L’ONDA LIBERA dei Modena City Ramblers
Aprile 26, 2009 in Musica da Gino Steiner Strippoli
“TUTTI GLI ESSERI UMANI NASCONO LIBERI ED EGUALI IN DIGNITA’ E DIRITTI”
E’ davvero finito il lungo inverno dei Modena City Ramblers, ed è davvero finita la transizione al dopo Cisco. “Dopo il lungo inverno”, album del 2006, che sancì di fatto il terzo momento storico della band modenese, non aveva convinto granchè ( pubblico e critica) sia dal punto di vista sonoro che per la sua letteratura troppo leziosa. Poi ,si sa, il via vai di artisti all’interno di una band non sono mai facili da assimilare soprattutto per il pubblico, che mal digerisce i cambiamenti soprattutto legati ad un frontman del calibro di Cisco. Normale quindi pensare anche alle difficoltà incontrate dai nuovi vocalist Dudu e Betty, che han dovuto subire il confronto mai simpatico con l’ex leader. Poi si è messo di mezzo anche il destino con la scomparsa di Luca “Gaby” Giacometti a frenare il progetto MCR 3. Adesso davvero siamo al ‘dopo il lungo inverno’ durato tre anni dove i ‘nostri’ hanno pensato e ripensato a scrivere sonorità tornando alle loro origini musicali e ai loro testi graffianti, ricchi di spirito di libertà, che hanno sempre contraddistinto la loro storia.
Ed è arrivata un onda travolgente, “Onda Libera” (Mescal), un lavoro importante che i Modena City Ramblers stanno portando in questo periodo in giro per l’Italia
Undicesimo album per dodici brani, registrati all’Esagono di Rubiera in quel di Reggio Emilia, dodici canzoni piene di sentimenti profondi che si ‘infilano’ in maniera naturale in un tappeto sonoro impressionante, che passa dai ritmi reggae (sentire “Libera mente”) a quelli tzigani come in “C’è tanto ancora”, una trascinante canzone dove la voce di Betty si erge nella sua energia e bellezza per raccontare che c’è ancora da lottare sia col braccio che con la mente, per costruire ogni giorno le nostre liberta d’individui e cittadini. Giro di valzer in “Valzer chiuso in soffitta” I sei ottavi modenesi passano in un mix profondo tra l’Irlanda e la terra del Salento facendo esplodere la tammuriata ne “La Ballata della Dama Bianca”, tema attuale delle morti bianche, quelle che colpiscono ogni anno uomini e donne mentre sono sul lavoro. Un disco che è un vero esempio di Combat Folk esplosivo, più agguerrito che mai, voglioso di esprimere tutta la sua “Onda libera”, ma libera veramente. D’altronde il passaggio fondamentale in questo album è quella voglia di libertà da difendere a tutti i costi, una libertà che spesso si crede di avere ma che in realtà è la libertà che ti fanno credere di avere.
La copertina di “Onda Libera” è emblematica sul tema in questione grazie alla trascrizione di alcuni passi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”:
“Tutti gli essere umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione senza limitazione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale…….”.
Questo è ben rappresentato dal nuovo lavoro dei MCR e dall’omonima canzone che da il titolo all’album: Onda libera, sicuramente è la canzone che sfoggia un energia che sale e che non si può fermare, un’onda partita dalle scuole, dai giovani studenti: da loro si deve partire per dare il via ai cambiamenti nella nostra società e nei suoi tanti falsi ‘ valori di libertà. Si potrebbero spendere fiumi di parole per questi Modena City Ramblers ma forse è bene farli parlare in intervista che è stata come sempre una chiacchierata tra ‘vecchi’ amici: Kaba Cavazzuti, Fry Moneti, Franco D’Aniello, Massimo Ice” Ghiacci, Dudu Morandi, Leo Sgavetti, Betty Vezzani, Robby Zeno.
“ Si tratta – dice Fry
Moneti – dell’undicesimo album e nel contempo mi fa sentire molto vecchio ma molto orgoglioso, insomma di acqua ne è passata sotto i ponti. Si chiama “Onda Libera” perché l’intero album è permeato da una forte idea di libertà, libertà intesa come libertà mentale, libertà da ogni cosa, libertà di non essere oppressi, di poter dire quello che si vuole. Libertà con la L maiuscola, il disco infatti sancisce un rapporto molto forte tra i Modena City Ramblers e l’associazione Libera di Don Ciotti, quella che lavora nelle terre confiscate alla mafia. E’ un’onda che capovolge tutto, un’onda vitale, sanguigna e passionale. Nel momento della scelta del nome da dare all’album abbiamo pensato a questo titolo molto forte per dare un senso di positività e ottimismo al mondo, nonostante alcuni pezzi sono molto scuri per le tematiche trattate”.
“Si ,diciamo che c’è un gioco di parole con ‘Libera’ ma è anche una sorta di dedica forte al sud Italia in generale, perché il disco è molto permeato dall’atmosfera del sud sia come suoni che come tematiche. E’ una vera dedica a queste persone che si ribellano a quel mostro tentacolare che è la mafia ma è anche una dedica di amore verso queste terre”.
“ Si, ‘Valzer chiuso in soffitta’, un pezzo in cui Betty canta magistralmente, è una sorta di invito a ricordarsi delle vecchie cose, alle cose che abbiamo passato, alle cose che magari i giovani di oggi non fanno più come ad esempio scrivere una bella lettera d’amore invece che una e-mail. E’ un pezzo di atmosfera malinconica che si prestava bene al ritmo di valzer”.
“E’ un brano dedicato a questo popolo che in questi ultimi anni è stato demonizzato, stigmatizzato, tanto da far sembrare che dietro ogni zingaro, ogni rom vi sia uno stupratore, un assassino, un ladro, quando invece parlando di numeri la maggior parte degli stupri sono fatti all’interno del nucleo famigliare, magari in famiglie di borghesi e apparentemente tranquille. Noi ci ribelliamo a questa visione, e a questo fare di tutta l’era un fascio, con una dedica a questi figli del vento senza orari, senza patria, che hanno scelto questo modo cosi romantico di vivere”.
“Diciamo che noi – racconta Robby Zeno – già da tempo siamo sempre stati sensibili a questa particolarità, infatti la cosa che diciamo è che la mafia non è un problema del sud , la mafia è un cancro che si è distribuito bene in tutta l’Italia, sia al nord che al sud. Per questo motivo faremo correre una carovana ‘Libera” per cantare là dove sono stati confiscati i beni alla mafia. Il nuovo disco lo abbiamo fatto seguendo una precisa tematica perché crediamo sia giunto il momento che ci sia una ribellione nei confronti di questi poteri occulti, oltre agli altri poteri che già conosciamo”.
“ Noi siamo da sempre affascinati dalle contaminazioni perché siamo una band di otto persone che ascoltano di tutto e ognuno ha le sue preferenze, con generi divers
i. Questo è un brano particolare dove emergono queste cose, ma la cosa più lampante che viene all’ascolto dell’intero album sono le sonorità che arrivano dal sud, come ad esempio la tammurriata che è un modo di cantare la canzone popolare nel sud Italia dove si facevano delle strofe inventate anche sul momento”.
“Questo pezzo – risponde Dudu Morandi – è nato pensando a Aldo Moro e alla sua detenzione, però è una canzone che può essere estesa a qualsiasi prigionia singola, rispetto ad una dipendenza e al bombardamento mediatico che ogni giorno ci tocca subire. E’ un brano che parla di tutte le prigionie che implicano una grande solitudine e al tempo che un prigioniero ha per riflettere, per pensare il perché di questa prigionia”.
“E’ un brano d’amore, ogni tanto ci concediamo anche noi il vezzo di parlare di questo forte sentimento, e anche l’amore ha bisogni di libertà. La libertà è fondamentale quanto la fedeltà, il rispetto dell’altra persona. Il rapporto di coppia non deve mai trasformarsi in prigione, bisogna avere sempre degli obiettivi comuni e anche non comuni, bisogna avere delle piccole diversità e avere delle cose da coltivare nel ‘giardino’ insieme e anche non insieme per far si che questo rapporto non diventi una prigione dorata”.
“Sai questo è un album molto legato alla tradizione dei MCR, un album poco prodotto, poco patinato, molto folk, si sentono gli strumenti che suonano, si sente il legno, si sente il ferro dello strumento che sta suonando, non abbiamo sovrainciso quasi nulla, c’è la sabbia e c’è il sudore. Ci aspettiamo che venga accolto bene, lo speriamo, noi siamo molto contenti del risultato”.
di Gino Steiner Strippoli