OGM e Slow Food
Aprile 16, 2012 in Enogastronomia, Net Journal da Pierluigi Capra
A marzo si è parlato di OGM a livello istituzionale. Si è espresso in merito Slow Food Italia, affermando che le affermazioni del Ministro Clini riguardo agli Ogm sono da ritenersi “preoccupanti, inesatte e confuse “. Cogliamo questo spazio per capirne alcune ragioni di una materia che si presenta in ogni caso complessa.
Burdese, Presidente di Slow Food Italia, ha commentato in modo negativo le affermazioni del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini riguardo agli Ogm (Organismi geneticamente modificati). “Ingegneria genetica e biotecnologie sono due cose diverse e non possono essere, come fa il Ministro dell’Ambiente Clini, messe sullo stesso piano. Poi anche se gli italiani si sono espressi per un no deciso sugli Ogm un conto è parlare di sperimentazione un altro è parlare di coltivazione”.
L’ingegneria genetica rappresenta solo una parte del più ampio settore delle biotecnologie e fa riferimento a un insieme di tecniche che permettono di isolare geni da un organismo, clonarli e introdurli in un altro organismo, quasi sempre appartenente a una specie molto lontana. Le varietà di cui parla il Ministro Clini, dal pomodoro San Marzano al riso Carnaroli, sono frutto di tecniche di mutagenesi e incroci tradizionali, che non rientrano nel campo dell’ingegneria genetica, ma in quello più ampio delle biotecnologie, la cui importanza e utilità è da sempre ritenuta fondamentale per lo sviluppo del settore agroalimentare.
La stessa citazione di Clini a proposito del riso giapponese non ha nulla a che fare con gli Ogm: la varietà di riso messa a punto da scienziati nipponici e britannici è stata ottenuta con un metodo completamente diverso, che peraltro si avvale dell’incrocio con specie selvatiche fortunatamente ancora presenti sul territorio.
Le previsioni secondo cui gli Ogm permetteranno di risolvere i problemi delle coltivazioni in aree con condizioni estreme appare quantomeno disattesa dai fatti: dopo più di 15 anni di commercio, e ancor più di investimenti e ricerca, nel settore degli Ogm, nessuna pianta con le caratteristiche evidenziate dal Ministro è presente sul mercato e meno che mai ha aiutato piccole comunità agricole a risolvere i problemi di sussistenza. Clini sembra dimenticare che stiamo parlando di prodotti pensati per realtà intensive e industriali che tendono all’omologazione e che poco hanno a che vedere col sistema agricolo del nostro paese.
Occorre poi ricordare che le perplessità del mondo scientifico sugli Ogm sono sempre di più e sempre meglio motivate (si veda ad esempio la recente pubblicazione Scienza incerta e dubbi dei consumatori, il caso degli organismi geneticamente modificati) e che ci stupisce che il Ministro parli dei benefici degli Ogm nell’agricoltura non alimentare dimenticando che ci sarebbero azioni ben più facili e immediate da intraprendere senza appellarsi agli Ogm per produrre energia alternativa o per tutelare i territori marginali del nostro paese.
”Non crediamo affatto, conclude Burdese, che sia necessario aprire una seria riflessione sugli Ogm come dice il Ministro: questa riflessione c’è già da anni ed è molto seria. La porta avanti un ampio fronte della comunità scientifica che ha studiato gli Ogm e ne ha evidenziato tutte le gravi e preoccupanti criticità; la porta avanti il mondo della produzione agricola e alimentare; la portano avanti le associazioni nazionali e internazionali che si occupano di ambiente e quelle che rappresentano i consumatori. L’approccio superficiale e confusionario in tema di Ogm che emerge dalle parole del Ministro Clini ci preoccupa moltissimo anche perché si accompagna a una mancanza di azione in ambiti molto più urgenti e di competenza di questo ministero”.