Rava Party e una Torino che non delude mai
Settembre 15, 2009 in Spettacoli da Cinzia Modena
Domenica 13 settembre l’Auditorium del Centro Congressi del Lingotto ha ospitato un doppio evento jazz d’eccezione. Sotto il cappello “Rava Party”, alle ore 17 prima e alle 21 dopo, il trobettista di fama internazionale Enrico Rava, nato a Trieste ma cresciuto a Torino, si è esibito suonando insieme ad alcuni dei migliori jazzisti italiani e non. Alcuni nomi a titolo di esempio: Dino Piana, Stefano Bollani, Aldo Romano, Philip Catherine e Mark Turner (con il quale ha inciso all’inizio di quest’anno un nuovo disco dal titolo New York Days, che vede la presenza anche di Stefano Bollani, Paul Motian e Larry Grenadier).
“Chi è Enrico Rava? L’uomo, il musicista. Il figlio ribelle della buona borghesia torinese. L’hippie sorridente a spasso per Roma, Londra, Parigi. L’italiano a New York con lunghi baffi neri. Il ragazzo che scrive musica al pianoforte in un luminoso patio di Buenos Aires. Il piemontese che ha voglia di tornare in Italia, che corre nella soffitta della casa di sua madre per ritrovare i vecchi libri. Il viaggiatore che sceglie di fermarsi davanti al Mediterraneo, rispondendo a un richiamo vertiginoso. La musica di Rava racconta una storia. Una storia di dischi che hanno titoli di romanzi. Di canzoni, che pur non avendo parole, raccontano cose che abbiamo vissuto. E di melodie che a seguirle saltar fuori dalla tromba ci hanno detto chiaramente il loro nome. [dal libro “Note Necessarie” di Enrico Rava e Alberto Riva, minimum fax editore]
Il concerto che si è tenuto alle 17 è stata una delle più intense ed emozionanti performance che abbia potuto ascoltare negli ultimi anni a Torino. Strutturato in due parti, il primo tempo ha visto Francesco Bollani e Enrico Rava salire sul palco insieme e presentarsi a un pubblico affezionato che li segue da tempo. Appena hanno iniziato a suonare si sono aperte le porte di un mondo magico, composto da mille colori e di tensioni che si creano e si liberano nell’aria con grande maestria ma anche con sana ironia, e con quel pizzico di pepe in più che deriva dal piacere di prendersi in giro. Almeno un po’. Anche durante l’esecuzione dei brani. Anche interrompendoli per una battuta e uno ‘sketch’. Una coppia di straordinaria bravura e di grande carisma che sa attanagliare il pubblico dentro le loro evocative note scaturite da tromba e pianoforte, per poi liberarlo all’improvviso con una sana risata e facendo il verso a qualche cliché sugli artisti.
Dopo un primo tempo di circa un’ora durato un attimo, è stata la volta di un quartetto la cui storia e in particolare dei singoli componenti può da sola riassumere parte della più famosa scena jazzistica internazionale. Brani degli anni ’50 sono stati resi attraverso il bebop di chitarra, contrabbasso e batteria. Alla tromba di Rava e al trombone di Dino Piana il compito e il piacere di incantare in “single performance” o in duetto con le loro voci soliste. Sono stati presentati alcuni brani “must” del repertorio di Chet Baker. L’abilità e la professionalità dei singoli componenti si è fusa in un unico organismo camaleontico e poliedrico. Il confine tra improvvisazione e partitura è stato assai labile, come massima è stata la cura riposta in ogni dettaglio, cura racchiusa in un guscio fatto di naturalezza espressiva. Come dire: “Signori, il jazz è questo”.
Al di là dei brani inseriti in scaletta tutti, sia i musicisti che il complesso, hanno elevato il pubblico verso un mondo senza confini, governato da un’armonia fatta di differenze complementari.
Dopo le due di concerto, porre mentalmente la parola fine, vedere i protagonisti uscire dalla scena attraverso le chiare luci accese, è stato come scendere da una nave incantata, ovattata, che soffia nelle orecchie parole incomprensibili che hanno tuttavia dialogato con il nostro linguaggio interiore.
Rava Party I
Philip Catherine, chitarra
Riccardo Del Frà, contrabbasso
Aldo Romano, batteria
di Cinzia Modena