Potere alle parole
Gennaio 22, 2003 in Medley da Redazione
Da un paio d’anni in Francia è in corso un interessante esperienza carceraria. Partendo da dati statistici, da conoscenze assodate e dall’intuizione di uno scrittore, un’associazione di volontari porta nelle prigioni l’interesse per la lettura presso i detenuti, con risultati molto incoraggianti. E dal Belgio ci vengono altri segnali, tutti orientati in una sola direzione: la conoscenza, ed in particolare quella linguistica, porta all’evoluzione. Mens sana in corpore sano grazie alla parola.
Che l’uomo si distingua dagli altri animali, tra le altre cose, per la sua capacità di costruire una sintassi (e non già per quella di comunicare) è un dato ormai acquisito. L’uomo di Cromagnon, così fisicamente adattato alle condizioni di vita della sua era e capace nell’arte della caccia, si è estinto perché ha incontrato sul suo cammino un’altra specie, fisicamente meno prestante ma con un sistema comunicativo più sviluppato. In situazioni d’oggi giorno, viene più facilmente assunto chi sa di più, ed a parità di conoscenze, chi esprime meglio le sue conoscenze. Stiamo parlando di una situazione sperimentale, sotto la campana di vetro del laboratorio, che ripara da bustarelle, nepotismi e ricatti più o meno sessuali.
Constatato che la proprietà di linguaggio media della popolazione carceraria francese era di trecento parole (trecento, capite!!!!! il lo la i gli le, e o, di a da e poco più!), un giovane scrittore francese, che potremmo paragonare ad un nostro Stefano Benni, ha qualche anno fa avuto l’intuizione di tutto il bene che poteva portare un’operazione atta ad aumentare il repertorio lessicale. Il progetto si chiama “1000 parole” e si prefigge come soglia minima l’apprendimento di questo piccolo dizionario tascabile. I volontari propongono libri di narrativa ai carcerati, li seguono singolarmente nella lettura, illustrano l’utilizzo sintattico e retorico delle parole incontrate, ne scoprono con essi le varie accezioni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, specialmente della polizia penitenziaria: con maggiori capacità espressive, il detenuto esterna i propri sentimenti, a volte violenti, in altro modo, senza rifugiarsi subitamente nell’ingaggio corporale. Cosa che accade regolarmente quando si finiscono i vari “c***o vuoi” “f*****i”, “tua madre quella….” ed epigoni.
Nel proporre il programma ai detenuti, si pone la massima attenzione a valorizzare ai loro occhi i vantaggi del possedere più vaste conoscenze oratorie. Nella nostra società chi domina è chi meglio comunica (basta guardare a dei lucidi esempi intorno a noi). La scelta posta ai carcerati è semplice: volete dominare o essere dominati?
Studi di sociologi, dietologi, medici e antropologi belgi danno forza alla potenza della cultura. Il Belgio è un Paese ben particolare, diviso al suo interno in maniera molto marcata in due parti: al nord, le Flandre e la sua popolazione che parla néerlandais. A sud, la Vallonia, strettamente francofona. Le differenze, oltre che linguistiche sono profonde, e si rivelano un po’ in tutti i domini. Con stupore, i ricercatori che nell’ultima trentina d’anni si sono dedicati a studiare il problema hanno constatato che esiste una netta dicotomia tra le due popolazioni anche a livello di speranze di vita. Gli abitanti delle Flandre vivono mediamente cinque-sei anni in più di quelli della Vallonia, dato esorbitante all’interno di uno stesso Stato. Si è cercato in tutti i modi di spiegare questa differenza: clima, stile di vita, alimentazione, ricchezza economica. Tutti questi fattori, singolarmente, sono stati tutti confutati, spesso ricorrendo a paragoni con la popolazione sarda, la più longeva d’Europa.
È interessante vedere come le aspettative di vita più corte siano sovente legate alla classe sociale occupata: più la classe sociale è bassa, più le abitudini alimentari sono peggiori, più le aspettative di vita si abbassano. E qual è il motore di promozione da una classe all’altra? L’istruzione. E qual è la base dell’istruzione? Il linguaggio. Fondamentale è quindi questa cesura tra popolazioni che parlano francese e quelle che parlano néederlandais.
Cosa si vuol dire con tutto ciò? Bhè, questo sproloquio di 40 righe è un esplicito invito a continuare nella lettura. Di romanzi, di quotidiani, e perché no, del Traspi.net. Giusto per promozione sociale e per vivere più a lungo e meglio di chi non lo fa. E se poi volete, create anche a voi, magari partecipando al concorso “Sudate Carte” promosso dal nostro sito.
Resta solo più una cosa da scoprire: i sardi sono la popolazione più intelligente d’Europa?
di Diego DID Cirio