PATER NOSTER
Marzo 22, 2012 in Libri da Cinzia Modena
Una preghiera svelata da dodici autori. Risultato? Dodici racconti di sangue e dodici vittime per cui pregare. Abbiamo chiesto al curatore di Pater Noster di parlarci delle vittime. Perchè pregare per loro?
Autore | AA. VV. – a cura di Andrea Borla |
Titolo | Pater Noster |
Casa editrice | Edizioni Il Foglio |
Pagine | 177 |
Prezzo | 15,00 euro |
Nel momento del maggior bisogno quanti di noi si son trovati a pronunciare, senza rendersene quasi conto, le prime parole di quella che è la preghiera più importante che sia stata insegnata ai bambini. Padre Nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno..
Nel buio della notte, nel momento di maggior paura durante un temporale, tra tuoni e fulmini, quando l’inconscio prende il soppravvento, l’istinto primordiale di quando si è piccoli è quello di gridare e poi, come abbiamo visto fare dalle nonne, è quello di affidarsi a qualcosa di più grande di noi. Cresciamo così con questa guida spirituale interiore. Coscienti o no di averla.
In Pater Noster, in dodici tappe tante quante sono i versi della preghiera, Amen compreso, si intraprende un viaggio impegnativo che punta a declinarne il significato esplorandolo attraverso finestre che si aprono su frangenti di vita oscuri e strade che rivelano implicazioni che ne possono conseguire. La missione rivelatrice è affidata a dodici autori: ciascuno di loro, con uno stile dirompente e con un taglio molto personale e distintivo l’uno dall’altro, indagano aspetti mai scontati. Le trame stesse, apparentemente lineari, portano il lettore lontano, verso soluzioni che, come nella vita, sono spesso imprevedibili.
Ci sono domande che affascinano. “Cosa faresti pur di rivedere il tuo amore?” A cosa saresti disposto? (1) O situazioni che fanno meditare e chiedersi chi sia mai il vero salvatore: chi dona a noi la vita o chi la toglie? Figure e ambientazioni che rimandano a classici della letteratura come cavalieri che rientrano a casa dopo anni di lontananza senza essere benvoluti ma forse… Neanche vivi, in realtà.(2) Constatazioni sui rapporti umani e il successo ottenuto scalando le schiene degli altri. Se un astro si afferma sulla scena, quel è il prezzo?(3) E poi ci sono le coincidenze della vita. Decidere di suonare il campanello di un vicino, scoprire poco dopo che mentre lo si suonava un proiettile serviva a togliere una vita proprio in quella casa. Suono contro suono, pistola contro campanello. Proprio lì. A pochi metri. Amen.(4)
Facile dire Amen di fronte a un caso in cui un prete sembra unico sospettato di omicidio e non emette una sola parola. Nessuna discolpa. Caso facile? Caso chiuso? (5)
Il pathos è mantenuto alto nel lettore lungo la sequenza di racconti che si passano il testimone verso dopo verso. Risultato non scontato, tenuto conto che la rigidità della sequenza non agevola la libertà o l’alternanza tra generi narrativi, stili e espedienti degli autori. E il merito del risultato finale va attribuito
al curatore dell’opera, Andrea Borla.
Borla apre e chiude Pater Noster con due suoi racconti “Nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo” e “Amen” perché questi due versi danno quasi l’idea, come dice lui stesso in Amen, di “una parentesi che si apre e si chiude, con in mezzo la preghiera, come se rivolgersi a Dio fosse qualcosa di separato rispetto alla nostra vita”.
E la nostra vita la fa raccontare a una donna e dieci uomini che la svelano con una sensibilità di penna che taglia le gambe alle speranze. Il sottotitolo, in fondo, canta Dodici racconti di sangue, dodici vittime per cui pregare. Tra queste troviamo un prete con le stigmate, ferite da cui, nonostante i guanti, filtra luce azzurra. Un prete che combatte il demonio. Chi sono le vittime di Pater Noster ? Lo chiediamo allo stesso Andrea.
I lavori onirici di Pater Noster nascono dalla fantasia di Piero Scacchi, protagonista di altri tuoi lavori e lo ritroviamo qui in “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo” e “Amen”. Piero Scacchi, un moderno Zeno Cosini, è in prigione per omicidio e scrive per fornire allo psicanalista del materiale “per capire cosa
si porta dentro
“. Questa scelta cosa ti ha permesso di esprimere?
La ricerca di noi stessi passa inevitabilmente per un momento di pausa. Occorre fermarsi per fare il punto con se stessi e su se stessi. È una condizione di grazia, che dovrebbe essere “normale” nella vita di un uomo, ma che nella nostra società si trasforma spesso in un lusso. A volte bisogna costringersi a una sosta, anche se questo comporta scelte radicali e dolorose.
Piero Scacchi è in carcere ed è obbligato a una “sosta forzata” che deriva non da una scelta personale ma dalle conseguenze delle sue azioni. Nonostante ciò Scacchi approfitta della sua condizione per scavare dentro di sé. Se in “Odio” e negli altri romanzi Scacchi predilige l’approccio razionale rispetto a quello religioso, “Amen” gli offrirà l’occasione per spingersi verso un terreno su cui non si avventura da anni.
“Quando scrivi io entro dentro nella tua vita perché mi cibo delle tue parole” (Laura Fidaleo). Idolatrare. Fenomeno conosciuto nella musica. Essere innalzato a dio che esperienza potrebbe significare per un autore di libri?
Il rapporto artista/ammiratore è da sempre caratterizzato da una forte ambivalenza. Il fan costruisce un’immagine del proprio idolo che travalica l’umano, ha l’impressione di conoscere, grazie all’espressione della sua arte (musica, letteratura, pittura, ecc.) anche le più piccole sfaccettature del suo animo, e nei suoi confronti matura delle pretese che derivano da una fedeltà dimostrata nel tempo. Trovarsi di fronte all’uomo è ben altra cosa. La delusione che si rischia di provare non è soltanto cocente, ma da un certo punto inevitabile. L’amore può quindi trasformarsi in disillusione e la disillusione in disprezzo. Forse basterebbe, per quanto mi rendo conto sia difficile, modificare il modo di approcciarci ai nostri idoli, limitandosi a esprimere nei loro confronti gratitudine per essere riusciti a dire ciò che spesso sentiamo solo a livello inconscio.
Cosa non è stato indagato e invece ti saresti aspettato di vedere affrontato? E cosa invece ti ha sorpreso?
Mi ha sorpreso il modo così acuto e variegato con cui sono stati affrontati i temi proposti dalla preghiera. Ogni autore ha garantito che il suo scritto mantenesse un elevato grado di originalità. Le soluzioni narrative, di struttura e di linguaggio rendono molto accattivante la lettura, perché gli autori non si limitano ad attenersi a uno standard o a un cliché, ma hanno avuto possibilità di spaziare con libertà.
Troviamo esempi di questo meccanismo nei racconti “Sia fatta la tua volontà” di Emiliano Maramonte che ci trasporta in una fuga senza speranza, contro il tempo e contro tutti, catapultando con una sola frase il protagonista e il lettore in un mondo parallelo; in “Sia santificato il tuo nome” di Alessandro Napolitano, che parte da una situazione reale, una libreria, per poi creare la suggestione ai limiti dell’orrore; in “Venga il tuo regno” di Alessandro Del Gaudio che presenta una storia di disillusione utilizzando tinte soffuse.
La varietà dei temi e degli stili arricchisce l’antologia, senza mai scadere nell’anarchia. Se così fosse, la colpa non sarebbe comunque degli autori ma del curatore, che non avrebbe svolto correttamente il suo ruolo.
Gloria Guida (la protagonista di “Non ci indurre in tentazione”), la suocera sul balcone (“Che sei nei cieli” di Valerio Biagi), la madre che non ama le paste di compleanno (“Padre Nostro” di Simone Pazzaglia)… Figure interessanti.
Anche se la maggior parte degli scrittori coinvolti nella raccolta sono maschi (o forse proprio per questo motivo) le donne escono bene dalle avventure in cui sono proiettate. Sono figure dotate di spessore, caratterizzate da una notevole forza, capaci di stupire e di sovvertire situazioni che appaiono cristallizzate. Anche quando restano sullo sfondo, anche quando sono relegate a un apparente ruolo di secondo piano, sanno farsi protagoniste, come la cantante di “Venga il tuo regno” o la ragazza coinvolta nelle vicende di “Amen“.
Gordiano Lupi, editore de Il Foglio e autore del racconto “Non ci indurre in tentazione“, ha spedito copia del libro a Gloria Guida, di cui aveva curato una monografia. Visto il tenore del racconto, spero abbia aggiunto qualche riga di spiegazione prima di chiudere il pacco.
Ci sono poi delle domande esistenziali alle quali è difficile dare risposte. Giusto o non giusto. Però emergono. E con esse i dubbi. Di tutti noi.
Penso che il dubbio sia fondamentale nel processo di crescita. Ammiro chi ha certezze e convinzioni profonde e incrollabili, ma mi trovo spesso a chiedermi se, alla lunga, non rischino di sminuire il pensiero al rango di abitudine. Solo il dubbio tiene costantemente viva la convinzione, perché ci mette alla prova e ci ricorda in cosa crediamo. Non ci sono dati di fatto nella vita, se non ciò che sentiamo vivo nel profondo. Quando il dubbio porta alla conferma o al miglioramento o ancora a modificare i propri convincimenti si rivela un propulsore positivo. Il rischio è che il dubbio, se fine a se stesso, ci conduca allo smarrimento o sulla strada della perdita dell’identità, ma è un rischio che credo valga la pena correre.
“Pater Noster” è un’antologia che soddisfa palati esigenti e cultori di generi vari. La vita è esplorazione. Gli autori chiamati a raccolta hanno portato qui un campionario di vita umana per nulla ovvia. Si chiude il libro. E ci si sofferma ancora sulle parole.
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1. Alessandro Napolitano, ‘Sia santificato il tuo nome‘
2. Fabio Lastrucci, ‘Come noi li rimettiamo ai nostri debitori’
3. Alessandro del Gaudio, ‘Venga il tuo regno’
4. Matteo Gambaro, ‘Ma liberaci dal male’
5. Andrea Borla, ‘Amen’