Mercato e dintorni
Aprile 29, 2002 in Viaggi e Turismo da Redazione
Forse non tutti lo sanno o se ne ricordano, ma il mercato é il posto delle donne.
Io lo so, o meglio me lo ricordo, perché abito proprio accanto al mercato centrale di questa cittadina un po’ persa nel nord-ovest del Centrafrica, anzi per la precisione abito fra il mercato ed il fiume.
Il mercato centrale funziona la mattina, e dunque fra le sette e le nove il posto si riempie di venditrici, che arrivano a piedi, numerosissime, portando in equilibrio sul capo le merci e lo sgabellino (oltre al solito bambino d’ordinanza, abbarbicato sul dorso).
Le merci possono essere manghi, papaye, erbe, uova, verdure, manioca, miglio, farina, insalata, arachidi, oltre ad un mucchio di vegetali e di polveri che io personalmente non so identificare.
Le venditrici stanno sedute per terra sotto alla grande tettoia che costitusce il mercato coperto e passano la mattinata a chiacchierare fra loro e a negoziare coi clienti i loro prezzi, prezzi che partono alti e poi verso mezzogiorno crollano a picco per la paura di doversi riportare il tutto a casa.
Veramente ci sono pure gli uomini, al mercato, ma in genere stanno alle bancarelle, e poi non vendono prodotti agricoli ma solo manufatti, dai fiammiferi al latte in polvere o condensato, all’abbigliamento (quest’ultimo é tutto di ennesima mano, comunque ci si fanno ottimi affari coi vestiti, soprattutto il sabato).
Di mercato ce ne sta pure un altro, funziona al pomeriggio nel quartiere musulmano, accanto alla Moschea.
E’ ben più fornito di prodotti importati dal Cameroun o dalla Nigeria, però la suddivisione dei ruoli resta grossomodo la medesima, donne agli alimentari sotto la tettoia, e uomini ai manufatti in bancarelle e negozietti.
Ma anche qui il mercato “vero”, colorito, dinamico e un po’ caciarone é quello delle frutte e verdure, e quello é il posto delle donne.
A proposito di uomini e di manufatti, però, ai primi posti fra gli articoli più gettonati figurano (per chi se li può permettere) latte in polvere e latte condensato.
Infatti, qui… non c’é latte.
O meglio: di latte ce n’é in abbondanza, come capita dovunque in presenza di bovini e caprini, però non esiste nessuna Centrale del Latte o similia che si occupi di pastorizzarlo o igienizzarlo in misura ragionevole.
E poiché é meglio non dare troppa fiducia al prodotto non trattato, soprattutto quando si può contare soltanto su un delicato tubo gastroenterico di marca europea, il latte viene assunto soltanto sotto forma di latte condensato (caruccio) o molto molto più spesso in forma di latte in polvere (quasi tutto Nestlé, e così addio principi ed addio politica del boicottaggio….).
Va detto però che col latte in polvere si possono fare molte più cose di quanto non si pensi, ci si possono fare i dolci e addirittura ci si può fare lo yogurt (una parte di latte in polvere, una parte di acqua fredda, una parte di acqua calda, un bicchierino di yogurt a catalizzare la fermentazione, e poi lasciare in posa per qualche ora a bagnomaria in una bacinella riempita di acqua calda: a me va sempre tutto in acido, in verità, ma i miei vicini di casa ottengono regolarmente un delizioso yogurt cremosissimo).
Insomma, da un giro al mercato io ritorno sempre con uova, o insalata, o farina, o una nuova maglietta, o un barattolo di latte in polvere, e con un certo senso di festa mista a malinconia, perché dietro la bellezza dei colori e delle voci c’é la vita sostanzialmente grama di tutte queste donne che domani saranno di nuovo qui, con le loro verdure, il loro sgabello, il loro bambino sul dorso e i loro prezzi che crollano a mezzogiorno.
A proposito di festa mista a malinconia: mi vengono in mente i funerali, che qua sono sempre seguiti da qualche giorno di vera e propria festa.
Quando muore una persona anziana, poi, non é neppure lecito piangere (credo perché la morte é sentita in questo caso come evento naturale a completamento del cammino della vita, cosa che ovviamente non si può dire né pensare nel caso di un giovane).
E se già i funerali di qualsiasi ordine e grado sono sempre e comunque accompagnati e seguiti da questi giorni di festa, con tanto di danze e di sbronze ad oltranza… i funerali di un vecchietto o vecchietta sono festa alla stato puro.
Come sempre, i malcapitati figlioli sono tenuti a ospitare, nutrire ed accudire tutti coloro che vengono a porgere le dovute condoglianze ed a partecipare alle relative cerimonie: oltre ad organizzare il rinfresco per tutta la durata delle celebrazioni. Se qualcuno arriva da fuori città o da un villaggio che non sia a tiro di piedi si tratta pure di ospitarlo e di pagargli le spese di viaggio!
Insomma, in caso di trapasso di un vegliardo, qui conviene imbucarsi al funerale…
di raffa