Natalie Imbruglia per Traspi.net
Gennaio 15, 2002 in Musica da Gino Steiner Strippoli
“E’ un album che corrisponde alla musica che mi piacerebbe ascoltare, molto arriva dalla musica dagli U2. Il mio lavoro precedente, “Left of the middle”, era influenzato da molte cantautrici, come Joni Mitchell e Rickie Lee Jones, perché in quel momento ascoltavo quel tipo di musica. Son sicura che il mio prossimo lavoro sarà ancora diverso perché seguirà le mie evoluzioni musicali ed emotive”
Cosi si annuncia Natalie Imbruglia alla presentazione del suo nuovo disco, nato in una piccola isola di mughetti bianchi di Windsor, sul Tamigi. In una così amena località son fiorite le ispirazioni della cantante, condite da tanta ricchezza sonora, rock – ballads romantiche ed energiche e chitarre elevate agli arpeggi più sopraffini, nonché legate all’esposizione musicale più raffinata.
Con “White Lilies Island” (BMG Ricordi), l’artista italo – australiana fuga ogni dubbio, se mai c’è ne fossero stati, sulla sua dimensione di vera cantante internazionale. Dopo un periodo sabbatico a pensare al dopo “Torn”, una canzone che l’ha portata in giro per il mondo a ricevere premi su premi, Natalie è ritornata a creare musica attraverso la semplicità di una vita normale. Le attività quotidiane, quelle di tutti i giorni, senza riflettori, l’hanno portata a trovare così la giusta ispirazione, a disegnare un album più roccheggiante rispetto al precedente, dove la brava Imbruglia sembra più la cantante di una rock band che non una rock star solista.
Però 4 anni di silenzio son davvero tanti, che è successo?
“All’inizio credo di aver provato un senso di rifiuto per tutto quel periodo e quella popolarità. Ero impaurita da tutto quel successo inaspettato, dalla velocità con cui era arrivato. Avevo bisogno di staccare, per cui mi sono dedicata a piccoli progetti legati a canzoni per colonne sonore di film. Era un modo di evadere dal pensiero di realizzare il secondo album, attività che all’epoca mi rappresentava un grosso problema.”
“Che giorno quel giorno, che confusione che meraviglia, camminavo di nuovo in quella nube e mi ero persa e sono triste, triste, piccola, sola terrorizzata con una voglia di purezza, una mente fragile e uno spirito delicato…”. Questa è la prima strofa di “That Day”, singolo che ha anticipato l’album; poi il pezzo finisce con “piccola sola forte e non sono niente, ma sono vera, solo un uomo coraggioso può passare attraverso ed è tutto ok, yeah è tutto ok”: un testo splendido, dove si intravede una naturalezza quasi autobiografica.
“Per me scrivere è qualcosa di molto istintivo. Le persone che mi hanno spinto a farlo, cantanti come Joni Mitchell e Shaw Colin, sono partite dalla loro vita, trasformando le loro esperienze in qualcosa di universale. E’ quello che voglio fare anch’io, d’altronde voglio soprattutto essere a proprio agio con me stessa, non potrei mai scrivere una semplice canzone pop scacciapensieri!”.
Però devi ammettere che con questo “White Lilies Island” sembri più una cantante di una band che non una solista: hai realizzato un vero capovolgimento, un capolavoro musicale, visto come i testi, la musica, la voce e gli strumenti sono assemblati bene, in un unico corpo.
“E’ quello che volevo fare e realizzare e ci sono riuscita! Nella mia fantasia volevo proprio essere una cantante di una rock band, però, essendo una donna, avrei rischiato che i miei interessi musicali venissero in qualche modo filtrati, costringendomi a fare solo musica pop. Comunque il mio non è il suono di una band maschile, anche se è un sound più duro rispetto alle aspettative del pubblico”.
Sei pienamente soddisfatta del disco, ora che è uscito?
“Sai, sono molto severa con me stessa, più di quanto lo sia con gli altri. E’ difficile arrivare dove voglio, non riesco ad essere completamente soddisfatta, ma questa volta sento di esserci riuscita. Ho lottato per fare questo disco nel migliore dei modi. So che tutti mi aspettavano al varco, ma io volevo tornare solo quand’ero sicura. Volevo essere orgogliosa del mio lavoro, volevo tornare in questo modo e penso di esserci riuscita!”.
Ma quella piccola isola dai mughetti bianchi?
“E’ il luogo dove io vivo, a Windsor, su White Lilies Island. Lì, contemporaneamente ai miei soggiorni, sono nate la maggior parte delle mie canzoni. E’ il mio paradiso, con il Tamigi che mi passa accanto, e poi è un isola e questo è molto distensivo e favolesco per me!”.
Senza dubbio “ White Liles Island” è un ottimo lavoro, scritto tra l’Inghilterra e l’America, registrato a Londra. Si è avvalso di diversi produttori come Ian Stanley, Gary Clark, Phil Thornally e Pascal Grabiel. Per Natalie la strada e le porte dell’Olimpo del Rock si sono definitivamente aperte, così come è cresciuta la voglia di sentirla in concerto a rocchegghiare “That Day” o la mitica “Torn”.
Intanto la nostra fanciulla-rock, martedì 11 dicembre 2001, ha avuto l’onore di esibirsi all’Oslo Specktrum, nella capitale norvegese, insieme a Paul Mc Cartney, Youssou N’Dour ed altre pop star, durante la serata di assegnazione per il Nobel per la Pace, che quest’anno ha premiato il Segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Anche questo dato di fatto significa soprattutto come la nostra Natalie sia considerata e già annoverata tra i grandi artisti del nostro tempo.
di Gino Steiner Strippoli