Ninna Nanna per Sofia
Maggio 9, 2007 in il Traspiratore da Redazione
C’era una volta una bimba di nome Sofia, leggera leggera, che ogni alito di vento la portava via.
In uno dei suoi viaggi, la bimba, mentre sorvolava una pianura adatta all’atterraggio, tosto s’abbassò, rimbalzando sull’erba.
Rotolava sempre per almeno diciassette metri prima di fermarsi e, ad ogni rimbalzo, echeggiava la sua risatina. Sofia, piccina, aveva solo otto mesi e, sulla terraferma, non si spostava se non avvitandosi su se stessa: mezzo giro a pancia in su, altro mezzo, e il viso finiva nell’erba! Con grandi sforzi, la bimba volante poteva anche sedersi: ma l’equilibrio risultava spesso instabile, e presto la testolina tornava a tastare il terreno. Nei pochi istanti seduta, Sofia scrutava il paesaggio intorno, la bocca prendeva la forma di una “O” e, al fischio del vento, si univa il canto di stupore della bimba.
Subito un buffo animale, morbido e rotondo, scivolò verso di lei, sibilando parole, incomprensibili se udite dalle orecchie degli uomini, ma molto chiare a quelle della bimba.
Che significa? Io vado dove mi porta il vento…
Certo che sì: l’aria che respiro, l’acqua che mi bagna e anche il latte della mamma. Ma non ora, ho altro da fare.
Guardare! Ora scusami, ma il vento mi chiama.
Non aveva ancora concluso la frase che il suo sederotto galleggiava di già a mezz’aria. Un’altra raffica e Sofia era venti metri in alto, ripartita senza direzione.
Dopo altro girovagare tra nuvole e uccelli, Sofia notò sotto di lei un sentiero azzurro, vi puntò la testa e ci andò. L’atterraggio fu altrettanto morbido quanto il precedente, ma decisamente più bagnato: tanti piccoli pesciolini le corsero incontro, infilandosi tra braccia e gambe. Sofia rise per il solletico, bevve acqua e la sputò in faccia ai pesci.
Ouh, fate piano che mi affogate, così tutti insieme!
Ma io qua non sono mai stata!
Oh sì, scusate cari amici, proprio non vi avevo riconosciuto! Adesso però devo andare, che ho voglia di un po’ di latte e fra un po’ il vento smetterà di soffiare.
Un po’ spinta dalla corrente del fiume, un po’ da quella dell’aria, Sofia prese il volo un’altra volta e puntò decisa verso casa, in cima all’albero più alto: atterrò nel suo nido, chiuse gli occhi e si assopì.
di G. Ventura