Mr Eco – Chapter II
Novembre 20, 2007 in Racconti da Redazione
Problema quattro: cosa fare. Punto sicuro al risparmio energetico. C’è tanta gente che spreca, che ha soldi e non se ne rende conto. Certo non posso entrare in casa e spegnere la luce. Non voglio scatenare il terrore. E’ un lavoro delicato. Colpirò i giardini dotati di impianti di irrigazione inutili, le piscine e le luci puntate sul vuoto. I miei nemici saranno cani e telecamere esterne. Ma le persone devono capire che si possono risparmiare risorse, che la crisi energetica siamo noi e il mondo non è così lontano. Non potrò fare molto, sono solo, ma cocciuto e organizzato. Ho ricoperto di rettangoli una mappa della città che tenevo in macchina. Contando che non potrò uscire ogni sera per questioni di identità segreta, dovrei riuscire a coprire il territorio in un paio di mesi. Se poi delle ore dovrò dedicarle a donne e giornalisti allungherò il programma di un paio di settimane.
I danni continuano e il capo della polizia chiarisce: è solo, lo prenderemo.
Problema cinque: la logistica. Non è da sottovalutarsi. Il supereroe tiene sempre un rifugio in cui nascondere se stesso e le armi segrete. Escludendo per praticità la cabina del telefono, l’armadio senza fondo, la grotta che non ho, direi che il garage di casa è banale ma già fornito e comunque insospettabile. Dovrò solo verniciare la mia moto di nero e così tutti gli attrezzi. Ho avuto sin da piccolo il debole di preferire le cose gialle. E poi mi farò un cancello automatico che non trovo mai il tempo di installarlo. Non esiste che debba sempre prendermi quattro secchiate di pioggia per entrare in casa.
La polizia setaccia i quartieri alti: già si parla dei primi indizi.
Prima missione. Voglio iniziare con un colpo sonante, ma non posso rischiare troppo. Ci farei una figuraccia. Gli eroi sono fatti per restare, almeno per un po’. Così alla villa arrivo a piedi. E’ vicina e la conosco, insomma la prima da affondare nel buon manuale delle vittime. So cosa devo fare e dove farlo. Solo non mi aspettavo così tanta luce. Pur avendo previsto uno spicchio di luna in cielo, quaggiù c’è una quantità di lampioni che non ti aspetti.
Così trovo un angolo d’ombra tra la siepe e il muro di cinta. E con una decina di sassi risolvo il problema. Adesso intravedo a mala pena i due Suv parcheggiati fuori dalla porta. Scavalco il cancello aiutandomi sulle colonne di mattoni che lo sostengono. Di telecamere non ce ne sono e lo stesso vale per i cani. Non abbaiano da quasi una settimana e, conoscendo le abitudini di casa, dovrebbero essere in vacanza.
Il programma è un semplice elenco di manomissioni: il tombino dov’è installata la pompa della piscina, il quadro elettrico dell’illuminazione esterna, il sistema di irrigazione del giardino, il garage automatizzato e il motore del cancello, degno finale.
Ritorno a casa camminando a testa bassa, per non farmi notare e per quel fiatone che non è tanto stanchezza ma senso di agitazione. Soddisfatto con una macchia nera. Si tratta senza dubbio del peso da eroe che non salva persone, che deve arrangiarsi e portarsi dietro dei cocci rotti. Di fronte allo specchio mi dico che è solo questione di tempo. Un passo alla volta, senza esagerare, con la consapevolezza di poter aggiustare il mondo risolvendo piccole cose fino a quando non sarà sufficiente.
Arrestato il colpevole degli episodi di vandalismo. L’uomo, sulla trentina, imprenditore, è a capo di un’impresa di idraulica e giardinaggio. Le sue dichiarazioni sono confuse: “L’ho fatto per salvare il mondo, dovreste ringraziarmi.”
original picture created and kindly offered by Shanti Ranchetti
di Davide Nonino