di gelo.
Agghiacciato tremar tra nevi algenti
Al severo spirar d’orrido Vento,
Correr battendo i piedi ogni momento;
E pel soverchio gel batter i denti;
Passar’ al foco dì quieti e contenti
Mentre la pioggia fuor bagna ben cento.
Camminar sopra ‘l ghiaccio, e a passo lento
Per timor di cader girsene intenti;
Gir forte, sdruccievole, cader a terra
Di nuovo ir sopra ‘l ghiaccio e correr forte
Sin che ‘l ghiaccio si rompe, e si disserra;
Sentir uscir dalle ferrate porte
Scirocco, Borea e tutti i Venti in guerra.
Quest’è ‘l Verno, ma tal che gioja apporte.
di Stefania Martini