Pechino e il 2008
Luglio 29, 2001 in Sport da Federico Danesi
Il Cio, come noto, ha abbattuto gli ultimi muri: le Muraglie. Le Olimpiadi del 2008, come deciso a Mosca qualche settimana addietro, andranno a Pechino e poco importa che la Cina sia stata osteggiata sino all’ultimo da numerosi Paesi mondiali, dagli Usa alla Comunità Europea. Pechino era la grande favorita della vigilia e ha confermato i pronostici, dovendo attendere solo sino al secondo scrutinio, quando ha ricevuto 56 voti, la maggioranza degli aventi diritto, contro i 22 di Toronto, i 18 di Parigi, la grande sconfitta della giornata, e i 9 di Istanbul; Osaka, aveva già salutato la compagnia alla prima tornata.
Il Cio, dunque, non ha avuto nessun dubbio; la Cina, nonostante la sua politica per molti versi repressionista, meritava i Giochi già nel ’93, quando le venne preferita Sidney (anche se poi si scoprì che girarono diverse bustarelle da parte australiana) forse perché i fatti del giugno ’89, con la violenta repressione degli studenti erano troppo vicini. Nessuno potrà cancellare quelle immagini, ma lo sport ha spesso dimostrato di sapere andare ben oltre. Lo fece, con la stessa Cina, quando nei primi anni ’70 fu un incontro di tennis tavolo tra la nazionale asiatica e quella statunitense a riaprire i rapporti internazionali tra i due Paesi; lo fa anche questa volta, dimostrando di essere comunque indipendente e superiore a qualsiasi pressione esterna.
Per il momento nessuna reazione ufficiale è arrivata dagli Stati Uniti. La Casa Bianca ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco, dichiarando che non si opporrà: “Gli Usa manderanno i loro atleti a gareggiare; speriamo che lo facciano bene e riportino a casa molte medaglie d’oro”, ha detto Condoleeza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale del governo Bush. Alcuni parlamentari, però, hanno già commentato duramente, paragonando l’assegnazione a Pechino a quella che avvenne nel ’36 con Berlino.
A distanza di vent’anni, dunque, le Olimpiadi tornano in Asia; allora fu Seul, questa volta tocca a Pechino. Il comitato organizzatore ha lavorato benissimo, non c’è che dire, seguendo un modello molto occidentale. Secondo il sondaggio del Cio, la popolazione era quasi totalmente favorevole alla candidatura. 22 dei 37 impianti previsti sono già esistenti e gli altri saranno realizzati entro il 2006, compreso il nuovo stadio olimpico, con una spesa complessiva di 1600 miliardi. All’annuncio dato da Juan Antonio Samaranch, alla sua ultima apparizione da presidente, in sala giubilo dei cinesi e un timido applauso dagli altri; ma a Pechino è stata festa grande. La città è stata immediatamente invasa da migliaia di persone che hanno occupato le strade principali, compresa quella piazza Tienanmen molto più famosa, e tristemente, per gli scontri del 1989. I cinesi erano talmente sicuri della scelta che avevano già fatto stampare 3 milioni di francobolli commemorativi dell’evento, che altrimenti sarebbero andati al macero.
Lamine Diack, presidente della Iaaf, ha commentato: “Questa scelta ha un grande significato: un miliardo e 300 milioni di persone saranno integrate nel movimento dello sport mondiale. Questa scelta favorirà l’unità degli uomini, non la loro divisione”. Evelina Christillin: “E’ stata una grande emozione, anche se minore rispetto a quando abbiamo vinto noi. E’ una vittoria dello sport, ma anche della politica e credo che possa essere una chiave di svolta”. Infine Walter Veltroni, sindaco di Roma: “Visto che ha vinto la Cina, Roma potrebbe ripresentare la sua candidatura per i Giochi del 2012”.
di Federico Danesi