L’odore acido di quei giorni
Aprile 4, 2011 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | L’odore acido di quei giorni |
Autore: | Paolo Grugni |
Casa editrice: | Laurana |
Prezzo: | € 16,50 |
Pagine: | 288 |
Alessandro Bellezza è un medico espulso dall’ordine: ha curato un brigatista che gli è poi morto sotto le mani. Da allora, non potendo più occuparsi degli uomini, passa le sue notti a raccogliere gli animali feriti lungo la statale. Se sopravvivono, li tiene nella sua casa, troppo vuota dopo che la moglie se ne è andata portandosi via i loro due figli. È impegnato politicamente, a sinistra del PCI.
Il 15 dicembre del 1976, dopo una partita a scopone in trattoria, riprende il suo pick-up e si avvia verso casa. Nevica, tantissimo. L’autoradio è sintonizzata sulla mitica Radio Alice. A un certo punto, al margine d’una piazzola di sosta, scorge una sagoma. Pensando che possa trattarsi di un animale ferito ricoperto dalla neve, si ferma. Si tratta invece del corpo di una donna. La carica a fatica, la porta a casa, convinto che sia morta. Il mattino dopo scoprirà che la donna è viva, seppur malconcia, e soprattutto, priva di memoria. E scoprirà anche che non lontano dal luogo dove a ritrovato il corpo, è stato commesso un omicidio: una donna è stata uccisa con un colpo di pistola nella vagina.
Comincia così questo romanzo con cui Paolo Grugni rivisita uno dei periodi più caldi ed oscuri della nostra storia recente, quei mesi che portano alla sconfitta del Movimento. Il penultimo capitolo del libro è infatti datato 13 marzo 1977, il giorno successivo all’irruzione della polizia nella sede di Radio Alice che porterà alla chiusura dell’emittente. Non solo: ci offre anche una ricostruzione (che potrebbe anche essere plausibile) delle “stragi di stato” e dei presunti intrecci tra i i servizi segreti e i movimenti eversivi di destra.
Di più delgi eventi non vogliamo assolutamente dire, perché uno dei pregi di questo libro sta proprio nella trama sapientemente orchestrata, sorretta da un ritmo narrativo che avvince senza cadute di tensione, interpretata da personaggi credibili, veri. Bellezza non è un superuomo, non nasconde le sue debolezze, ma ha anche delle forti passioni, personali e politiche. La sua figura è simbolo di una possibilità che il PCI non ha saputo cogliere, essendosi a volte troppo arroccato su posizioni istituzionali per timore di essere confuso con i cosiddetti “compagni che sbagliano”. E l’intercalare la narrazione con frammenti di giornali radio che riportano i concitati accadimenti di quei giorni permette di restituire il clima di un passaggio storico senza per nulla appesantire il filo del noir.
di Stefano Mola