Quando sto così, la colpa è dei Pink Floyd
Febbraio 23, 2002 in Racconti da Meno Pelnaso
Cari amici,
quando mi capita di stare così, la colpa è spesso dei Pink Floyd.
Vale anche per altri, ma non per tutti naturalmente.
Per alcuni, invece, la colpa è dei Genesis, per altri dei Beatles oppure di Vasco Rossi o Lucio Battisti, Eric Clapton, Bob Dylan, de Gregori, de Andrè, Bob Marley, persino dei Beach Boys, di Umberto Tozzi e Nilla Pizzi (poverini!) e di tanti altri cui non voglio fare torto se non posso citarli tutti in questa pagina.
Ciascuno di voi ha la sua “chiave” per aprire i cassetti più nascosti della memoria. Per quanto mi riguarda sono innumerevoli, ma in particolare “Shine on you crazy diamond”, e in generale alcuni pezzi dell’album “Wish you were here”.
Ad essere onesti non capita solo con i Pink Floyd, ma con loro più spesso che con altri musicisti.
Di solito, ovunque sia, la mia attenzione viene distratta da ciò cui mi sto dedicando, se non sto camminando sul bordo di un precipizio naturalmente (!), e le orecchie si fanno più sensibili.
Gli oggetti che ho di fronte perdono gradualmente definizione e si appannano; le ombre dei ricordi salgono ondeggianti alla mente come fantasmi.
La realtà, con i suoi rumori ed odori, sfuma mentre vengo rapito dalla musica. Le immagini, prima vaghe e sfocate, prendono lentamente forma e diventano sempre più nitide.
I rumori di sottofondo si adattano ai ricordi e il rumore della strada frenetica diventa lo sciabordio delle onde sulla spiaggia nella notte illuminata dalla luna.
Qualcuno passa accanto ridendo, sarà realtà o ricordo?
Si susseguono volti noti e meno conosciuti, incontrati per caso in un’estate lontana o frequentati regolarmente fino ad oggi.
Qualcuno mi batte sulla spalla ridendo, lo rincorro e finiamo ridendo contro il parapetto della “diga”, la passeggiata sul frangiflutti.
Occhi di ragazze brillano sorridenti nella penombra, si alzano bicchieri tintinnanti, canti si levano al cielo, portati dai fumi dei falò sulla spiaggia.
La pelle bagnata rabbrividisce leggermente sotto la carezza del vento.
Le luci nelle vetrine scintillano, profumi ingenui saturano le narici, le voci squillanti rivendicano voglia di vivere e spensieratezza nel camminare su strade ancora tutte da percorrere.
La folla spinge, ondeggia e trascina ogni cosa là dove la luce vibra di colori iridescenti.
La sabbia scorre tra le dita mentre la schiena è appoggiata al faro spento. Altri profumi inondano le narici e nuove forme stuzzicano la pelle.
Rifluisce nelle vene l’orgoglio delle sfide, l’adrenalina delle scoperte, la consapevolezza di contare per qualcuno e di poter contare su qualcuno.
La pioggia batte sul selciato e le dita sono sporche d’inchiostro, volano aeroplanini di carta, fughe di gruppo rimbombano negli austeri corridoi, ma di nuovo si perderanno nel vento.
Altri volti.
Altre voci.
Altri colori.
Altre sensazioni.
Altri ricordi.
La musica sfuma, chissà quanto tempo è passato.
Devo tornare alla realtà, guardo i volti che mi circondano e mi domando quali sono le immagini che, dentro le loro menti, si agitano impazienti, pronte a balzare fuori al primo involontario richiamo.
La vita è breve, solo gli attimi sono eterni… perché li portiamo nel cuore.
Grazie Flower per avermi fatto conoscere i Pink Floyd; …a proposito, tu che puoi, mi sai dire oggi che faccia avranno coloro che tra 15 anni proveranno le stesse sensazioni riascoltando “Dammi tre parole”?
Affettuosamente tuo
(Pelmo)
di Meno Pelnaso