Promemoria
Aprile 21, 2008 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – Centocinquanta minuti di date e nomi, di storie e aneddoti intorno all’Italia degli ultimi quindici anni: una feroce, quanto impietosa, istantanea di una fase storica che ha stravolto l’ordine sociale e politico della nostra repubblica. Stiamo parlando di “Promemoria – 15 anni di storia d’Italia ai confini della realtà”, il pungente recital che Marco Travaglio ha presentato alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri in un clima di grande attesa alla luce anche dei recenti risultati elettorali. Ma sul futuro il giornalista torinese parla assai poco, concentrando la propria analisi sul più recente passato all’interno di sette quadri narrativi, intervallati da testimonianze audio piuttosto che dalle musiche di Valentino Corvino e Fabrizio Puglisi, dove il passaggio prima-seconda repubblica è analizzato e scandagliato in tutto il suo drammatico incedere.
Dalle prime tangenti ai rapporti politica-mafia, dalla discesa in campo di Berlusconi alla politica di una sinistra in perenne combutta con se stessa, ogni pretesto è buono per riferire dati, raccontare storie che talvolta, nella loro grottesca ma reale essenza, sembrano frutto dell’immaginifica fantasia creativa più che appartenere ad un reale vissuto: ma purtroppo di “fantastico” non c’è proprio nulla ed allora non si può non rimanere impressionati dal lavoro di ricerca e documentazione che soggiace ad ogni dato riferito, un’attività di scavo documentale, da sempre punto forte dell’impegno giornalistico di Travaglio, che lo stesso narratore suole riferire sulla scena con toni lievi ma decisi, rimarcandone alcuni particolari passaggi ora con una pausa, ora con un ammiccamento del volto, senza lesinare feroce stoccate che, al pari di saette incontrollabili, vanno a colpire indistintamente un po’ tutti.
Non certo uno spettacolo tradizionale il “Promemoria” di Travaglio, semmai un analitico bignami della nostra storia più recente destinato ad impressionare, spaventare e talvolta anche a divertire: reazioni istintive che poi, uscendo dalla sala dopo due ore e mezza abbondanti di attento ascolto, possono anche lasciare spazio allo sconforto ed alla preoccupazione: “sono così lontani i tempi di Tangentopoli”, commenta sollevato uno spettatore. “Già ma sarà davvero tutto cambiato?” aggiungiamo perplessi noi….
di Roberto Canavesi