Play Strindberg
Novembre 5, 2007 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – Un perverso e spietato gioco al massacro, in undici capitoli più epilogo, è il Play Strindberg che nel 1969 lo svizzero Friedrich Dürrenmatt ideò quale parodica rivisitazione della celebre “Danza macabra” del drammaturgo svedese: un piccolo gioiello teatrale, perfetto per composizione e ritmo narrativo, con cui lo scrittore svizzero esaspera gli originali dettami strindberghiani, riuscendo a raggiungere inaspettate vette di grottesco ed assurdo, ed impressionando per sintesi e simbolismo con dialoghi da teatro dell’assurdo.
Tutto questo è stato ottimamente reso sulla scena nell’allestimento presentato al Teatro Gobetti, per il cartellone del festival dell’UTE, dallo spagnolo Teatro de la Abadia con la regia del francese Georges Lavaudant: novanta minuti filati per un’inesorabile resa dei conti tra due coniugi, Alice ed Edgar, da venticinque anni opposte facce di una medesima medaglia, quella di un matrimonio infelice causa di una profonda reciproca disillusione: nella non meglio precisata isola dove marito e moglie conducono vita appartata, irrompe la figura del cugino Knut, elemento di rottura di un equilibrio già precario destinato a lasciare spazio ad una serie di ripicche e vendette, attacchi e colpi bassi proprio come in un incontro di pugilato dove alla fine sul ring rimarrà solo il più forte. Una passione mai dimenticata per Alice, piuttosto che una milionaria truffa che ora Edgar vuole utilizzare come arma di ricatto, ed il gioco di Knut si tramuta in cieca disperazione al pari della condizione in cui i due coniugi, rimasti soli con un Edgar malato ormai in stato vegetale, si trovano alla fine di un percorso drammaturgico all’insegna della più atroce ed immobile circolarità.
Una spietata lotta senza regole dove la volontà di distruzione, e di autodistruzione, raggiunge livelli grotteschi grazie ad una scientifica alterazione della parola teatrale che Dürrenmatt realizza esasperando, per ottenere un prodotto assurdo, e quindi comico, quel senso di universale tragicità che caratterizza l’originale strindberghiano: dialoghi ora brevi ed incisivi, ora più fitti ed articolati, sempre comunque carichi di tensione che i tre bravissimi interpreti (Nuria Espert, Jose Luis Gomez e Jordi Bosch) rendono in tutta la loro assurda tragicità sino ad un finale, carico anch’esso di sorprese, che riaffermerà una disperazione assoluta per una coppia ormai preda di un destino segnato.
Convinti e meritati i numerosi applausi finali del pubblico presente in sala.
Play Strindberg di Friedrich Dürrenmatt. Una produzione Teatro de la Abadia per la regia di Georges Lavaudant.
di Roberto Canavesi