L’ultima notte bianca
Dicembre 29, 2007 in Libri da Tiziana Fissore
Titolo: | L’ultima notte bianca |
Autore: | Alessandro Perissinotto |
Casa editrice: | Rizzoli |
Prezzo: | € 17,00 |
Pagine: | 224 |
Ritorna il personaggio della psicologa Anna Pavesi nell’ultimo romanzo di Alessandro Perissinotto, per la seconda volta dopo il suo debutto nel precedente romanzo intitolato ‘Una piccola storia ignobile’ ed è proprio questa donna che diversamente da un detective risolve i casi affrontando e rimanendo coinvolta nei vari drammi che si parano davanti,anche con coraggio nel senso che non essendo una donna sicurissima di sé, pur avendo problemi personali (non dimentichiamo che Anna esce da un divorzio ed il marito ha una nuova compagna), affronta le situazioni di sparizione con la semplicità della donna di tutti i giorni e se di coraggio si parla è quel coraggio che non ha nulla dell’incoscienza o della superficialità.
Anna affronta le situazioni con la consapevolezza che il pericolo è dietro all’angolo ma lei non se la sente di tirarsi indietro per salvare se stessa. Ed ecco che la psicologa prende il posto al detective ed il lato umano di aiutare il prossimo prende il sopravvento.
La trama molto semplice è quella della scomparsa di un’educatrice, Germana, molto legata al caso di un tossicodipendente affogato nel Po e che sparisce nel nulla abbandonando il centro di accoglienza mobile dove è di servizio.
Quello che contraddistingue questo romanzo da altri è la comparsa di un termine nuovo: bornout che significa il passaggio psicologico che avviene in chi cerca di aiutare i tossicodipendenti e poi, scoraggiato e stanco e nonché sfiduciato, rimane coinvolto a tal punto da passare la barricata e passare dall’altra parte diventando a sua volta vittima della droga e ingoiato nel triste sistema.
Originale invece è l’ambientazione nel quadro della Torino olimpica e la storia si concluderà proprio nell’ “ultima notte bianca” quando la città di Torino si trasforma in un grande teatro dove regna sovrana l’euforia, il divertimento sfrenato, un voler dimenticare la vita di tutti i ì giorni con i suoi problemi, il disagio della gente comune, l’emarginazione.
Protagonista a parte ma non meno importante è la città di Torino, con la sua atmosfera brumosa, il nevischio, il Po, via Roma con i suoi eleganti e costosi negozi, via Po con i suoi portici, piazza Castello, i caffè d’epoca, le bancarelle di libri. E poi le varie comparse tipo la venditrice di libri o il proprietario del bar dove sono rimasti pochi vecchi torinesi a giocare a carte e che si contrappongono a nuove comparse come i punkabbestia, le prostitute, i drogati con le loro siringhe che si trovano sulle rive di un placido Po.
Ecco dunque che da una vicenda che si può definire personale nasce la vita di una città in evoluzione, con tutti i problemi che l’evoluzione comporta, come la perdita di valori, un aumento di violenza. Si tratta di una storia di tipo giallo d’accordo ma soprattutto di un romanzo generazionale, affondando un periodo ben delimitato di questo millennio, analizzando e mettendo a confronto mentalità, usi e costumi passati con mentalità, modi di affrontare il quotidiano di una parte della popolazione e purtroppo della gioventù. Una storia che si camuffa e traveste come un pagliaccio in una notte di festa ma che al termine, quando si toglie il trucco rimane nudo con la propria immagine piena di piaghe interiori e di problemi mai risolti.
di Tiziana Fissore