OSN: Sciarrino
Marzo 3, 2006 in Spettacoli da Stefano Mola
L’EVENTO
Il maestro Salvatore Sciarrino sarà a Torino, sabato 4 Marzo, in un duplice appuntamento. Prima di tutto, come persona fisica, visibile, ascoltabile, interrogabile. Alle 18:30, Auditorium RAI di Piazza Fratelli Rossaro, ci sarà infatti un incontro con il compositore, cui parteciperanno Mimma Guastoni, Enzo Restagno e Daniele Spini.
Poi, la sera, come musica, spirito: alle 20:30, sempre all’Auditorium RAI, un concerto monografico. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI eseguirà, sotto la guida di Tito Ceccherini e con la partecipazione del violoncellista Francesco Dillon:
Importante: l’ingresso è gratuito.
MUSIKPREIS SALZBURG
L’occasione torinese, come si dice, cade a fagiolo. Il maestro siciliano è stato infatti appena insignito del premio internazionale di composizione Musikpreis Salzburg. Si tratta di un riconoscimento appena nato: Sciarrino ne è stato il primo vincitore. È stato consegnato il 5 Febbraio scorso, in coincidenza con l’apertura del Festival salisburghese per la nuova musica (5-12 febbraio 2006) dedicato quest’anno a Salvatore Sciarrino e la musica europea del XXI secolo. Nella motivazione si legge, tra le altre cose: il centro della sua musica emana con più forza dal timbro e dall’integrazione di aspetti quali suoni assimilabili al rumore, creando un’ulteriore estensione. Ultimamente, la tensione esplosiva tra suoni lineari e brevi rapidi movimenti è il marchio di fabbrica della musica di Sciarrino, la fusione di impassibilità e tensione nervosa. Il premio sarà assegnato ogni tre anni.
NOTE BIOGRAFICHE
Nato a Palermo nel 1947, ha inizaito a comporre dodicenne, da autodidatta. I primi lavori che Sciarrino considera significativi della sua personalità datano al 1966. Dal 1983 risiede in Umbria, a Città di Castello. Ha composto per le più grandi istituzioni musicali, tra cui il Teatro alla Scala, la RAI, il Maggio Musicale Fiorentino, La Biennale di Venezia; per i festival di: Salisburgo, New York, Wien Modern, Wiener Festwochen, Berliner Festspiele Musik Biennale, Holland Festival, Alborough, Festival d’Automne à Paris, Ultima di Oslo. Dal 2005 l’esclusiva delle sue opere di RAI Trade. Una sua peculiarità, tra le altre, è di scrivere la maggior parte dei libretti delle proprie opere teatrali. Oltre al fresco Musikpresi Salzburg, ha vinto il Prince Pierre de Monaco (2003) e il prestigioso Premio Internazionale Feltrinelli (2003). Per il 2006 Sciarrino ha in cantiere l’opera lirica Da gelo a gelo, coprodotta da Schwetzinger Festspiele, Opéra National de Paris, Opéra Genève.
SCIARRINO PENSIERO
In rete, come sempre nell’ottimo Sistema Musica, si trovano due interviste a Sciarrino, da cui vogliamo trarre le due citazioni qui di seguito:
Bisogna chiarire un punto: vogliamo che l’arte sia viva o morta? Se la vogliamo morta continuiamo pure a imbalsamare le cose del passato, se viceversa la vogliamo viva accettiamo una cosa fondamentale: l’arte pone dei quesiti, non dà delle risposte, le risposte le dà ciascuno di noi. Il problema della diffusione della musica contemporanea in Italia è purtroppo viziato da responsabilità di tendenza politica e dall’istinto conservatore della società. Se si elimina ciò che la tiene sveglia – vale a dire ciò che la mette in crisi – ovvero la presenza dell’artista, la società non ha più senso di esistere. Gli antichi ripetevano: “È bene che i poeti restino fuori dalle porte della città”; questo per dire che la forza critica e creativa del poeta ha sempre dato fastidio, ma un fastidio essenziale. Non possiamo dimenticare la funzione conoscitiva e didattica dell’arte, non possiamo limitarci a considerarla puro intrattenimento. Da sempre l’arte pone dei problemi, induce alla riflessione sul senso della vita e della morte. L’arte obbliga a conoscere l’altro, il diverso da noi, è terapeutica perché ci aiuta ad affrontare e a superare il dolore. L’arte serve a migliorarci e combatte l’omologazione. Rincorrere l’audience con l’arte è una barbarie. Purtroppo in Italia gli organizzatori pensano che il pubblico sia più stupido di quello che è, lo temono ed evitano di incontrarlo sui temi a più lunga gittata. (Novembre 2000)
Ho capito che l´esecutore, per entrare veramente nella musica, deve avere una maggiore complicità estetica con il linguaggio che va ad affrontare. Vi sono molti aspetti della musica che si possono facilmente trasmettere con la parola e inoltre è possibile fornire concetti che aiutino a collegare la nostra esperienza quotidiana con un´esperienza di ascolto, per così dire, eccezionale. Ciò che a me interessa – e mi differenzia rispetto al resto della musica contemporanea che ha una coscienza estetica piuttosto arida – è che la musica torni a essere “veramente” espressiva; e naturalmente, insieme alla musica, anche l´ascolto. Se non funziona la parte emotiva della propria psiche, la musica è dimezzata. So che molti miei colleghi insistono sull´aspetto artigianale del fare musica, ma a me questa sembra soprattutto un´insensata posizione corporativa. Ridurre la musica a un fatto artigianale è uno svilimento della musica stessa, un travisamento della sua realtà culturale e umana. (Marzo 2006)
Insomma, gli spunti non mancano, no? Vale la pena sia di andare ad ascoltare quello che ha da dire con la voce, sia di provare l’esperienza della sua musica.
di Stefano Mola