Marina Nekhaeva per Traspi.net
Giugno 26, 2002 in Arte da Sonia Gallesio
Russa di origine, per la precisione di Mosca, da tre anni vivi e lavori stabilmente a Torino. Come ti pare l’ambiente artistico e culturale piemontese e più generalmente quello italiano? Pensi che ci sia sufficientemente spazio per i nuovi artisti emergenti?
La mia opinione è che l’arte, in questo momento, si trova in una situazione critica, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Questo perché essa, inevitabilmente, riflette la nostra vita quotidiana. La crisi sociale in atto, globalmente, intralcia la nostra creatività. Gli artisti sono ora in cerca di varie possibilità per uscire da questa situazione “anticreativa”, di nuove strade per esprimersi.
Considerando il clima culturale di questi ultimi anni sembra che Torino stia diventando una delle più importanti capitali dell’arte contemporanea italiana, scoppiettante focolaio delle nuove tendenze: tu sei d’accordo?
Sì, sono assolutamente d’accordo. Credo che Torino stia diventando una città piuttosto promettente in tal senso: in questo periodo stanno nascendo molti movimenti artistici (formati da giovani appartenenti ad una nuova generazione di artisti, la quale darà vita – sicuramente – ad un “Nuovo Rinascimento”). Secondo me, il capoluogo piemontese ha grandi possibilità di diventare un centro artistico importante, particolare, alternativo e nello stesso tempo accademico. Torino è ricca di antiche tradizioni, di opere d’arte famosissime in tutto il mondo. Considerata una città storicamente chiusa ed avendo vissuto per molto tempo oscurata dalla FIAT, cerca ora di assumere un ruolo diverso lasciando spazio alle nuove tendenze. La voglia di non abbandonarsi alla routine della vita quotidiana, “aiuta” i giovani artisti (e non solo) a non rimanere fermi e a cercare in continuazione strade alternative per non essere mai uguali e banali.
Quali sono i tuoi artisti preferiti, del passato o contemporanei?
Credo che ogni artista, come ogni altro essere umano, nella sua vita incontri delle persone che gli somigliano profondamente, che pensano al suo stesso modo, creano ed esprimono se stessi in maniera simile. Si tratta di esseri affini, le cosiddette anime gemelle. Nella mia vita d’artista ci sono altri artisti che capisco profondamente. Il mio pittore preferito è sempre stato Michail Vrubel (russo, vissuto tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900). Quando mi capita di tornare a Mosca, il primo posto in cui vado è la Galleria di Tretiakov: in essa è custodita una vastissima collezione donata alla città, a suo tempo, dallo stesso mecenate (grande appassionato d’arte, “angelo custode” di tanti artisti russi del periodo). Entrando, mi dirigo direttamente nella sala di Vrubel: passo ore ed ore ammirando le sue opere. Un altro pittore molto significativo, per me, è Toulouse Lautrec – un grafico eccelso (a mio parere la sua pittura è molto “grafica”!). Non solo il colore, ma anche la linea ed il segno erano importanti per questo “piccolo uomo dalla grande anima”. Ultimamente sono molto attratta dal periodo medievale; mi ispirano notevolmente gli artisti appartenenti alla cosiddetta “epoca del buio”: Dürer, Bruegel, Bosch – angeli con le ali nere o, al contrario, demoni dalle anime che volano verso la luce. Ci sono anche tante personalità contemporanee che apprezzo molto: Colombotto Rosso e Victor Manucovskiy in pittura, Bill Viola e Mattew Barney nel video.
Ma parliamo di te e del tuo lavoro: cosa significa, per te, creare arte?
Per me l’arte è la vita. Non posso dire che io creo arte: io la vivo. Il mio mondo, apparentemente reale, lo costruisco spesso con la fantasia. Ogni tanto non riesco a capire qual’è la differenza tra la realtà e la dimensione che ho creato con la mia pittura, la scultura, i video. Il progetto che ho realizzato ultimamente è stato un lavoro lungo e profondo sulle emozioni, i sentimenti, le sensazioni. Il personaggio creato da me non è figurativo: sono partita dall’idea, dall’energia, dall’emozione che si sono poi trasformate ne Il Protagonista, come lo chiamo io. Tutta la serie dei miei lavori trattiene un’unica idea, il mio pensiero sulla vita – che è difficile e divertente, sofferente e allegra, dura e leggera… Il mio personaggio trasmette tutte queste emozioni ed ogni quadro rappresenta una piccola parte dell’oceano dei sentimenti.
So che hai realizzato un video: di cosa si tratta esattamente? Il protagonista è sempre l’essere dei tuoi dipinti?
Si, ultimamente mi interessa molto lavorare con i video, in particolare con i cortometraggi (realizzati tramite videomontaggio e l’utilizzo degli effetti speciali di computer ed animazione). Per me la produzione video è un’opportunità nuova, questo è un inizio. Il mio primo video è abbastanza astratto e contiene varie serie di immagini, dove ogni videoframe è stata modificata graficamente. L’idea alla base è quella di mettere in movimento il “personaggio” che prima era stato dipinto, scolpito utilizzando i materiali più diversi, accerchiato da forme astratte. Finalmente, adesso, il video mi permette di fornire un senso di continuità a tutto il percorso, donando la vita a questo “qualcuno” che, per lo spettatore, potrà essere qualsiasi persona.
Mani, piedi, teste che fuoriescono dalle tele: questo tipo di scelta compositiva dona all’opera una certa irruenza, si percepisce l’energia dell’anima, di quella creatura che vuole emergere, uscire e manifestarsi. Cosa rappresenta, per te, l’essere che raffiguri? Guardando i tuoi lavori percepisco una certa tensione emotiva, una sorta di ansia interiore che ha necessità di prendere corpo. Traspare un senso di inquietudine, vivo ed energico. La tua creatura da quali dimensioni fugge ? E fin dove vorrebbe spingersi, sempre che qualcosa voglia raggiungere?
Spesso, nella vita, vogliamo liberarci dalle condizioni che ci costringono ad esistere ed essere in un dato modo, mentre noi vogliamo qualcosa di diverso… Io racconto di questa voglia di uscire, fuggire, sparire completamente dalla realtà per trovare qualcosa che infonda armonia. Le figure coreutiche rappresentano “Il Grido della Libertà”. I miei personaggi cercano di trovare la strada che li conduca al sicuro, nella dimensione giusta per loro…
Cosa nutre la tua arte? Quali sono i sentimenti che ti appaga maggiormente esternare?
La costrizione, la prigionia. La scontentezza dovuta alle restrizioni sociali e culturali. La
delusione.
L’estate è già cominciata; è tempo di bilanci: come è andata dal punto di vista professionale, questa stagione? So che le tue opere esposte al Teatro Juvarra hanno ottenuto un buon successo….
Mi sono lasciata un altro anno alle spalle. E’ andata bene: tante mostre, attività creative, installazioni, dibattiti. Proprio la collaborazione con il Teatro Juvarra è stata una delle occasioni più interessanti.
Pensi di rinnovare la collaborazione con l’organizzazione dello Juvarra una volta terminata l’estate?
Si, mi piacerebbe farlo. L’esperienza di quest’anno è stata per me molto interessante (intendo la personale realizzata per la rassegna Follia a Teatro; le mie opere erano ormai entrate a far parte dell’allestimento dello Juvarra…). Adesso mi sto occupando di un altro progetto: si tratta della preparazione di una nuova linea grafica per il teatro. È solo una prova ma potrebbe trasformarsi in un’iniziativa fondamentale che porterebbe ad un concreto rinnovamento.
Cosa bolle in pentola per la prossima stagione? Quali sono i tuoi progetti, se puoi anticiparci qualcosa, per il prossimo anno?
Ho tante idee e proposte: una serie di mostre personali e collettive, delle installazioni, alcuni lavori per il teatro, la preparazione del progetto per la prossima Biennale di Arte Giova
ne a Torino… Inoltre, vorrei partecipare alla nuova iniziativa degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Torino (una rivista d’arte alternativa chiamata “KARATOA”). In questo momento la cosa più importante, per me, è creare. Durante questa estate, come ogni anno, voglio ricominciare a dipingere. Ne approfitterò per terminare diversi progetti. Adesso ho in mente un nuovo quadro: si tratta di nuova-vecchia pittura accademica, classica e moderna al tempo stesso…
Credo che la pittura classica stia ritornando ad essere un genere molto attuale.
Sono d’accordo. La contaminazione tra vecchio e nuovo, tra rigore accademico ed audacia compositiva, è, a parer mio, quanto di più interessante un certo tipo di arte contemporanea abbia oggi da offrire. In bocca al lupo, Marina. E buona estate!
Lo Juvarra applaude la Nekhaeva
La metamorfosi della nuova generazione
di Sonia Gallesio