Perché sudiamo?
Settembre 30, 2002 in Sudate Carte da Stefania Martini
Il corpo umano presenta un sistema di controllo della temperatura interna molto efficiente: tale regolazione assicura che la temperatura all’interno del corpo sia mantenuta approssimativamente attorno ai 37 °C, sia per evitare condizioni di discomfort, sia per evitare pericolose situazioni di stress termico. Ne consegue che l’energia termica prodotta continuativamente dal corpo umano deve essere dissipata per mantenere i valori di temperatura interna entro un opportuno intervallo.
Quando la temperatura interna del corpo diventa troppo calda, il meccanismo di termoregolazione instaura due processi: il primo è rappresentato dalla vasodilatazione che provoca un aumento del flusso del sangue attraverso gli strati interni della pelle, aumentando la conduzione termica verso gli strati superficiali. Come risultato si ottiene che la temperatura superficiale della pelle diventa prossima a quella dei tessuti profondi.
A questo punto si innesca il secondo processo di difesa: la fase di sudorazione. Il meccanismo della traspirazione rappresenta un vero e proprio mezzo di raffreddamento poiché l’energia richiesta per l’evaporazione del sudore è presa direttamente dalla pelle. Un aumento di alcuni decimi di grado della temperatura interna è sufficiente a stimolare il meccanismo di traspirazione, producendo una quantità di sudore che quadruplica la perdita di calore del corpo.
Quando il raffreddamento non è adeguato, il corpo entra nella zona di riscaldamento: se la temperatura interna aumenta di oltre 2 °C rispetto i 37 °C, si verifica una diminuzione dell’efficienza dell’attività corporea, che genera fenomeni che modificano il normale comportamento del soggetto: la sensazione di indolenza è un esempio di questo tipo di alterazione.
Viceversa, se si verifica un aumento dello scambio termico tra pelle ed ambiente (raffreddamento), il corpo diminuisce il flusso sanguigno verso gli strati superficiali della pelle, raffreddandola insieme ai tessuti ad essa adiacenti ma consentendo il mantenimento dei normali livelli di temperatura ai tessuti più profondi. Le condizioni esterne che provocano questa reazione del corpo cadono in una banda ristretta detta zona di regolazione vasomotoria contro il freddo.
Al di sotto di questa zona, il corpo reagisce producendo energia termica tramite temiti, tensione muscolare od altra attività spontanee. Se questa energia termica riesce a compensare le perdite realizzate, la temperatura interna è mantenuta ai valori necessari. Un controllo comportamentale contro il freddo è effettuato con l’aumento dell’attività motoria o con un abbigliamento più pesante.
E’ da tener presente, inoltre, che le zone del corpo periferiche quali mani e piedi, proprio perché distanti dal centro, sono soggette a raffreddarsi più facilmente.
Se le misure per contrastare il raffreddamento, sia fisiologiche che comportamentali, risultano inadeguate, il corpo entra nella zona di raffreddamento: quando la temperatura interna diminuisce di oltre 2 °C rispetto i 37 °C, si verifica una diminuzione dell’efficienza dell’attività corporea che dà luogo a fenomeni che alterano il comportamento normale del soggetto quali, per esempio, l’intorpidimento.
Il sistema di controllo che regola la temperatura del corpo umano è molto complesso e non ancora completamente investigato. Gli studi condotti nel corso degli anni hanno portato a determinare due principali “sensori” cui il meccanismo di termoregolazione fa riferimento: essi sono localizzati nella pelle.
I primi sono i Bulbi di Krause, sensibili alla perdita di calore e giacciono ad una profondità di circa 0.5mm dalla superficie della pelle. Sono localizzati in tutto il corpo ma la loro concentrazione aumenta vicino alle zone dove si trovano le ghiandole sudoripare ed in alcune altre zone, quali le punte delle dita, sul naso e nelle curve del gomito.
La seconda categoria di sensori aggiuntivi sono denominati gli Organi di Ruffini e sono sensibili all’aumento di calore. Essi giacciono in strati più profondi all’interno della pelle, soprattutto nelle zone che circondano le labbra, il naso, il mento, il torace, la fronte e le dita. A causa dell’isolamento provvisto dalla profondità della pelle in cui si trovano, sono molto più lenti a reagire a cambiamenti della temperatura ambiente rispetto ai bulbi di Krause.
di Stefania Martini