Morte di un Commesso Viaggiatore
Febbraio 14, 2007 in Spettacoli da Roberto Canavesi
Il fallimento di un sogno che ha interessato intere generazioni, lo sgretolamento di una famiglia minata alle radici da insanabili inquietudini, l’incapacità di tessere una minima rete di relazioni sociali ed affettive: questo, e molto altro ancora, è “Morte di un commesso viaggiatore”, l’indiscusso capolavoro di Arthur Miller in questi giorni al Teatro Alfieri nello splendido allestimento coprodotto dallo Stabile di Genova e dalla Compagnia Mario Chiocchio.
L’iniziativa privata come molla per ritagliarsi uno spazio nella società è la spinta che ha sempre animato la modesta e grigia esistenza di Willy Loman, commesso viaggiatore giunto alla soglia della pensione: una condotta morale che l’uomo, a fatica insieme alla moglie Linda, ha cercato di trasmettere ai due figli Happy e Biff, l’uno eterno bambino per principio ostile ai precetti paterni, l’altro inguaribile dongiovanni pronto solo a correre dietro alle ragazze. Mescolando passato e presente, in perenne bilico tra una dimensione reale ed una onirica, Miller costruisce una perfetta macchina di distruzione di ideali dove nulla è lasciato al caso, a partire dalla progressiva decomposizione di una rete di rapporti affettivi che interessano tanto l’ambito marito-moglie, quanto quello padre-figli.
La scena di Valeria Manari, un insieme di porte delimitanti una struttura semicircolare sulle cui pareti sono proiettate le ombre ingigantite dei protagonisti, delimita una serie di ambienti al cui interno si scrivono le pagine di una tragedia famigliare simbolo del fallimento di un’intera generazione: sapientemente diretto dalla neutra, e per nulla invasiva, regia di Marco Sciaccaluga, Eros Pagni regala con il suo Willy Loman una delle pagine più commoventi della sua carriera. Perfetta incarnazione della mediocritas di un uomo che per tutta la vita ha illuso moglie e figli con ideali mai realizzati, Pagni alterna toni tragici a movenze amaramente comiche, salvo poi vivere il vacuo riscatto finale nella catartica scelta del suicidio per ottenere l’indennizzo della polizza assicurativa appena scaduta, dopo aver peraltro rifiutato l’offerta di lavoro del fratello Charley.
Insieme a lui Orietta Notari è un’equilibrata Linda, ultimo ed estremo appiglio per la salvezza di un ordine ormai compromesso, mentre Gian Lucca Gobbi ed Aldo Ottobrino si fanno apprezzare negli efficaci panni di Biff ed Happy.
Tre ore e mezza di grande teatro ripagato dai meritati applausi del pubblico: si replica fino a domenica 18.
Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller: una coproduzione Teatro Stabile di Genova/Compagnia Mario Chiocchio: in scena Eros Pagni, Orietta Notari, Ugo Maria Morosi, Gianluca Gobbi, Aldo Ottobrino. Scene e costumi Valeria Manari, regia di Marco Sciaccaluga.
Torino, Teatro Alfieri, fino a domenica 18 febbraio: feriali ore 20.45, festivi ore 15.30.
di Roberto Canavesi