Lo spleen di Mompracem
Luglio 1, 2011 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Lo spleen di Mompracem |
Autore: | Filippo Sottile |
Casa editrice: | Miraggi |
Prezzo: | € 12,00 |
Pagine: | 168 |
I libri sono delle finestre cui si affacciano i personaggi. Anche a fare stalking bivaccando sotto il davanzale, l’unica cosa in cui possiamo sperare è che l’autore tiri le tende e ci faccia vedere uno spezzone, arbitrariamente, a sua insindacabile scelta. Gli autori probabilmente hanno questo atteggiamento protettivo e genitoriale, non penso che vada loro troppo a genio che i personaggi si mettano le chiavi in tasca e dicendo: “torno per cena” (in quel tono vago che certifica che saranno sicuramente in ritardo) escano e se ne vadano per il mondo, magari cadendo nelle braccia non si sa bene quanto benevole di noi stalker che (ricordiamolo) siamo lì sotto il davanzale (magari nel frattempo per la noia dell’attesa ci siamo addormentati e allora, come direbbe il Lisander, Addio monti).
Il fatto è che nemmeno il più tirannico tra i genitori può impedire che i figli prima o poi se ne vadano per il mondo (nemmeno quel tipo tremendo austriaco che aveva segregato la figlia in cantina, ci si passi questo esempio un po’ crudo).
Perché pur se i personaggi si affacciano per pochi attimi, le loro immagini (platoniche o no) si fissano nella testa di noi lettori. Per quanto poco stalker siamo, alla fine ci viene da fantasticare su questi uomini e donne e animali e alieni che abitano nei libri, e così facendo magari immaginiamo come si lavano i denti, o come sarebbe andarci a cena insieme, o con quale rituale fanno colazione al mattino.
Riempiamo quei buchi che gli autori volevano rigorosamente neri. Se poi siamo particolarmente fantasiosi, magari diventiamo autori a nostra volta, immettendo in circolo le storie che abbiamo costruito su personaggi inventati da altri, che adesso diventano (anche) nostri.
Pensate per esempio a Pia dei Tolomei. Dante le dedica in tutto meno di dieci versi. E Donizetti, qualche secolo più tardi, ci scrive su un’opera lirica in tre atti.
Chissà se è proprio così che ha fatto Filippo Sottile. In ogni caso, in questo libri ci regala in un certo senso il backstage di alcuni tra i personaggi che più ci hanno fatto avventurosamente sognare, ovvero Yanez e Sandokan.
Avevate mai immaginato che Sandokan scriveva poesie? Che Mompracem potesse essere una specie di Parnaso, con pirati che suonano, cantano, disegnano, dipigono? Che Yanez se ne stesse in mutandoni sulla spiaggia, e che sparasse una palla di cannone nell’acqua per poi godersi le conseguenti onde?
Be’, se non ci avevate mai pensato, e se da piccoli siete stati dei fan salgariani, forse vale la pena di leggere questo libro, ed eventualmente confrontarlo con i vostri backstage degli immortali eroi inventati dall’altrettanto immortale e nostro Emilio.
di Stefano Mola