Mostra del Cinema di Venezia: Coppa Volpi a Silvio Orlando
Settembre 12, 2008 in Cinema da Pierluigi Capra
Il bravo attore napoletano ha salvato l’Italia cinematografica a Venezia aggiudicandosi il premio per la miglior interpretazione maschile. Orlando è stato l’unico a rappresentare l’Italia, sul palcoscenico dei premi importanti, alla 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2008.
Archiviamo un’edizione della Mostra che avrebbe dovuto esaltare il cinema italiano, dimostrare la maturità delle sue tematiche, raccogliere i frutti di un impegno culturale economico e commerciale che, specie nell’ultimo anno, si era intravisto. E pensare che il nostro paese era presente in concorso con ben 4 film (La terra degli uomini rossi di Marco Bechis, Il papà di Giovanna di Pupi Avati, Il seme della discordia di Pappi Corsicato, Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek). Sembrava un’edizione patriottica, si era detto che 4 film erano davvero troppi. Giocavamo in casa, ma all’Italia viene assegnato un solo premio importante.
Lo vince meritatamente Silvio Orlando.
Emozionato, euforico, felice ha ritirato il premio, sabato sera 6 settembre 2008, dalle mani della giurata Valeria Golino che lo ha baciato e gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio. Forse gli ha detto che ha dovuto faticare molto per convincere gli altri componenti della giuria a votare per lui visto che il suo concorrente diretto era nientemeno che Mickey Rourke protagonista di The Wrestler di Darren Aronofsky che ha vinto il Leone d’oro come miglior film.
Orlando spiega cos’è per lui la fortuna: “Incontrare persone giuste che vogliono bene ad altre persone. Per me, facendo cinema, sono stati Gabriele Salvatores, Nanni Moretti, Mazzacurati e tanti altri, fino a Pupi Avati”.
La sua interpretazione nel film Il papà di Giovanna, (suo trentasettesimo film) è stata splendida.
Il film è una saga di provincia di quelle che piacciono a Pupi Avati. Ambientato negli anni tra il 1938 e il 1953, è la storia di un rapporto di complicata incomunicabilità in una famiglia sbilanciata esteticamente ed economicamente. Non più una famiglia patriarcale come quella dell’infanzia di Pupi Avati, ma un nucleo piccolo-borghese apparentemente solido e unito, ma in realtà pieno di spaccature e problematiche.
Giovanna (Alba Rohrwacher) è una bambina timida, insicura e non troppo bella. Il padre (Silvio Orlando), un professore e pittore fallito, è completamente dedicato alla sua educazione, la rassicura ogni giorno della sua superiorità intellettuale e culturale. Suo obiettivo è quello di darle un grande futuro, ma tutto si trasformerà in tragedia quando un giorno Giovanna ucciderà la sua bella e generosa amica nonché compagna di banco.
Orlando ha tratteggiato con determinatezza e convinzione la figura di un padre troppo apprensivo e pieno di sensi di colpa, capace anche di mentire a sua figlia pur di tranquillizzarla. Dopo il delitto perderà tutto: il lavoro, la reputazione, l’amore della moglie (Francesca Neri), ma non abbandonerà a se stessa Giovanna. Un film a tinte forti “commovente e profondo” come ha affermato lo stesso protagonista.
Ha raccontato Pupi Avati “questo padre cerca di esercitare il suo ruolo anche attraverso delle scorciatoie, dei mezzucci, cercando addirittura di accattonare il corteggiamento di un ragazzo promettendogli la promozione”. Lui lo fa perché verifica ogni giorno il livello di disperazione, di angoscia, di discriminazione di cui soffre Giovanna nel film.
Silvio Orlando è uno dei volti più rappresentativi del cinema italiano (quello d’autore), è un attore versatile, che riesce a mantenersi sempre sobrio e misurato nella recitazione, ha la capacità di forgiare la propria individualità a seconda del personaggio che deve interpretare.
La presenza del suo nome nel cast di un film è spesso sinonimo di qualità. Poche sono state le pellicole non riuscite e molti i successi della sua ventennale carriera. Il suo primo film Palombella rossa risale infatti al 1989.
Il suo pubblico è quello del cinema colto, ma anche di quello più popolare, che ha dimostrato di amare i suoi personaggi pieni di timida insicurezza o stressati dalla quotidianità.
Ha lavorato con Daniele Lucchetti in Il portaborse e La scuola, con Nanni Moretti in Palombella Rossa e Aprile,
E’ straordinario in Ferie d’agosto di Paolo Virzì del 1996, dove è il marito di una nevrotica Laura Morante, genitori di una famiglia di sinistra che si ritrova a condividere le vacanze con dei vicini più volgari e sbruffoni, di un’altra classe sociale.
Orlando è abile interprete di vizi e virtù dell’italiano medio come nello sconclusionato insegnante di Auguri professore (1997) di Riccardo Milani. Arriva ad incarnare anche il caso estremo di un dentista alle prese con una storia d’amore impossibile nel bellissimo Un’altra vita (1992) di Carlo Mazzacurati, autore con il quale lavorerà anche in Vesna va veloce del 1996 nel cast con Antonio Albanese e Tereza Zajickova.
Dopo la surreale esperienza de I magi randagi, film diretto da Sergio Citti e il ruolo di un egoista e ipocondriaco personaggio nel film del 1999 di Giuseppe Piccioni Fuori dal mondo, Orlando, si cimenta con un ruolo ambiguo in Preferisco il rumore del mare di Mimmo Calopresti e addirittura sgradevole in Luce dei miei occhi, ancora di Giuseppe Piccioni al fianco di Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli.
Nel 2000 i successi dell’attore su susseguono ancora più frequenti: è un paziente dello psicanalista Nanni Moretti nel lancinante La stanza del figlio, film vincitore della Palma d’oro a Cannes 2001, è interprete nell’ottimo El Alamein (2002) di Enzo Monteleone, film di guerra che ricorda la disfatta dell’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale ed è un produttore in crisi nel film di Nanni Moretti del 2007 Il caimano.
Nel 2008 con Antonello Grimaldi lavora alla trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Sandro Veronesi, Caos calmo affiancando Moretti in una storia forte
di Pierluigi Capra