Mille splendidi soli
Settembre 19, 2008 in Libri da Barbara Novarese
Titolo: | Mille splendidi soli |
Autore: | Khaled Hosseini |
Casa editrice: | Piemme |
Prezzo: | € 14,80 |
Pagine: | 432 |
Che differenza fa, se si tratta di una storia vera o di un romanzo costruito tra esperienze vissute ed estratti fantasiosi dello scrittore? Che importanza ha, se Mariam o Laila sono nomi casuali o se al posto del salice piangente si trova un cespuglio di tagete? La verità si colora di molte sfumature e l’occhio umano non è allenato ad identificarle tutte… C’è la realtà che scrutiamo annoiati ogni giorno e c’è quella che immaginiamo al di fuori del nostro microuniverso; c’è la realtà che vorremmo si realizzasse e c’è quella che gli altri ci raccontano di vedere o di aver visto. Ma quale di queste è la giusta rappresentazione?
Ho sempre pensato che pubblicare un’opera improntata su temi d’attualità particolarmente critici, fosse un grande impegno nei confronti dei lettori. Acquistati da milioni di persone, soprattutto per gli argomenti trattati, questo genere di libri agisce come un terremoto per le coscienze che, inevitabilmente, tendono a condannare i carnefici, a santificare le vittime e a commiserare i sottomessi. Purtroppo, la stessa involontaria attitudine nel giudicare è seguita dalla naturale predisposizione a generalizzare, senza tener conto del contesto o delle eccezioni. Prolifera, dunque, la fuorviante visione che tutte le circostanze affini a quella raccontate siano identiche, senza alibi né ragionevoli dubbi. Forse Hosseini Khaled non si è posto il problema o forse ha compreso perfettamente la situazione e, attraverso il termine “romanzo”, ha cautelativamente attribuito origini fantasiose al suo scritto…scaricandosi da ogni responsabilità! Comunque sia, dopo il successo di “Il ladro di aquiloni”, ha proseguito con la pubblicazione di “Mille splendidi soli” che lo ha eguagliato in fatto di popolarità.
Un libro coinvolgente, lineare, crudo nei dettagli, ombroso nonostante il brillare dei mille soli, socialmente difficile, a tratti irriverente, troppo spesso superbo.
Affascinante la capacità dell’autore di cogliere gli aspetti più tragici, trascrivendoli con incurante normalità al punto da indurre il lettore a rileggere più volte lo stesso paragrafo per prendere coscienza di ciò che vi è scritto. “Mille splendidi soli” si sviluppa intorno al racconto di due donne afgane costrette a combattere quotidianamente per sopravvivere all’interno della famiglia, mentre al di fuori delle mura domestiche imperversa un’altra guerra spietata. Come affluenti di uno stesso fiume, nascono da sorgenti diverse, scorrono attraverso paesaggi impervi ma, poco prima di raggiungere il mare, si fondono per concludere insieme il loro ineluttabile viaggio.
Le descrizioni sono fitte, gli spazi da dedicare ai personaggi secondari appaiono limitati, tuttavia entrano ed escono parecchie figure tristi, umiliate, sofferenti e destinate all’infelicità. Ogni esistenza rappresenta una parte della medesima desolante realtà che si accanisce con le vittime e si beffa dei carnefici senza risparmiare nemmeno chi si abbandona agli eventi per stanchezza o per paura. Il focus è rappresentato da Mariam, Laila, Rashid, la piccola Aziza e Tariq, mentre tutto il resto evapora e scompare tra le strade polverose di Kabul. La guerra in Afghanistan si fa cornice necessaria ma non sufficiente per disegnare momenti e situazioni impressionanti. Non c’è volontà di spiegare (o almeno di contestualizzare) quel lento defluire del tragico e sconnesso dolore di vivere, peggiore anche della morte. Non c’è pace, non ci sono sorrisi, non c’è nemmeno più la religione.
Inutile cercare tra le pagine parole di condanna per la condizione delle donne afgane poiché il romanzo si configura non come denuncia di violazione dei diritti umani, ma come rivelatore di segreti mal celati dietro al velo del tanto discusso burqa, per appagare la curiosità di chi vuol saperne di più. Non si scorgono sentimenti di compassione verso i morti od i mutilati a causa della guerra né per chi ha perduto ogni cosa, compresa la dignità.
L’impostazione del racconto muta inaspettatamente verso la fine quando si intravede uno spiraglio di speranza. Nel disperato tentativo di sopravvivere (come scopo primario), un piccolo germoglio d’amicizia attecchisce nell’arido terreno disseminato di mine. Un ultimo tentativo di restituire umanità all’essere umano. Il germoglio sa di non poter crescere senza acqua né nutrimento, sa che non diverrà mai una pianta rigogliosa, ma gli verrà concesso il privilegio di un solo fiore, bellissimo proprio per la rarità e la breve durata del suo splendore. Un libro emozionante, da leggere tutto di un fiato, senza però perdere di vista la realtà: Hosseini ha lasciato definitivamente Kabul all’età di 8 anni, nel 1976!
di Barbara Novarese