Lippi: “Sono tornato per vincere”
Giugno 20, 2001 in Sport da Roberto Grossi
“A volte ritornano”. Questo il film andato ieri pomeriggio in scena nella sala (che pareva un cinema) dell’Unione Industriale di Torino. Protagonista del remake, si spera fortunato quanto il primo, un Marcello Lippi abbronzatissimo e sorridente, ‘scortato’ per l’occasione da Moggi, Bettega e Giraudo. Due anni e mezzo dopo l’ultima apparizione alla corte della Vecchia Signora, Lippi appare piuttosto emozionato e in versione sorprendentemente “buonista”, tanto da sembrare Paul Newman, la cui rassomiglianza è notevole: “In passato ammetto di aver esagerato con le parolacce e con una certa aggressività verso i mass-media – dichiara sereno il buon Marcello -, cercherò di porre un freno alla mia irruenza”.
Una dedica allo ‘sconfitto’ Ancelotti (“Non lo conosco a fondo, ma tutti mi hanno parlato bene di lui”) e un ringraziamento a Fabio Capello (“L’unico allenatore che mi ha telefonato per congratularsi del mio nuovo incarico”) completano il quadro da ‘volemose bene’, con una piccola-grande appendice di rimpianto: “Se potessi tornare indietro nel tempo non rifarei la scelta del ’99. La Juve fece di tutto per non farmi partire ma io ero convinto di fare la cosa giusta. Quella scelta mi è costata davvero tanto: un peccato lasciare l’avventura della Champions League, ma anche del campionato, perché non vorrei che si dimenticasse che prima dell’infortunio di Del Piero e della pubalgia di Inzaghi noi eravamo in testa. Non reputo comunque completamente negativo il periodo trascorso all’Inter, ma preferisco non parlarne”.
Il ricordo del passato non sposta però di un millimetro il fine ultimo per cui Umberto Agnelli ha deciso di riportare a Torino il conquistatore di tre scudetti, una Champions League, una coppa Intercontinentale, una coppa Italia e altre coppette assortite.. Un periodo d’oro, forse irripetibile: “So bene che i dirigenti e i tifosi pretendono dal sottoscritto soltanto una cosa: vincere. E io cercherò di accontentarli con tutte le mie forze. Della prima esperienza in bianconero bisogna cancellare solo le poche cose negative che sono successe nell’arco di cinque anni splendidi, e prendere invece le tante cose positive. Penso ad esempio al grande patrimonio accumulato in fatto di mentalità e gestione del gruppo. Tanti calciatori della Juve mi conoscono già, sanno quel che pretendo e che posso dare loro: nella mia rosa sono tutti importanti, non esistono figli e figliastri. Il mercato? Zidane non si tocca, cosi come Tacchinardi. Van der Sar è un grande portiere e un grande uomo, difficile trovare di meglio”.
L’allenatore di cervelli è tornato dove ha vinto tutto, sprezzante dei pericoli di trasformarsi in una ‘minestra riscaldata’ e orgoglioso invece di essere stato richiamato in una società così particolare: “In questi mesi che sono rimasto fermo ho ripensato a tante cose: chi non è stato alla Juve non può capire cosa significhi far parte di questo club. Questo inverno ho rivisto a casa mia tante videocassette di partite della mia Juve passata, e ho rivissuto emozioni indescrivibili, uniche”.
La ‘triade’ dirigenziale ha fiducia in lui, i tifosi invece sono divisi tra la gioia e il ricordo di quel divorzio traumatico avvenuto nei primi mesi del ’99 contro il Parma: “So benissimo che devo riconquistare la loro fiducia e penso che sia giusto così.. Ho notato con piacere che, quando sono andato via dell’Inter, molti tifosi bianconeri mi hanno scritto i loro incoraggiamenti, qualcuno chiedendomi anche se avessi voluto tornare. Adesso sono qui, so di aver fatto degli errori e sono pronto a essere giudicato”.
Qualcuno ha già cominciato a farlo: gli “Irriducibili”, gruppo ultrà bianconero della curva Nord, non hanno dimenticato il modo con cui il toscano trattò i tifosi juventini al termine della sua prima avventura a Torino. Si prevedono tempi duri come lo fu per Ancelotti: allora era la curva Sud a contestare il ‘manovratore’. Cambia la guardia e anche la curva ‘ribelle’?
di Roberto Grossi