OSN: La Nona di Mahler
Novembre 23, 2005 in Spettacoli da Stefano Mola
L’intero [primo] movimento è permeato dalla premonizione della morte… che cresce incessantemente; tutti gli elementi di sogno terreno culminano in esso… più potentemente, certo, nel colossale passaggio [misura 308] in cui la premonizione diventa certezza – dove nel mezzo del picco più alto di una quasi dolorosa gioia di vivere, la morte stessa è annunciata con la “più grande forza”
Queste sono le parole con cui Alban Berg descrisse il primo movimento della Nona Sinfonia in re maggiore di Gustav Mahler, che verrà eseguita dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI nei due concerti di questa settimana (giovedì 24 alle 20.30 e venerdì 25 alle 21.00, come sempre all’Auditorium G. Agnelli del Lingotto). Sul podio, nuovamente Jeffrey Tate.
Dopo la straordinaria esperienza della scorsa settimana, con la meravigliosa esecuzione del Das Lied von der Erde (oltre alla notevole prova dell’orchestra, che voci stupende, sia Michelle Breedt ma ancor più Robert Gambill, potentissimo e assai convincente nell’interpretazione drammatica), si chiude così un mini ciclo mahleriano. Prima di Das Lied von der Erde, abbiamo infatti ascoltato il 10 Novembre la Quinta Sinfonia sotto la bacchetta di Saraste.
Come le parole di Alban Berg ci fanno intuire, siamo a una conclusione in tutti i sensi, a una vera e propria fine. Se ancora nel Das Lied von der Erde questa fine poteva essere espressa con parole, per mezzo di versi scritti secoli prima da poeti cinesi, ora il canto è assente. Tra queste due opere non è difficile trovare un legame, sia tematico (il primo movimento della Nona evoca Der Abschied, il commiato, ultimo movimento di Das Lied von der Erde), sia simbolico. Der Abschied è l’incontro, o meglio, l’addio tra due amici. Quello dei due che si accomiata, alla fine della poesia, dice:
A me in questo mondo la fortuna non fu benigna.
Dove vado? Andrò, vagherò tra i monti.
Cerco pace per il mio solitario cuore.
Vado verso la mia terra, i miei luoghi.
[…]
Fiorisce in primavera e verdeggia
Di nuovo! Ovunque e sempre
Azzurri risplendono gli orizzonti!
Sempre… sempre
Possiamo immaginare allora la Nona come il pensiero di quest’uomo che si allontana, presago della sua fine, col cuore pieno di una visione nostalgica della natura, promessa non mantenuta di felicità, che guarda il mondo da un punto di vista che alla cose non appartiene più. Così, tutto si spegne in un pianissimo finale quasi impercettibile. Nel mezzo due movimenti veloci, ultimi sussulti della tragicità del mondo, compresi tra i due movimenti lenti come due incubi in mezzo al sonno.
Mahler non poté assistere alla prima di questo lavoro. Morì il 18 Maggio del 1911. La sinfonia fu eseguita il 26 Giugno del 1912, sotto la direzione di Bruno Walter.
L’ascolto della Nona è un’esperienza emotiva che vale la pena di affrontare. Non per arrotolarsi nello sconforto, ma per provare ad accostarsi a chi, duramente provato dall’esperienza della vita, sia comunque riuscito a condensarla in bellezza.
Infine, per chi volesse approfondire, segnalo alcuni link:
Un’analisi molto dettagliata della Nona dal bel sito A Mahler Journey (in inglese)
Un’altra analisi della sinfonia, ma in italiano, dal sito Il Musicante.
di Stefano Mola