Rallye Monte-Carlo Historique 2003
Febbraio 16, 2003 in Fotografia da Redazione
Vintage…
Adesso si dice così. Ma provate ad andare da uno qualsiasi di quegli strani personaggi che vivono una passione smisurata per le auto d’epoca, e chiedergli cosa pensano della moda Vintage. Se vi va bene, si limiterà a guardarvi in modo strano e a mormorare “Mi scusi, neh, ma adesso non ho tempo”. Altrimenti vi dirà ”No, guardi, la mia monta dei Weber doppio corpo”.
Di cosa stiamo parlando? Ma di quei pazzi che investono decine di milioni di vecchie lire, e una quantità di tempo smisurata, a cercare, comprare, e specialmente a restaurare auto d’epoca.
E per farne cosa? Ma come, diavolo? Ma per partecipare ad una delle innumerevoli manifestazioni che, negli ultimi anni, sono comparse nei calendari dell’automobilismo sportivo: le rievocazioni storiche delle grandi corse. Ed allora ecco la Mille Miglia storica, la 24 ore di Le Mans storica, e ovviamente, il Rally di Monte Carlo.
E allora eccoci qui, nella splendida cornice di Piazza S. Carlo a Torino, con quaranta splendide automobili iscritte al Rallye Monte-Carlo Historique 2003, la cui partenza si e’ svolta nella nostra città il 2 febbraio 2003. Un passo all’interno del parco chiuso, e subito siamo colpiti da una strana sensazione: come se improvvisamente qualcuno avesse ricostruito per noi un giocattolo, a grandezza naturale, del mondo delle corse degli anni 60 e 70.
Eccola! La mitica Lancia Stratos, plurivincitrice sui tracciati di tutto il mondo; ecco l’incredibile Porsche 911, la mitica Lancia Fulvia HF che pochi anni prima della Stratos ha vinto tutto quello che si poteva vincere. Ecco la splendida Fiat 124 Abarth, rossa con il cofano nero per evitare il riflesso del sole negli occhi del pilota…
Ma anche altre automobili, magari meno nobili, come lo Volvo anni 60, ma che hanno corso in gare vere, e che oggi partecipano con immenso entusiasmo a questi strani eventi, a metà tra la sfilata di moda, lo snobismo di chi si siede al volante delle “vere automobili, quelle che non si guidano con il piede e con il cervello ma con il cuore” ed il tuffo nel passato di quelli che amiamo chiamare “tempi eroici”.
Proviamo a guardarle da vicino: sono… rotonde. Il cx, l’aerodinamica, non era stata ancora inventata, e gli stilisti ed i carrozzieri si sbizzarrivano a creare forme morbide, che istintivamente colpissero l’occhio ed il cuore degli appassionati.
Sono… buffe!! E scomodissime. Sono insicure: non hanno ABS, EBD, VDC, ASR e tutta l’elettronica delle automobili odierne; hanno delle gommine – pneumatici – streeette, che garantiscono una tenuta di strada inferiore a quelle delle utilitarie più economiche di oggi. Non frenano, neanche se le prendi a calci.
Ma quando le metti in moto… cantano! Eccome se cantano… i famigerati carburatori doppio corpo Weber (o Dell’Orto), la mancanza del catalizzatore e delle norme anti inquinamento, gli impianti di scarico aperti permettono a quegli splendidi motori di emettere un suono che ti fa accapponare la pelle. E allora non è raro vedere il pilota che si siede al posto di guida, e accende il motore, senza alcuna ragione: mancano ancora varie ore alla partenza, e il meccanico avrà certo controllato tutto cento volte prima di presentare la macchina; ma vuoi mettere la soddisfazione quando tutti ti si fanno attorno, dai cinquantenni che hanno visto la corsa originale, fino al diciottenne che non era ancora nato, e tutti ma proprio tutti si lasciano sfuggire quel sorriso ebete che non ha alcun significato se non “sono felice”?
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di Mario Bertola