Nel tempo di mezzo
Luglio 20, 2012 in Libri da Benedetta Gigli
Titolo | Nel tempo di mezzo |
Autore | Marcello Fois |
Editore | Einaudi |
Pagine | 272 |
Prezzo | 20,00 € |
L’incipit di questo romanzo pare petrosamente dantesco, l’emersione da un inferno senza la redenzione delle stelle. Tanto è lo sbigottimento di Vincenzo che di fronte a precisa domanda non riesce ad aggiungere il cognome al nome. Deve esibire una carta spiegazzata, ma riconosciuta come valida, all’addetto che gli si para di fronte (perché l’inferno moderno è anche burocratico).
Siamo nel 1943, e Vincenzo Chironi cammina per la prima volta su quell’isola-patria che ha nome Sardegna, «una zattera in mezzo al Mediterraneo». 1943 è anno di fame e malaria, ma quello è l’anno che gli è toccato in sorte o destino per scoprire chi davvero è veramente. Un viaggio duro, difficile, confortato da quelle altre isole che sono il nonno, Michele Angelo, che di mestiere doma il ferro, che lo istruirà e in qualche modo ne sarà complice, e soprattutto la zia Marianna, per cui Vincenza sarà una specie di epifania, una svolta, l’opportunità di di riscattare una vita punteggiata di sventure.
Le strade e i muri che lo circonderanno faranno Nuoro, di nome, mentre le braccia si chiameranno Cecilia, e in quegli occhi di un colore che non si può spiegare troverà l’ancoraggio del suo destino. Poco importa che Cecilia abbia
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già un indirizzo prossimo che di nome fa Nicola, e che con Vincenzo spartisce parti si sangue: Vincenza con quell’amore sarà anello in una catena che sembra non poter trovare un pacificata e
circolare chiusa.
Dopo Stirpe, Marcello Fois, che con questo romanzo è entrato nella cinquina del Premio Campiello 2012, ci porta ancora una volta nel cuore di un mondo dove uomo e natura sono intrecciati in maniera primigenia e per nulla oleografica. Per farlo, scava nelle cose e con i sentimenti una lingua potente, che riesce a tenere insieme alto e basso, capace di dilatare l’istante alle soglie dell’epica.